Se i numeri del 2020 rispecchieranno probabilmente lo sconvolgimento dei mesi di lockdown, gli ultimi dati – relativi al 2019 - su raccolta e riciclo dei rifiuti di imballaggio confermano per ora il trend positivo da anni consolidato in Italia. Più del 70% degli imballaggi immessi al consumo sono stati infatti avviati a riciclo nel corso del 2019, con un incremento percentuale piccolo ma costante rispetto alle precedenti annate. E sommando anche il recupero energetico, si arriva all’81% del totale di materiali consumati. In pratica, più di quattro imballaggi su cinque – che si tratti di plastica o bottiglie di vetro, lattine o bombolette d’acciaio, carta e cartone o cassette di legno – evitano di finire la loro vita in discarica. Lo dicono i dati dell’ultimo rapporto CONAI, o meglio del nuovo “Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio”, presentato a fine giugno 2020 dal Consorzio. Insomma, commenta il presidente uscente Giorgio Quagliuolo, “l’economia circolare in Italia funziona e si impone per l’efficacia del suo modello”.

Tutti i numeri del riciclo

Scendendo nel dettaglio, sono 9 milioni e 560mila tonnellate gli imballaggi raccolti e avviati al riciclo su 13 milioni e 655mila di immessi al consumo. Rispetto ai quantitativi del 2018, c’è stato un incremento del 3,1%, a fronte di un aumento di materiali consumati dello 0,7%. “La crescita – spiegano dal Consorzio Nazionale Imballaggi - è trainata essenzialmente da un aumento del 6,2% nel riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta urbana”.
Risultati, questi, che garantiscono all’Italia il
superamento con largo anticipo degli obiettivi di riciclo richiesti dall’Europa, cioè il 65% sul totale di imballaggi da raggiungere entro il 2025. Guardando poi le situazioni dei singoli consorzi che CONAI coordina - acciaio (Ricrea), alluminio (Cial), carta/cartone (Comieco), legno (Rilegno), plastica (Corepla), vetro (Coreve) – gli obiettivi europei sono già stati superati per quasi tutti materiali. Nel dettaglio, lo scorso anno l’Italia ha riciclato 399mila tonnellate di acciaio (82,2% dell’immesso al consumo), 51mila di alluminio (70%), 3 milioni e 989mila di carta (80,8%), 2 milioni e 69mila di vetro (77,3%), 1 milione e 997mila di legno (63,1%), 1 milione e 54mila di plastica (45,5%). All’appello per i traguardi europei “manca solo la plastica – precisa Quagliuolo - che però resta indietro di pochi punti percentuali, serenamente recuperabili nel corso dei prossimi cinque anni. Per questo è importante continuare a lavorare sia sulla strada dello sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo sia su quella della prevenzione, incentivando eco design e design for recycling”.

image002

I Comuni messi a sistema

Il motivo delle ottime performance italiane nel riciclo degli imballaggi risiede anche nella costruzione di un sistema capillare che CONAI ha portato avanti grazie al lavoro puntuale con Comuni e istituzioni locali. Nell’Accordo Quadro ANCI-CONAI rientrano più del 92% dei Comuni della penisola, che significa 58 milioni di italiani serviti dal Consorzio. Una collaborazione fattiva e fondamentale, che si traduce in aiuto concreto alle singole istituzioni per organizzare una raccolta differenziata efficace. Nel corso del 2019 CONAI ha trasferito ai Comuni 648 milioni di euro: “una quota significativa della spesa sostenuta per la raccolta differenziata degli imballaggi che, rispetto al totale dei rifiuti urbani, rappresentano una percentuale che oscilla fra il 25% e il 28%”, precisa il presidente uscente Quagliuolo.
Rispetto al 2018, la
quantità di imballaggi che arrivano al sistema CONAI direttamente dalla raccolta comunale è cresciuta di oltre il 14%. Un incremento notevole, che va imputato in buona parte alle variazioni subite nel 2019 dal mercato della carta da macero. “A fine anno c’è stato infatti un crollo dei prezzi del macero, dovuto principalmente alla chiusura dei mercati del Far East, la Cina in primis”, spiega Luca Piatto, responsabile dei Rapporti con il territorio per CONAI. Raccogliere e vendere carta da macero, quindi, per i Comuni non sarebbe più stato conveniente se non ci fosse stato l’intervento del Consorzio. “Abbiamo aperto finestre che hanno consentito a molti Comuni l’ingresso in convenzione con Comieco, il nostro consorzio che si occupa degli imballaggi in carta e cartone, anche negli ultimi mesi dell’anno - continua Quagliuolo - CONAI si è quindi fatto carico dei maggiori oneri per l’avvio a riciclo di questo materiale in un momento in cui il suo valore di mercato era negativo, dimostrando ancora una volta il suo ruolo di sussidiarietà al mercato nel considerare l’interesse ambientale superiore a quello economico”.
Oggi la situazione del mercato della carta da macero si è di nuovo invertita, anche se è presto per parlare di un trend.
“Durante i mesi di lockdown, con le attività commerciali chiuse, c’è stata una diminuzione della raccolta di carta e cartone provenienti dal commercio, nonostante la raccolta domestica sia invece aumentata – spiega Piatto - Questo ha determinato una diminuzione della quantità di macero sul mercato e un conseguente rialzo del prezzo, che però non si può considerare strutturale. Vedremo quando si tornerà alla normalità”.

Centro-Sud tra gap impiantistico e crescita della raccolta

L’aumento della raccolta comunale è stato trainato dallo sprint delle regioni del Centro e Sud Italia, responsabili di un incremento di oltre il 16%. Crescono in particolare la raccolta della plastica, che al Centro passa da 237mila a 268mila tonnellate e a Sud da 362mila a 442mila, e quella del vetro, che balza da 314mila a 364mila tonnellate nel Centro e da 472mila a 541mila tonnellate nelle Regioni del Sud. “Se molte regioni del Nord rappresentano già esempi virtuosi, il Mezzogiorno ha margini di miglioramento più ampi”, commenta Giorgio Quagliuolo. In particolare rimane da affrontare il problema della carenza di impianti in queste regioni.
Non si tratta tuttavia solo di un gap impiantistico, ma di lacune nel ciclo integrato dei rifiuti”, precisa Fabio Costarella, responsabile dei Progetti Territoriali Speciali di CONAI. “In un primo momento i Comuni, per adempiere agli obiettivi minimi obbligatori, si erano concentrati principalmente sull’organizzazione della raccolta differenziata, tralasciando la questione impianti. Il gap impiantistico nei confronti delle regioni del Nord si è quindi allargato, nonostante i numeri della raccolta abbiano continuato a crescere. La situazione oggi è che non ci sono abbastanza impianti per trattare tutto ciò che si raccoglie. CONAI è perciò impegnato in un percorso di supporto agli enti locali per la pianificazione di una gestione associata del ciclo dei rifiuti. Se tutti i piccoli comuni riusciranno ad unirsi per creare le condizioni per un’economia di scala, si potranno realizzare gli impianti necessari e approcciare la gestione dei rifiuti con un ciclo industriale davvero efficiente”.

Uno sguardo al futuro

All’Italia, infine, serve uno sguardo di lungo periodo nell’affrontare le questioni legate al riciclo.- conclude il presidente uscente Quagliuolo - Il costante miglioramento delle performance del Paese fa crescere l’offerta di materie prime seconde, ma a valle la domanda di materia riciclata è scarsa e debole, e va incentivata. Sono urgenti norme sull'End of Waste che siano chiare e semplici, una concreta attuazione del Green Public Procurement e un’incentivazione fiscale per chi usa materie prime seconde”.