Per i fan dei Lego non esiste cosa che i mattoncini a incastro più famosi del mondo non siano in grado di fare. Di fronte al conto delle emissioni di carbonio, però, anche l’ingegno degli inventori danesi si è dovuto arrendere: il colosso dei giocattoli di Billund ha annunciato nei giorni scorsi che rinuncerà a produrre i tanto attesi mattoncini in plastica riciclata perché, in poche parole, il gioco non vale la candela.

Mattoncini Lego dalle bottiglie in PET

L’annuncio del primo mattoncino Lego fatto di plastica riciclata era arrivato esattamente due anni fa, nell’estate del 2021. Il prototipo di mattoncino ricavato da bottiglie in PET era stato accolto come una specie di monolite, arrivato a portare la luce della sostenibilità nell’industria dei giocattoli. Frutto di tre anni di ricerche in cui – raccontava l’ufficio comunicazione della società – erano state testate oltre 250 varianti di PET (polietilene tereftalato), il prodotto doveva rispondere agli alti standard Lego circa la sicurezza, la robustezza e, naturalmente, l’“incastrabilità”. Quest’ultima caratteristica, in particolare, è alla base del successo dei mattoncini danesi ed è anche il loro vero punto forte in materia di sostenibilità: i Lego, al contrario di tanti altri giocattoli, non si buttano, ma in genere passano in eredità proprio grazie alla loro studiata compatibilità con tutti gli elementi realizzati dall’azienda negli ultimi 60 anni.

Il nuovo mattoncino in PET riciclato sembrava promettere bene, tanto che il sito web ufficiale dedicava addirittura un’intera sezione ad animazioni che illustravano la rinascita di bottiglie di plastica ammaccate, trasformate magicamente in castelli e astronavi.

Con una bottiglia in PET da un litro, spiegavano da Lego, si poteva ricavare materia prima sufficiente per dieci mattoncini del formato classico 2x4 e il nuovo materiale avrebbe così potuto sostituire l’acrilonitrile butadiene stirene (ABS) a base di petrolio, attualmente utilizzato per produrre circa l’80% dei pezzi.

Una rinuncia inaspettata

Cosa sia successo esattamente nei laboratori di Billund per far desistere gli ingegneri Lego dalla ricerca del mattoncino sostenibile perfetto non è dato sapere. Quel che si sa è che, domenica scorsa, il Financial Times ha riportato le dichiarazioni del responsabile sostenibilità del gruppo Lego, Tim Brooks. “È come cercare di costruire una bicicletta in legno invece che in acciaio”, ha dichiarato Brooks al FT, riferendosi alla scarsa durezza del materiale riciclato rispetto alla plastica ABS.

Inoltre la messa in produzione di mattoncini in PET, ha spiegato, comporta una vera e propria rivoluzione dell’ambiente produttivo e dell’organizzazione delle fabbriche. Un livello di cambiamento disruptive, che però, alla fine, non sarebbe giustificato da un significativo taglio di emissioni di carbonio. “Dopo tutta la fatica – si è giustificato Brooks – l’impronta di carbonio sarebbe stata più elevata. È stato deludente”.

Il progetto dei mattoncini ricavati da bottiglie in PET è stato così accantonato. La società danese si è tuttavia impegnata a triplicare la spesa in sostenibilità, portandola a 3 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, e a rendere più sostenibili i mattoncini in ABS, incorporando materiali bio-based.

Per i castelli di Lego in plastica riciclata si dovrà quindi aspettare ancora. E chissà fino a quando, visto che l’amministratore delegato Niels Christiansen, parlando con il Financial Times, ha ammesso che, nonostante centinaia di test, il “materiale magico” per risolvere i problemi di sostenibilità a Billund non lo hanno trovato.

 

Immagine: Glen Carrie, Unsplash