Quando parliamo di prodotti e quindi di materiali, la rinnovabilità va intesa come la capacità di un materiale di rigenerarsi col tempo (mesi o anni) per poi tornare a disposizione del sistema.

L’aumento della popolazione mondiale, il continuo cambiamento degli stili di vita, il consumismo, i prodotti usa e getta stanno portando a un sempre più a un elevato sfruttamento delle risorse naturali: un aspetto che necessariamente va controllato favorendo, appunto, materiali e prodotti della rinnovabilità.

Senza un adeguato controllo dei consumi il costante aumento della domanda di risorse porterà inevitabilmente a un fallimento del sistema, cosa che rappresenterebbe una grossa sconfitta sia sul piano ambientale sia su quello economico.

La salvaguardia e tutela del patrimonio “naturale” è uno dei temi centrali della legislazione nazionale e comunitaria. Le politiche ambientali e gli accordi internazionali dei diversi paesi sono orientati a cercare di salvaguardare le risorse naturali anche attraverso strumenti e strategie che non sempre vengono percepite e correttamente interpretate dal consumatore. 

L’acceso dibattito sull’economia circolare e la volontà della Commissione europea di creare un circolo virtuoso in materia di rifiuti sono un primo passo importante.

Si tratta di un tema complesso che però merita di essere portato direttamente all’attenzione del consumatore, per permettergli di conoscere la “rinnovabilità” del prodotto e responsabilizzarlo al momento dell’acquisto. 

Due anni fa, partendo da questo principio, abbiamo avviato con MATREC e alcune aziende un progetto per la definizione di “indici di rinnovabilità”, dove l’obiettivo è stato mettere in relazione un prodotto industriale con il tempo di ricrescita dei materiali impiegati per realizzarlo. E quindi delle risorse naturali necessarie. Il concetto è di arrivare a creare un rapporto di responsabilità dell’azienda per le scelte materiche di prodotto, grazie al quale il consumatore sarà in grado di valutare e decidere la “qualità di un prodotto” anche in relazione ai tempi di rigenerazione del materiale impiegato.

Oggi, a due anni dall’inizio del progetto, abbiamo indicizzato oltre 500 materiali di uso comune tra naturali e riciclati, suddivisi per tipologia e origine.

Per verificare l’interesse e la validità dello strumento, abbiamo condotto delle prove di applicazione degli indici di rinnovabilità su alcuni prodotti di arredamento, capi di abbigliamento, accessori e imballaggi, riscuotendo un forte interesse da parte delle imprese.

Ne è emerso che ci sono prodotti che consumiamo e/o utilizziamo giornalmente, realizzati con materiali che impiegano centinaia o migliaia di anni per rigenerarsi, mentre per altri la rigenerazione dei materiali è rapida: da pochi mesi a qualche anno.

Tutto questo deve essere comunicato in modo diretto e con semplicità al consumatore per informarlo che ci sono prodotti che hanno una vita media di qualche minuto, ma che richiedono risorse che si rigenerano con milioni di anni.

A livello internazionale diverse aziende hanno iniziato a sperimentare e sviluppare prodotti solo utilizzando materiali rinnovabili. In alcuni casi una vera e propria rivoluzione che inizia ad avere un riscontro positivo dal mercato, con scelte materiche che ricordano quelle degli anni Cinquanta e Sessanta quando l’artigianalità e la creatività dovevano essere espresse con i materiali allora disponibili.

Per raggiungere risultati e obiettivi di significativo interesse nella salvaguardia delle risorse naturali, è necessario orientare le scelte del consumatore attraverso strumenti informativi/formativi chiari, trasparenti e che permettano di mettere in relazione la scelta e l’acquisto di un prodotto con la quantità di risorse impiegate e il tempo loro necessario per rigenerarsi.

Inoltre, l’insieme di questi aspetti deve essere associato ad adeguati strumenti di valutazione della circolarità di un prodotto e attraverso la misurazione dei risultati finali.

Troppe aziende, infatti, utilizzano la sostenibilità come strategia di marketing nascondendosi dietro spot e slogan che evidenziano la riciclabilità del prodotto, senza espressamente dire chi è il soggetto che poi ricicla quel prodotto. Messaggi irresponsabili a discapito del sistema, del consumatore e di quelle aziende che, invece, sono in grado di gestire seriamente l’intero ciclo di vita di un prodotto e di salvaguardare le risorse.

Gli indici di rinnovabilità, applicati in un contesto di economia circolare, sono la soluzione per avviare un processo vincente e di tutela delle risorse naturali rinnovabili.

 


 

 

Studio Marlene Huissoud: Il propoli, una sostanza resinosa di origine vegetale che le api raccolgono ed elaborano con l’aggiunta di cera, polline ed enzimi, viene usato per realizzare dei vasi. Questo è stato manipolato come il vetro utilizzando la tecnica di soffiaggio.

Info: www.marlene-huissoud.com

 

 

 

Nanollose Pty Ltd: Cellulosa microbica proveniente dalla fermentazione della birra e utilizzata per realizzare tessuti sostenibili. Il processo di fermentazione può essere effettuato su scala industriale senza impatti ambientali ed economici.

Info: nanollose.com

 

 

 

Veuve Clicquot: Il Naturally Clicquot II è una nuova versione del packaging eco-responsabile in amido di patate. La confezione, pur mantenendo inalterati i materiali utilizzati, ha una nuova forma che ne facilita il trasporto.

Info: www.veuve-clicquot.com

 

 

Solidwool: Sedia Hembury ispirata alla Eames Plastic Side Chair realizzata negli anni ’50 con fibra di vetro. Nella nuova versione la fibra di vetro è stata sostituita da un materiale composito realizzato da lana (come rinforzo) e bio-resine (come legante). 

Info: www.solidwool.com

 

 

 

Deepmello: Pelle conciata con un tannino naturale estratto dalla radice del rabarbaro, di provenienza locale. Rispetto a quella convenzionale, questa lavorazione non usa sali di cromo dannosi per l’ambiente, inquinanti e metalli pesanti, e il cuoio è 100% biodegradabile. 

Info: www.deepmello.com

 

 

 

Guapa Cycles: Telaio per bicicletta in bambù e lino impregnato con un materiale composito. Il telaio è protetto da un rivestimento resistente ai raggi UV e all’acqua, e mantiene l’estetica del legno naturale.

Info: www.guapa.cc

 

 

Hemp Eyewear: Occhiali da sole realizzati in fibre di canapa e di lino, e rivestiti in resina naturale impermeabile. Le lenti polarizzate sono fabbricate con materiale biologico. Tutti i materiali utilizzati (imballaggio compreso) sono riciclabili e biodegradabili.

Info: www.hempeyewear.com

 

 

 

Mercedes-Benz e Corticeira Amorim Cork Composites: Il Design Studio della Mercedes-Benz, in collaborazione con la Corticeira Amorim Cork Composites, ha realizzato per il surfista americano Garret Mcnamara la prima tavola da surf prodotta con sughero portoghese.

Info: www.amorimcorkitalia.com

 

 

 

Abeego Design Inc.:.: Packaging per alimenti realizzato in cera d’api, olio di jojoba e resina di albero infusi in un tessuto di canapa e cotone biologico. Malleabile a temperatura ambiente, irrigidisce una volta raffreddato mantenendo la forma voluta, ed è isolante e traspirante.

Info: abeego.com

 

 

 

OAT Shoes B.V.: Scarpa 100% biodegradabile. Soletta in sughero raccolto eticamente in Portogallo; suola in bio-plastica certificata; tomaia in lino, cotone certificato e pelle biodegradabile. Temperatura, umidità e quantità di microbi nel suolo influenzano la velocità di degradazione.

Info: www.oatshoes.com