Expo 2015 ha senza dubbio portato all’attenzione internazionale diversi aspetti relativi alla tutela delle risorse alimentari. Tra le varie tematiche, lo spreco del cibo assume un’importanza significativa  da numerosi punti di vista. Da anni diversi paesi hanno intrapreso iniziative finalizzate  a cercare di ridurre lo spreco alimentare,  sia per una questione di etica dovuta  a una disparità distributiva degli alimenti  tra diverse zone del globo, sia come problema ambientale, in quanto causa significativa delle emissioni di CO2.

A oggi però, oltre a studi e ricerche sempre più puntuali nel descrivere il problema, non si vedono risultati significativi in quanto il consumatore  finale non è ancora diventato parte attiva  di questo sistema. 

Di fatto lo zero food waste è un obiettivo difficilmente raggiungibile nel breve periodo,  in quanto il processo produttivo in atto e i modelli di consumo non contemplano ancora precise regole di gestione degli scarti alimentari.  Ma fortunatamente le cose stanno, almeno  in parte, cambiando. 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una spinta verso soluzioni progettuali di valorizzazione dei rifiuti, grazie anche a ricerche, tecnologie e sperimentazioni sempre più orientate alla sostenibilità ambientale. Ma soprattutto grazie ad aziende che trasformano i rifiuti alimentari in nuova risorsa, sia come opportunità di mercato sia per perseguire i principi della circular economy.

 

Clothes in Milk

 

Ed è stato proprio questo l’obiettivo di Made in Food Waste, pubblicazione frutto di una ricerca internazionale svolta dall’Osservatorio internazionale di Matrec in collaborazione con l’Università di Architettura e design del Cile: spiegare come i rifiuti alimentari possono diventare risorsa per nuovi prodotti industriali. Opportunamente trattati, e in alcuni casi additivati con componenti naturali, gli scarti alimentari rivelano molte potenzialità di impiego e diventano nuovi materiali con caratteristiche e proprietà  che si prestano a diverse applicazioni.

Combine

 

Frutta, verdura e cereali, dopo una fase di essicamento naturale o meccanica, sono i prodotti maggiormente impiegati per la realizzazione  per esempio di lampade, ciotole, fogli di carta  e oggettistica per la casa. In alcuni casi la texture del prodotto ricalca disegni e forme del frutto di origine, mentre in altri l’impiego di un processo meccanico e l’aggiunta di diversi leganti naturali permette di utilizzare un processo di stampa  per la realizzazione del prodotto finale.

Di particolare interesse sono quei processi di recupero che permettono di ottenere, da queste tipologie di scarti, una serie di filati da utilizzare  per la realizzazione di capi di abbigliamento.  Dalle foglie di tè, gusci d’uovo, zucchero, cascami di riso, funghi micelio e gusci di arachidi si possono invece ottenere ciotole, vasi, spazzole, calzature e oggettistica per la casa.

Anche i fondi di caffè, principalmente recuperati dai bar, sono stati oggetto di diverse applicazioni e sperimentazioni nella realizzazione di lampade, vasi, ciotole, tazzine e filati per tessuti. La naturalità e il colore del materiale conferiscono ai prodotti finali una texture, talvolta disomogenea, ma molto piacevole al tatto e alla vista. 

 

Mondongo Shoes

 

Particolare attenzione negli ultimi anni è stata data alla pelle di pesce che, recuperata a livello industriale e opportunamente trattata, ha trovato largo impiego nel settore moda e viene utilizzata anche dalle grandi marche del lusso per realizzare borse, scarpe, accessori e capi di abbigliamento.  Ci sono anche tessuti ricavati dalla caseina  del latte o dalla bagassa; scarpe, imballaggi  e oggettistica realizzati dal recupero della fibra di cocco; stoviglie fatte con gli scarti di bambù, bagassa e canna da zucchero; spugne in fibra  di agave e calzature ottenute da frattaglie ricavate dalle diverse parti dello stomaco del bovino.

Oltre a essere fortemente innovativi, tutti  questi prodotti sono nella maggior parte  dei casi funzionali, esteticamente piacevoli  e l’origine naturale ne garantisce, quasi sempre, uno smaltimento virtuoso grazie alla loro biodegradabilità e compostabilità.

La ricerca ha inoltre messo in evidenza la possibilità di utilizzare altri scarti alimentari come coloranti naturali per tessuti e pelli. Anche se – va precisato –  la loro valorizzazione non può e non deve essere interpretata come giustificazione di un minore impegno nel tentativo di ridurre la quantità dei rifiuti alimentari: è necessario intraprendere da subito azioni finalizzate a ridurre questi sprechi lungo tutta la filiera produttiva e attivare progetti per valorizzare gli eventuali scarti finali.

 

Scenari di sostenibilità

Matrec, grazie al suo Osservatorio internazionale per l’innovazione sostenibile, da anni collabora con le imprese applicando strategie di sviluppo e innovazione sostenibile per i nuovi materiali e prodotti. Ricerche e indagini internazionali dimostrano come il consumatore in fase di acquisto sia sempre più attento ai valori socioambientali dei prodotti, all’origine delle materie prime e dei processi produttivi.

 

Cocolok Shoes: scarpe in cocco, lattice, bioresina e lana. I fogli in cocco vengono spruzzati con lattice naturale per poter essere modellati.  La bioresina è utilizzata per dare struttura, mentre con il feltro di lana viene realizzato il calzino a contatto con la pelle (Regno Unito).

 

Agricola: lampade biodegradabili e compostabili realizzate con rifiuti provenienti dalla produzione e il consumo di frutta, verdura e cereali,  trattati con diversi leganti naturali  (Paesi Bassi).

 

Coconut Bowls: ciotole colorate per alimenti realizzate in gusci di cocco levigati e laccati artigianalmente (Usa).

 

Footglove Earth Sustainable Shoes: collezione di scarpe casual composte da una suola con 35% di gomma naturale  e 10% di lolla di riso.  I rinforzi interni e le cuciture sono in Pet riciclato dalle bottiglie.  La soletta è composta al 57% da caffè riciclato (Regno Unito).

 

Wasara: stoviglie monouso biodegradabili e compostabili realizzate con materiali 100% rinnovabili come bambù, polpa di canna  e bagassa, rifiuto dell’estrazione del succo della canna da zucchero (Corea).

 

Blanket: coperte ricamate e lavorate  a maglia realizzate in bagassa, scarto di produzione della canna  da zucchero. La bagassa viene processata chimicamente ed estrusa  al fine di realizzare delle fibre (Regno Unito).

 

Saccharum Project: collezione di ciotole realizzate in zucchero raffinato, bagassa, saccarosio, fibre e ceneri di canna da zucchero; tutti materiali derivati dalla produzione di zucchero (Regno Unito).

 

Cocoform: packaging per uova realizzato  in fibra di cocco riciclata dai gusci delle noci scartate dall’industria alimentare unita a lattice naturale (Paesi Bassi).

 

Artichair: una serie di arredi  da interni realizzati con un materiale 100% biodegradabile, proveniente da parti di cardo, non utilizzate nel processo di produzione  di bio-combustibile, ridotte in poltiglia  (Regno Unito).

 

 Info

www.matrec.com

 

Immagine in alto: Impasto