Le PMI e le grandi aziende italiane guardano con sempre maggiore attenzione alla transizione ecologica, in ottica strategica e di business, ma ancora languono sugli interventi strutturali e pianificazioni di lungo periodo. Sono da leggere con grande attenzione i dati della terza edizione dell’Osservatorio sulla Clean Technology, commissionato da Innovatec Group e Circularity e realizzato da Eumetra, per lo stato attuale della sostenibilità ambientale, dell’efficientamento energetico e dell’economia circolare nelle imprese italiane. E comprendere come evolveranno gli investimenti e le strategie nel futuro.

I dati salienti positivi, presentati a Milano il 20 maggio da Renato Mannheimer, advisor di Eumetra, sono numerosi e trasmettono un certo ottimismo. Ben il 69% delle aziende campione ha effettuato investimenti in sostenibilità, in particolare in efficienza energetica e decarbonizzazione (principale investimento in sostenibilità per il 62% delle imprese), e riduzione dei rifiuti (54%), il settore con la crescita più rapita (dal 9% del 2022 al 26% del totale degli investimenti aziendali nel 2024).

Renato Mannheimer

 

Non mancano le ombre, però. Quattro aziende su cinque (e il 61% delle grandi imprese con oltre 250 dipendenti) non hanno un piano industriale sui temi della sostenibilità. Dimostrazione di come spesso si facciano investimenti spot senza una strategia chiara, spesso per marketing: il 74% vede infatti gli interventi green come una strategia per il miglioramento della reputazione e del marketing. La maggioranza vede ancora come un costo la riconversione sostenibile, nonostante molti intervistati segnalino i vantaggi economici (73%, in aumento dallo scorso anno), il vantaggio competitivo (41%) e anche il migliore accesso al credito (25%). D’altronde la ricerca sottolinea come i costi delle materie prime in aumento, la difficoltà ad accedere ai fondi PNRR, la mancanza di competenze e l’eccessiva burocrazia costituiscono le principali barriere agli investimenti nel settore.

Ma l’outlook è comunque positivo. “Gli imprenditori e le imprese italiane sono passati dalle intenzioni alle azioni, la stragrande maggioranza ha fatto investimenti green e si aspetta di doverli incrementare nel prossimo futuro”, ha commentato Elio Catania, presidente di Innovatec. “Non solo crescono gli investimenti ma è aumentata anche la consapevolezza che si tratti di un impegno che restituisce all’impresa una maggiore efficienza e redditività. Le aziende hanno avviato un percorso di rafforzamento in cui l’efficienza energetica si conferma il primo investimento green e che vede l’economia circolare diventare sempre più centrale. Un percorso virtuoso ma per cui le aziende hanno bisogno di essere supportate, perché sono ancora troppe quelle frenate da costi per la riconversione sostenibile considerati troppo elevati o dalla mancanza di competenze.”

Investimenti e vantaggi economici per chi investe clean tech

Chi ancora oggi guarda con sospetto alla transizione deve prendere nota di come sei imprese su dieci hanno ribadito come gli investimenti clean tech abbiano contribuito alla riduzione dei costi, anche se la metà delle imprese italiane che ha realizzato investimenti green ha destinato tra l’1% e il 5% del fatturato alla sostenibilità e quasi otto imprese su dieci hanno stanziato meno di 250.000 euro. Solo due imprese su dieci hanno investito tra i 250.000 euro e 1 milione, con una percentuale residuale (il 2%) di aziende particolarmente virtuose che hanno superato il milione.

Un’indicazione di investimenti spot e di piccola taglia (spesso miglioramento dell’illuminazione, acquisto di energia verde, installazione di pannelli fotovoltaici, riduzione dei consumi, approvvigionamento di materiali riciclati), che costituiscono la parte più rilevante degli investimenti. Rimangono in secondo piano interventi più grandi e rilevanti come l’elettrificazione del parco veicoli (33%), l’attivazione di progetti di simbiosi industriale (13%), la riduzione complessiva delle emissioni di gas serra (24%).

“I dati ci mostrano un vero boom negli investimenti in economia circolare”, spiega Renato Mannheimer. “+20% per gli investimenti in gestione e riduzione della plastica, +15% per quelli sul riciclo sfridi/scarti di produzione, +13% sul redesign dei processi produttivi, mentre ben il 74% delle aziende ha investito nell’approvvigionamento di materiali riciclati.”

Inoltre, in futuro sempre più aziende investiranno in economia circolare e sostenibilità aziendale, mentre si ridurranno gli investimenti in efficientamento energetico, dopo tre anni di investimenti legati al caro energia. Formazione e knowledge transfer saranno, stando agli intervistati, due settori dove mettere risorse, dato che il 35% denuncia non ci sia cultura sufficiente sulla transizione ecologica.

Da sinistra: Elio Catania, Anna Roscio, Camilla Colucci, Edo Ronchi

 

Immagine di copertina: Envato

 

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