Tanti di noi saranno partiti da qui: un tavolo, una penna, e una letterina pronta per essere spedita in Lapponia. “Caro Babbo Natale, visto che quest’anno mi sono comportato bene, ti chiedo tutte queste cose…” La figura di Santa Claus, nominato per la prima volta dal poeta americano Clement Clarke Moore nel 1823, deriva dal culto di San Nicola di Bari (anche noto come san Nicola di Myra, città nell’attuale Turchia di cui era vescovo), un uomo descritto come generoso e altruista, sempre pronto ad aiutare i poveri e gli emarginati. 

Si narra per esempio che San Nicola donò tre mele a tre bambini indigenti. Durante la notte i frutti si trasformarono in mele d’oro, che una volta vendute aiutarono la famiglia dei bambini a sopravvivere. Alla galleria degli Uffizi di Firenze si possono ammirare le tavolette del pittore senese Ambrogio Lorenzetti che raffigura magistralmente un’altra leggenda, secondo cui il santo avrebbe fornito di nascosto la dote a tre fanciulle destinate alla prostituzione per povertà.

Natale, marketing e consumismo

Ma da santo tra i più popolari della cristianità per le sue opere caritatevoli, San Nicola si è trasformato velocemente nel fenomeno commerciale più noto al mondo. E infatti, secondo dati Confcommercio, quest’anno per la prima volta dal 2019 aumenta la quota di chi farà i regali di Natale rispetto all’anno precedente (73,2% contro il 72,7% dell’anno scorso). 

Tutto è iniziato quando nel 1931 l’illustratore Haddon Sundblom raffigurò il primo prototipo di Babbo Natale che conosciamo oggi: uomo panciuto e sorridente, tuta di un rosso vivace ‒ ottimo per attirare l’occhio dei consumatori ‒ e con barba e capelli canuti, particolari che rimandano a una affabile figura nonnesca. Questo restyling di Babbo Natale servì a Coca Cola per concepire una delle campagne di marketing più riuscite di sempre. D'altronde bisogna riconoscere la genialità dell’idea: sfruttare lo spirito natalizio del dono e della generosità, creare un amabile personaggio che predica un altruismo elitario, e farlo posare con il prodotto che vuoi vendere. Il tutto senza chiedere il permesso o il copyright al povero San Nicola, che probabilmente non avrebbe voluto lasciarsi plagiare così malamente. 

Visto che le vie del marketing sono infinite, non bastava attivare tra parenti e genitori una folle sindrome da regalo compulsivo per figli e nipotini, spesso inondati da una moltitudine di giocattoli per i quali in breve tempo abbandonano ogni tipo di interesse. Giocattoli per cui non esistano leggi e regolamenti ad hoc per la sostenibilità e circolarità, e che, pur con grande prevalenza della plastica, sono composti da un eterogeneo mix di materiali che li rende difficilmente riciclabili.

Oggi le public relations richiedono un liturgico scambio di doni anche tra adulti. Che vuoi che siano, solo semplici pensierini, no? Non importa se questi “pensierini” si acquistano spesso su Amazon, il quartier generale di Babbo Bezos – socio in affari di Santa Claus ‒ che invia migliaia di renne, spesso sottopagate e sottoposte a ritmi di lavoro non esattamente elfici, per velocizzare le tempistiche di consegna. E infatti, secondo un’analisi di Federconsumatori pubblicata il 7 dicembre 2023, canale preferenziale per acquistare i regali è l’e-commerce, privilegiato dal 72% degli acquirenti più giovani.

Regali indesiderati

È stata forse una nuova forma di FOMO ad averci ridotti così? Una sorta di ansia sociale di essere esclusi dal magico rito natalizio? Oppure quella vergogna sociale di passare per Grinch, mostruosa nemesi del Natale che, nel racconto di Theodore Seuss Geisel del 1957, detesta così profondamente l’approccio materialistico della festa che trova il modo di rubare i regali di un vicino villaggio? Nel finale si ritrovano tutti a cantare e gioire nonostante la mancanza di doni, ma siamo proprio sicuri che nella nostra agiata parte di mondo finirebbe nello stesso modo?

Nonostante la pressione pubblicitaria e sociale che ci circonda, non è scritto da nessuna parte che a Natale sia obbligatorio fare regali. Tuttavia nessuno vorrebbe mai correre il rischio di arrivarci a mani vuote. Eppure, sebbene poco considerata, tra le famose R che il modello circolare prevede ci sarebbe anche quella di Refuse (rifiutare). Ovvero tentare l’ardua impresa di convincere i parenti a non comprarti nulla quest’anno, perché non hai una reale necessità dell’ennesimo maglione natalizio che ingombrerà l’armadio senza mai essere indossato. Qualcuno sembra comunque esserci riuscito, visto che, secondo Federconsumatori, rispetto al 2022 la percentuale di italiani che non farà alcun regalo è cresciuta al +7,2%.

Secondo i dati di uno studio dell’Università di Manchester, nel Regno Unito almeno 4 miliardi di sterline all’anno vengono spese in regali indesiderati, equivalenti all’incirca a 8 kg di CO₂ per individuo. Ma oltre allo spreco di materia per creare il prodotto in sé, si dovrebbe anche tener conto di tutti gli imballaggi protettivi utilizzati per confezionarlo, incartarlo e spedirlo. Il Consorzio Nazionale Imballaggi italiano (CONAI), prevedendo un aumento esponenziale di rifiuti di imballaggi nel periodo natalizio, invita a prestare attenzione alla raccolta differenziata. I rifiuti di carta e cartone utilizzati per impacchettare i regali cresceranno del 10%, mentre quelli di plastica e vetro potrebbero oscillare tra il 6 e il 10% in più

E se proprio si vuole fare un pensierino ci sono diverse soluzioni che possono ridurre la nostra christmas carbon footprint: dai vestiti di seconda mano agli alberi su Treedom. Visto il caro vita causato dall’inflazione, acquistare second hand è una delle opzioni più economiche e sostenibili. Secondo un sondaggio del gruppo Adevinta, circa il 64% dei consumatori europei intervistati starebbe valutando la possibilità di comprare oggetti di seconda mano per le festività natalizie. Si può persino regalare smartphone ricondizionati risparmiando centinaia di euro. Un iPhone riparato per esempio può costare in media tra il 20% e il 30% in meno rispetto a uno nuovo.

Insomma, a conti fatti, tra refuse, reuse e second hand… siamo davvero sicuri di aver bisogno di un nuovo regalo di Natale anche quest’anno?

 

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Immagine: Andrew Neel, Unsplash