La lunga storia della dismissione nucleare italiana si avvia verso una fase risolutiva. Si è infatti aperto martedì 7 settembre, dopo varie proroghe, il Seminario Nazionale che dovrà approfondire, con tutti i soggetti interessati, gli aspetti tecnici legati al progetto del Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi.
Con il Seminario si avvia, così, una fase di vera e propria consultazione pubblica che segue la pubblicazione, avvenuta lo scorso gennaio, della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Dopo la sessione plenaria di apertura, sono previsti altri otto incontri che saranno trasmessi sul sito dedicato seminariodepositonazionale.it.
Per l’Italia, questa è la prima vera consultazione pubblica per la realizzazione di un’infrastruttura di rilevanza nazionale.

La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee

Lo sblocco per la storia ultra-trentennale del decommissioning nucleare italiano è arrivato il 5 gennaio scorso, quando Sogin, la società pubblica incaricata dello smantellamento dei siti nucleari italiani, ha annunciato la pubblicazione della Cnapi. La Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee – consultabile sul sito www.depositonazionale.it - è il documento che contiene il progetto preliminare del Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico e l’elenco dei luoghi individuati come possibili siti per la sua costruzione. I siti individuati sono in tutto 67, scelti sulla base di criteri stabiliti dall’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare, e distribuiti soprattutto in alcune regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. In particolare, sono 12 quelli con il punteggio più alto e quindi più verosimilmente candidati come sedi del Deposito.
Decisione, questa, che però potrà essere presa solo al termine di tutto l’iter di consultazione avviato con Il Seminario Nazionale.

Il Seminario Nazionale

Oggi ha inizio un essenziale momento di trasparenza e confronto”, ha dichiarato Maurizio Pernice, direttore dell’Isin, in apertura dei lavori del Seminario Nazionale.
Oltre all’ovvia importanza dei temi discussi e alla risonanza per l’opinione pubblica, il Seminario ha anche un notevole valore di “precedente” per
l’Italia, che per la prima volta sperimenta una procedura ampiamente partecipativa per la realizzazione di un’infrastruttura strategica a livello nazionale.
Non è un caso che fossero presenti al dibattito
esponenti di IAEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, e della Commissione Europea, insieme a rappresentanti del Deposito nazionale francese de l’Aube, che ha a suo tempo seguito un analogo iter di progettazione.
L’incontro del 7 settembre, aperto da
Vannia Gava, Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica e da Emanuele Fontani, Amministratore Delegato di Sogin, ha risposto a una serie di domande raccolte in diretta. Stessa modalità che verrà utilizzata anche nelle prossime otto sessioni, sei delle quali saranno focalizzate sui territori potenzialmente idonei individuati in Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.
I temi da approfondire riguardano la rispondenza delle aree ai requisiti stabiliti a livello internazionale da IAEA e a livello nazionale da Isin,
oltre naturalmente a tutti gli aspetti e i possibili dubbi sulla sicurezza dei lavoratori, dei cittadini residenti e dell’ambiente. Verranno inoltre discussi i benefici economici e le ricadute positive che la presenza non solo del Deposito, ma anche dell’annesso Parco Tecnologico possono portare al territorio.

Un percorso trasparente per mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi

Questo percorso – commenta l’AD di Sogin Emanuele Fontani - si colloca all’interno della prima consultazione pubblica in Italia su un’infrastruttura di rilevanza nazionale, che consentirà al Paese di chiudere il ciclo del nucleare italiano e di ottimizzare in modo sostenibile e sicuro la gestione dei rifiuti radioattivi, fra i quali quelli prodotti ogni giorno nella medicina nucleare, nell’industria e nella ricerca scientifica”.
“Il processo di localizzazione del Deposito Nazionale - ha spiegato Vannia Gava del MITE - deve svolgersi nella massima trasparenza e completezza informativa verso i cittadini, spiegando in modo chiaro i motivi per cui l’Italia, come altri Paesi interessati dalle medesime problematiche, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi”.
Le sessioni del Seminario Nazionale si concluderanno il 24 novembre e il 15 dicembre verrà pubblicato il resoconto complessivo, che darà il via a una nuova fase del’iter: una consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali ulteriori osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione e alla pubblicazione della Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI). Al termine di questa fase le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse e, una volta fugati eventuali ulteriori dubbi e preoccupazioni, le proprie candidature spontanee.
L’
esperienza francese in fatto di consultazioni pubbliche fa, a questo proposito, ben sperare. “All’inizio l’85% della comunità era contraria al Deposito – ha raccontato durante l’incontro Philippe Dallemagne, vicepresidente del Dipartimento de l’Aube e sindaco di Soulaines-Dhuys, il piccolo comune che ospita sul suo territorio uno dei depositi francesi. “Temevamo rischi per la salute e danni all’economia. Il confronto e l’esperienza hanno fugato tutte le nostre paure. Il deposito nazionale – ha concluso - è accolto dalla popolazione come il modo più sicuro per gestire i rifiuti radioattivi e un volano per lo sviluppo del territorio che lo accoglie”.

Immagine: smantellamento della ex centrale del Garigliano (ph Sogin)