Mercoledì 16 novembre alla COP27 di Sharm el-Sheikh è il Biodiversity day, il giorno della biodiversità. Che la natura sia un’importante alleata della decarbonizzazione è cosa nota agli esperti: l’assorbimento di CO2 da parte di piante, suolo e oceani, la capacità di adattamento delle specie animali e vegetali per preservare la sicurezza alimentare, il ruolo della vegetazione per captare l’acqua quando questa si fa più scarsa a causa del cambiamento climatico, la protezione offerta dalle mangrovie a fronte di tempeste e innalzamento dei mari.

Quanto importante però lo rivela un nuovo rapporto del WWF, Our Climate's Secret Ally: Uncovering the story of nature in the IPCC Sixth Assessment Report (L'alleato segreto del nostro clima: scoprire la storia della natura nel Sesto Rapporto di Valutazione dell'IPCC). Utilizzando il lavoro dell’IPCC per evidenziare le emergenze interconnesse del cambiamento climatico indotto dall'uomo e della perdita di biodiversità, emerge che negli ultimi 10 anni la natura ha assorbito il 54% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall'uomo.

L’analisi del Rapporto WWF su biodiversità e clima

Il rapporto sottolinea che circa il 31% delle emissioni di CO2 prodotte dall'uomo negli ultimi 10 anni è stato assorbito dagli ecosistemi terrestri (tra cui piante, animali e suolo), mentre un ulteriore 23% è stato assorbito dagli oceani - con un costo elevato per molti ecosistemi marini, dato che le loro acque diventano sempre più acide.
“La natura è alleata del clima, ma i sistemi naturali sono spinti oltre i loro limiti dalla pressione incessante del cambiamento climatico, dell'inquinamento, dello sfruttamento eccessivo e della conversione degli ecosistemi - ha dichiarato Stephen Cornelius, vice responsabile globale del WWF per il Clima e l'Energia - Non possiamo arrestare il cambiamento climatico se ci rifiutiamo di decarbonizzare rapidamente l'economia globale e permettiamo che la perdita di natura continui senza sosta. I governi alla COP27 dovrebbero integrare i legami tra clima, persone e natura, oltre ad accelerare i progressi e le ambizioni su mitigazione e adattamento e sulle perdite e i danni. Per limitare il riscaldamento a 1,5°C, adattarsi ai cambiamenti climatici e salvare vite e mezzi di sussistenza, dobbiamo salvaguardare e ripristinare la natura”.

COP27 e COP15: come il negoziato sul clima influenzerà la conferenza sulla biodiversità

Se abbiamo imparato che le COP sono le conferenze delle parti del negoziato sul clima in seno a UNFCCC, il framework ONU sui cambiamenti climatici, meno noto è il processo della Convenzione sulla Biodiversità (CBD), che a dicembre a COP15 cercherà un nuovo accordo, storico, decennale. Come Parigi ha dato vita all’Accordo che sette anni dopo tiene in piedi i negoziati, COP15 a Montreal, in Canada, darà i natali ad una nuova serie di target per tutelare la natura (30% di aree protette), richiederà al mondo degli affari di rendicontare i propri impatti sulla biodiversità e cercherà risorse economiche per la tutela della natura nei paesi più poveri. Una decisione che potrebbe avere importanti diramazioni sul settore agro-alimentare, forestale ed estrattivo, i principali responsabili della perdita di specie e di servizi ambientali.

“Gli scienziati ci dicono senza mezzi termini che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono intrinsecamente collegati ed è per questo che consideriamo il quadro [Cop15] come, fondamentalmente, un momento ‘parigino’ per la biodiversità”, ha commentato Elizabeth Maruma Mrema, segretario generale della Convenzione sulla Biodiversità, durante un media breifing a cui ha partecipato Materia Rinnovabile, una delle poche testate italiane registrate ai negoziati di Montreal.
Ma il successo di Montreal è legato anche al risultato dei negoziati qui a Sharm el-Sheikh. Secondo vari delegati è altamente probabile che un riferimento alla biodiversità troverà posto nella cover-decision, il testo finale dei negoziati di COP27, quanto rilevante però al momento ancora non si sa.

A dare una svolta potrebbe essere l’intervento di Luiz Inácio Lula da Silva Lula, il neoeletto presidente brasiliano che ha annunciato un netto cambio di rotta nella protezione delle foreste pluviali e della natura in generale. Il suo intervento insieme a quello di altri Paesi spingerà affinché la menzione delle nature-based solution e della tutela della biodiversità sia inclusa nel testo finale del negoziato sul clima. Un successo che potrebbe riverberarsi oltreoceano e dare visibilità ad una COP15 che per il momento risulta dimenticata dai media italiani. “I risultati della COP27 saranno determinanti e influenzeranno molto le discussioni e gli obiettivi specifici nell'ambito del quadro”, ha commentato Mrema. Così come il successo di COP15 avrà un impatto sul preservare l’obiettivo di contenere gli aumenti delle temperature medie globali entro 1,5°C.

Immagine: Alenka Skvarc (Unsplash)