Un nuovo inviato delle Nazioni Unite per l’acqua e oltre 700 impegni per proteggere il “bene comune globale più prezioso dell’umanità”. Sono queste le principali conclusioni della UN Water Conference 2023, la prima conferenza mondiale sull’acqua degli ultimi 47 anni, giunta al termine il 24 marzo scorso a New York.
Il summit, con i suoi 2000 partecipanti tra delegati di governi, organizzazioni internazionali e gruppi della società civile provenienti da oltre 170 paesi, secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha forgiato una "visione ambiziosa". Tuttavia, a voler essere disincantati, ciò significa ancora una cosa: per ora nessun accordo vincolante.

Acqua, sfida globale

La UN Water Conference 2023 è stata la prima Conferenza sull’acqua di alto profilo dopo Mar del Plata, in Argentina, quasi mezzo secolo fa. Ma lo scopo del summit al Palazzo di Vetro non è stato soltanto quello ufficiale, cioè accelerare il progresso verso un accesso universale ad acqua sicura e servizi igienici. È servito soprattutto a rompere l’inerzia, attraverso strumenti cooperativi, per riportare l’acqua al centro dell’agenda politica mondiale.
"La vostra dedizione all'azione e alla trasformazione ci sta spingendo verso un futuro sostenibile, equo e inclusivo, sicuro per l'acqua, per le persone e per il pianeta", ha dichiarato Guterres durante l’ultima plenaria. "Questa conferenza ha dimostrato una verità centrale: come bene comune globale più prezioso dell'umanità, l'acqua ci unisce tutti e attraversa una serie di sfide globali".

Concetto sottolineato in chiusura dei lavori anche dal ministro di Singapore Tharman Shanmugaratnam, co-presidente della Global Commission on the Economics of Water, che prima della Conferenza ha pubblicato Turning the Tide: a Call to Collective Action. Il report in sintesi rileva come il mondo stia affrontando siccità e inondazioni sempre più estreme, con impatti su salute pubblica, sicurezza alimentare ed energetica, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: più di due miliardi di persone al mondo, secondo i dati della commissione, non hanno ancora accesso ad acqua gestita in modo sicuro.
“Dobbiamo cambiare la nostra mentalità e riconoscere che il problema dell'acqua è ormai globale, non solo locale - ha dichiarato Shanmugaratnam - Sappiamo che il nostro lavoro non è ancora finito e che anzi stiamo rimanendo indietro nel nostro compito. Ma sappiamo che il lavoro può essere fatto. Ora dobbiamo considerare l'acqua come un bene comune globale da proteggere collettivamente, nell'interesse di tutti gli Stati.”

Un inviato speciale per l’acqua e la Water Action Agenda

Al Palazzo di Vetro gli Stati si sono accordati per nominare un inviato speciale ONU per l'acqua in vista del SDGs Summit di settembre, vertice che punta a verificare lo stato di avanzamento verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile da parte dei Paesi che nel 2015 hanno sottoscritto l’Agenda 2030.
Sono state inoltre poste le basi per il lancio di un nuovo sistema informativo globale per guidare i piani e le priorità per la realizzazione dell’obiettivo numero 6, cioè garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie.

Ulteriore frutto della UN Water Conference, invece, sono gli oltre 700 impegni volontari – i cosiddetti commitments – inclusi nella Water Action Agenda, visionabile online su una piattaforma che rimarrà ora aperta a ulteriori contributi. Il contenuto varia da investimenti per migliorare l'accesso ai servizi igienico-sanitari, lo sviluppo di tecnologie per la desalinizzazione dell'acqua, e la promozione della collaborazione internazionale per la salvaguardia dei laghi, fiumi, zone umide – la Freshwater Challenge - e falde acquifere transfrontaliere, acquiferi che raramente sono protetti da un trattato o vedono un meccanismo istituzionale che aiuti a promuovere la cooperazione.

“Una delle proposte riguarda la creazione di una piattaforma specifica per le acque sotterranee anche transfrontaliere, e per il loro coordinamento, all'interno del sistema delle Nazioni Unite”, ha spiegato a Materia Rinnovabile a margine della Conferenza Karen Villholth , Director presso Water Cycle Innovation. “Il punto chiave è la cooperazione, aspetto fondamentale per aumentare la condivisione delle conoscenze, per migliorare le informazioni e magari la raccolta congiunta di dati e il monitoraggio. È molto importante perché cooperare significa fare il primo passo, costruire fiducia e imparare insieme a conoscere queste tipologie di risorse, che sono condivise”

Mettere l’acqua nell’agenda climatica, ma pronti a voltare pagina

Nel complesso, Paesi Bassi e Tajikistan, governi organizzatori della Conferenza, si sono detti soddisfatti dei risultati, anche se hanno sottolineato la necessità di passare a impegni vincolanti per l’acqua a livello climatico, come avvenuto per gli accordi sul clima di Parigi del 2015 o per il Global Biodiversity Framework di Montreal del 2022.
"Questa conferenza non ci ha dato un mandato in tal senso, ma abbiamo riunito il mondo per garantire un seguito", ha dichiarato Henk Ovink, inviato speciale per l'acqua dei Paesi Bassi, che ha evidenziato come non ci sia ancora “casa” per l’acqua nel sistema delle Nazioni Unite.

"L'esito di questa conferenza non è un documento giuridicamente vincolante, ma volta comunque la pagina della storia", ha invece commentato Csaba Kőrösi, presidente dell'Assemblea Generale, secondo il quale i 300 miliardi di dollari promessi per sostenere l'Agenda d'azione per l'acqua hanno il potenziale di sbloccare almeno 1000 miliardi di dollari di guadagni socioeconomici ed ecosistemici. “Terremo le nostre orecchie e le nostre menti aperte alle prove scientifiche mentre andiamo avanti per realizzare la trasformazione di cui si è parlato. Questo ci porterà a raggiungere i milioni di persone che non sono nemmeno a conoscenza di questa conferenza. La società civile e il settore privato sono al centro di questa trasformazione e sono la chiave del nostro successo”.

Il Decennio d'azione delle Nazioni Unite per l'acqua e i servizi igienico-sanitari dovrebbe chiudersi nel 2028 con una Conferenza, che a quel punto sarà la seconda nel giro di 5 anni. Chissà se il summit appena concluso sarà davvero una pagina della storia, uno spartiacque tra prima e dopo, o se governi, rappresentanti e settore privato, rientrati a casa da New York, si dimenticheranno delle promesse dell’Agenda come si fa con i piccoli souvenir.

Immagine: Nathan Dumlao (Unsplash)