Una transizione circolare. È questa la sfida lanciata dalla Slovenia in occasione della 3° Circular Challenge Conference tenutasi il 10 e 11 maggio 2018 a Kostanjevica na Kriki e Maribor, e sottoscritta da Circular Change, organizzazione senza scopo di lucro nata con l’obiettivo di creare una rete di competenze e trainare l’intera nazione attraverso una transizione economica, sociale e ambientale. 

Un vero cambio di paradigma, che potrebbe portare la piccola nazione europea a diventare un laboratorio permanente di buone pratiche, di scambi internazionali, di dibattito pubblico e politico. Nella prima roadmap slovena per la circular economy si percepisce tutto il fermento e l’ispirazione tipica di una giovane nazione, aperta all’innovazione e capace di cogliere al volo le opportunità di un nuovo modello economico, figlio anche del recente Pacchetto europeo sull’economia circolare approvato ad aprile. Un’apertura, quindi, verso un nuovo modello di produzione e di consumo, che porterebbe a risparmiare a livello europeo almeno 600 miliardi di euro entro il 2030 e a creare 170.000 nuovi posti di lavoro entro il 2035. 

“Ho fondato Circular Change tre anni fa, quando mi sono resa conto che il tema dell’economia circolare era un treno che non potevamo perdere”, racconta Ladeja Godina Košir, fondatrice e direttrice di Circular Change. “Venendo dal mondo dell’industria e dell’innovazione è stata una scelta logica, perché da sempre sono stata interessata alla sostenibilità. E questo modello finalmente dà l’opportunità di collegare i vari settori industriali e non del nostro paese e creare finalmente qualcosa di nuovo”. Un entusiasmo contagioso il suo: “Inizialmente è nata come una piattaforma per fare rete tra varie realtà, e creare consapevolezza a riguardo. Il passaggio successivo è stato quello di creare un board internazionale che è tuttora in evoluzione. L’obiettivo è quello di creare una società inclusiva, creativa e capace di divertirsi”. 

La transizione verso un’economia circolare è un processo complesso e a lungo termine. Per comprendere meglio questo processo, la roadmap utilizza il principio chiamato “triangolo circolare”.

 

Agricoltura sostenibile e moda circolare

Produrre cibo in modo efficiente e sostenibile, lungo tutta la filiera, sarà la sfida di questo secolo. E un paese a forte vocazione agricola come la Slovenia sta già lavorando in tal senso: ne è un esempio il progetto Paradajz d.o.o., che produce i pomodori Lust a basso impatto ambientale. L’azienda ha sviluppato un metodo di coltivazione delle Solanacee considerato tra i più innovativi al mondo: le piccole piantine, selezionate da semi locali, vengono fatte crescere su un substrato di torba e fibra di cocco, utilizzando l’acqua piovana per l’irrigazione, la geotermia per riscaldare le serre e la lotta integrata per la protezione dai parassiti. Ne nasce un pomodoro di alta qualità, venduto in tutto il paese.

Da Lubiana, invece arriva una stilista di alta moda classificatasi nel 2017 tra i finalisti della Green Carpet Talent Competition a Milano, e che ha fatto della moda circolare e sostenibile il suo marchio di fabbrica: Matea Benedetti. Un’intera linea di abbigliamento realizzata con materiali di riciclo o biobased abiti in pelle prodotta dalle foglie d’ananas o cuciti con le fibre ottenute dal riciclo delle bottiglie in Pet. Non solo, la lana e il cotone impiegati sono di origine esclusivamente biologica.

“La Slovenia è una piccola nazione – siamo circa due milioni di abitanti – ma può rappresentare il perfetto campo per sperimentare questo modello”, racconta Ladeja Godina Košir. “La nostra ambizione è quella di diventare un hub per l’economia circolare. Collaboriamo attivamente con il governo che ci sta supportando e stiamo lavorando per mettere in pratica la roadmap.”

 

Ladeja Godina Košir, fondatrice e direttrice di Circular Change.

 

Spazio alla bioeconomia

Oggi la Slovenia importa il 71% delle materie prime, mentre è coperta per il 60% da boschi: da un lato è il quarto paese europeo per copertura forestale, dall’altro deve affrontare una continua dipendenza dalle importazioni. La chiave di volta? Puntare sulla bioeconomia: il legno, abbondantemente sottoutilizzato, è una risorsa circolare per natura, e ha tutte le carte in regola per diventare materia prima d’elezione ed essere usato in edilizia, nel comparto energetico e in quello industriale propriamente detto. Per questo è nato il consorzio Celcycle, coordinato dal Pulp and Paper Institute di Lubiana, con l’obiettivo di sviluppare un modello di economia circolare basato sulla biomassa come risorsa rinnovabile. Oltre venti partner collaborano attivamente in tutti i settori, da quello della carta alla chimica, dalle costruzioni all’automotive, per fare della bioeconomia il fiore all’occhiello della Slovenia. 

 

L’opinione di Anders Wijkman

 

Anders Wijkman, Co-Presidente del Club di Roma e presidente di Climate-Kic.

Secondo Anders Wijkman, co-presidente del Club di Roma e presidente del Climate-Kic, presente alla tavola rotonda “Circular Europe – What is next”, l’Europa avrà bisogno di normative ed incentivi per sviluppare un modello industriale capace di valorizzare le materie prime seconde. E passare così dal modello lineare a quello circolare.

 

Il nostro modello economico è basato sull’idea di una crescita infinita, con risorse infinite. Crede che l’economia circolare possa avere un ruolo nel cambiamento di questo paradigma?

“Ancora oggi viviamo come non ci fosse un domani o come se il pianeta avesse risorse infinite. E non è così. Una situazione descritta nel concetto di ‘economia in un mondo pieno’: abbiamo ancora lo stesso modello economico di quando eravamo 1-2 miliardi di persone, mentre oggi siamo quasi 8 miliardi. Per questo dobbiamo ripensare a come gestiamo le nostre risorse, sia in termini di domanda, che di inquinamento. L’idea di un’economia circolare è certamente un approccio semplice e di buon senso, ma avrà bisogno di molti sforzi perché venga attuata. Questo perché ad esempio la maggior parte degli investimenti vengono fatti nel modello lineare, e questo continuerà finché avranno profitto. La Commissione europea ha preso qualche iniziativa, ma è ancora troppo poco perché ciò accada. Il sistema non cambierà da solo.”

 

Certo di esempi positivi già ne esistono. Ma non manca ancora un mercato capace di intercettare le materie prime seconde e quelle di recupero? 

“Oggi esistono ancora problemi di qualità, causati da una progettazione sbagliata. Finché non pagheremo di più per usare le risorse naturali, tutto questo continuerà. Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale, ad esempio pagando di più le risorse naturali. Le aziende ancora oggi pagano troppo poco per le materie prime, che rimangono a buon mercato, mentre le materie prime seconde non trovano sbocchi. Dobbiamo pensare ad un nuovo sistema di incentivi per questo tipo di mercato.”

 

L’Europa, con il nuovo pacchetto sull’economia circolare, pare voglia puntare a questo risultato.

“Qualcosa di buono è stato fatto, ma non è ancora sufficiente. Ancora non si parla di nuovi standard, di nuovi criteri per la progettazione, di incentivi. L’Europa è grande abbastanza e ha grandi gruppi industriali che lavorano a livello internazionale. Nonostante sia complicato in un mercato globalizzato, l’Europa è abbastanza grande per imporre nuovi standard.” 

www.clubofrome.org

www.climate-kic.org

 

 

Circular Change, www.circularchange.com

Immagine in alto: La presentazione della Circular Economy Roadmap a Maribor.