La Commissione europea, attraverso la proposta di regolamento Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) presentata nel marzo 2022, vuole estendere il campo di applicazione delle norme sulla progettazione ecocompatibile a tutti i prodotti fisici presenti sul mercato dell'UE. Oltre agli aspetti legati alla sostenibilità dei prodotti e alla circolarità, il nuovo Regolamento introdurrà standard di informazione e trasparenza attraverso il passaporto digitale dei prodotti (DPP), misura chiave per tutelare il Mercato Unico anche sul lato delle importazioni.

Per ambiente, industrie e cittadini sarà un cambiamento epocale. Basti pensare che nel 2021, per i soli prodotti connessi all’energia, l’attuale Direttiva Ecodesign 2009/125/CE ha fatto risparmiare ai consumatori dell'UE 120 miliardi di euro di spesa energetica. Così, a poco meno di due mesi dalla chiusura della consultazione pubblica lanciata da Bruxelles per stabilire le priorità sulle categorie di nuovi prodotti e le misure da esaminare, Materia Rinnovabile ha intervistato Alberto Parenti, funzionario della Direzione Generale del Mercato interno, dell'industria, dell'imprenditoria e delle PMI della Commissione europea nonché team leader del gruppo di lavoro ESPR.

Alberto Parenti 1


Quali sono le novità dell’ESPR rispetto alla Direttiva Ecodesign?

La proposta di un nuovo Regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili (ESPR) si basa su due principi fondamentali. Da un lato, mantenere l’approccio che ha fatto sì che la Direttiva Ecodesign avesse successo, sia nel Mercato Unico sia per la protezione dell’ambiente.
Mi riferisco ad una legge quadro dove si stabiliscono i principi, la governance, lavorando con industria e portatori di interesse, prevendendo un piano di lavoro che stabilisca quali prodotti verranno coperti in futuro dalla normativa attraverso i Regolamenti delegati.
In secondo luogo, la grande novità è l'idea di andare oltre quel cerchio, importante ma ristretto, dei prodotti che usano l'energia nella fase di uso, includendo virtualmente tutti i prodotti fisici.

La Commissione UE sta intervenendo con un Regolamento, che sarà vincolante e direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. Andava scongiurato il rischio di frazionamento del Mercato Unico?

Nel campo ecodesign penso che l’armonizzazione sia fondamentale. Nonostante l’ESPR sia una legislazione con un obiettivo ambientale molto forte, in realtà lo strumento legislativo che viene utilizzato, cioè la cosiddetta base legale, è l'articolo 114 del TFUE, che è una disposizione fondamentale per il ravvicinamento delle disposizioni nazionali che hanno per oggetto l'instaurazione ed il funzionamento del Mercato Unico.
Non consideriamo giusto che alcuni cittadini abbiano la possibilità di scegliere prodotti verdi, mentre altri no. C'è poi un aspetto economico. Per le industrie dover seguire regole diverse a seconda del Paese di destinazione finale delle merci comporta costi molto elevati. Possono riuscirci alcune grandi imprese, ma difficilmente quelle più piccole potranno utilizzare veramente il volano del Mercato UE.

Quali saranno i vantaggi per i consumatori ?

L’ESPR non punta ad avere solo vantaggi economici per i consumatori. L’obiettivo è portare al miglioramento della qualità di vita. Certo, in alcuni casi potranno esserci prodotti che vedranno un incremento del prezzo di acquisto, ma attraverso un meccanismo di life cycle costing, il bene acquistato durerà più tempo, portando a convenienza nel lungo periodo per il consumatore.

Il nostro intervento nasce per rispondere a un aspetto emerso nei lavori preparatori, cioè il desiderio dei cittadini europei di essere parte del cambiamento, contribuendo attraverso le loro scelte di consumo nella direzione della transizione ecologica. L’ESPR permetterà di trovare sul mercato dei prodotti che siano genuinamente verdi, risparmiando ai consumatori la frustrazione di acquistare oggetti che si rompono facilmente e non possono essere riparati, per i costi proibitivi o perché la riparazione stessa non è possibile.

Attraverso il cosiddetto “Brussels effect”, l’Unione europea ha la capacità di regolare unilateralmente i mercati globali, influenzandoli attraverso le proprie politiche. In materia ESPR è un risultato sperato?

Il “Brussels Effect” non è un obiettivo intenzionale della legislazione che viene proposta in Europa. È un effetto secondario, quasi inevitabile se si considera che l'Europa è il mercato con il maggior numero di consumatori al mondo dotati di una certa capacità di acquisto. È quindi inevitabile che molte giurisdizioni non europee cerchino di adattarsi, perché ai produttori non UE conviene maggiormente seguire le regole più stringenti in modo tale da poter entrare nel mercato europeo. È già successo con la Direttiva Ecodesign e anche per il Regolamento sull' etichettatura dei prodotti connessi all'energia e ci aspettiamo che questo possa succedere anche per alcuni prodotti che saranno coperti da ESPR. Uno spillover in altre giurisdizioni può essere considerato positivamente, visto che l’Unione europea è una giurisdizione che cerca di ottenere alti risultati in termini di protezione dell'ambiente e di protezione dei consumatori.

Come verrà tutelato il Mercato UE, ad esempio per quanto riguarda le importazioni?

La proposta prevede anche un efficientamento e maggiori risorse per le autorità doganali. Questo è un punto cardine, poiché uno degli obiettivi principali di ESPR è quello di permettere una concorrenza leale sul mercato interno. Ciò significa che il regolamento si applicherà a tutti i prodotti che vengono venduti in Europa senza guardare dove vengano realizzati, se dentro o fuori i confini UE. Questo per evitare il cosiddetto dumping ecologico, cioè l’immissione nel mercato di prodotti realizzati senza applicare regolamenti ambientali e quindi con costi finali inferiori.

Come sarà d’aiuto in questo caso l’introduzione del passaporto digitale per prodotti?

Il passaporto digitale per prodotti è una delle più grandi innovazioni inserite dentro questa proposta. L’idea di fondo è trovare un punto di congiunzione tra la transizione verde e la transizione digitale. Il DPP serve principalmente come veicolo per contenere e passare le informazioni rilevanti sulla performance ambientale di un prodotto, permettendo inoltre agli operatori economici di conoscere esattamente quali materiali sono contenuti nel prodotto, al fine ad esempio di facilitare le attività di riciclo.
Non solo aiuterà i consumatori ad avere informazioni sulla qualità, le performance ambientali del prodotto e quindi scegliere meglio quando vanno a fare i loro acquisti. Il DPP faciliterà anche le operazioni di controllo del mercato da parte delle autorità competenti. Questo potrebbe essere un game changer. Va ricordato che non tutte le informazioni saranno disponibili a tutti. Questo metterebbe in difficoltà il mantenimento dei segreti industriali, la protezione dei diritti intellettuali e via dicendo. Il consumatore avrà a disposizione le informazioni che saranno rilevanti per poter scegliere sul mercato in maniera informata.

Adottato il Regolamento, da quali prodotti si partirà per gli atti delegati?

Il regolamento prevede dei criteri di selezione che sono simili a quelli che già esistono per la Direttiva Ecodesign: si darà priorità ai prodotti venduti in grandi quantità sul mercato europeo, con impatti ambientali importanti lungo la catena del valore – ad esempio tessile, arredo, acciaio, alluminio - e che hanno al tempo stesso i più ampi margini di miglioramento delle performance ambientali basati sulla tecnologia esistente.

Quali saranno i principali aspetti ambientali coinvolti dall’ESPR?

L’ESPR non si occuperà soltanto dell'efficienza energetica nella fase di uso dei prodotti, ma di una lunga lista di aspetti ambientali che nella disciplina attualmente vigente non vengono considerati o solo marginalmente, ad esempio la riparabilità dei prodotti.
Difficile dire quale sia il più importante, anche se personalmente ho una predilezione per tutti quegli aspetti che consentano un'estensione della vita dei prodotti; quindi, la possibilità che i prodotti siano più durevoli, che consentano facilmente un upgrade, che possano essere riutilizzabili e che soprattutto siano riparabili. Questo non solo riesce ad evitare la frustrazione dei cittadini di cui parlavamo prima, ma porterà anche alla creazione di nuove attività economiche e posti di lavoro.

C’è poi la prospettiva geopolitica, con la spinta verso il riutilizzo di materiali contenuti dentro i prodotti.
Per certi beni utilizzare prodotti riciclati ha degli impatti ambientali molto inferiori rispetto a utilizzare prodotti vergini, come per esempio l'alluminio. Pensiamo poi al recupero delle cosiddette terre rare in tanti dispositivi elettronici, materie prime che mancano all'Europa.
Infine, c’è il calcolo dell'impronta ambientale del prodotto, in particolare l'impronta di carbonio. Ci sono numerose aziende e industrie che cercano di farlo, chi in maniera più seria e chi meno. Reputo che un quadro regolatorio unico potrebbe veramente aiutare a dare un'informazione più affidabile al consumatore.

Per quanto riguarda l’impronta di carbonio, ci saranno imprese situate in Paesi dove il mix energetico è in larga parte composto da fonti fossili. Ci saranno misure di agevolazione, almeno in una fase iniziale, per garantire una leale concorrenza?

Questo è uno dei punti più interessanti, e in prospettiva controverso. Quello che è importante è cercare di capire come questi parametri verranno calcolati. Questo è un esercizio che viene fatto attraverso gli studi preparatori che sono necessari mentre si sviluppano le regole per la categoria di prodotto. Facendo un esempio, se dobbiamo calcolare l'impronta di carbonio dell'acciaio, ci saranno degli studi che considereranno esattamente i mix energetici nei diversi Paesi, compresi Stati extra UE perché le catene del valore sono globali e superano i confini dell’Unione. Sarà necessario fare un'analisi di sintesi e considerare anche tutti i trade off che ci sono tra i vari parametri che possono essere inseriti nella legislazione. Da un lato ci sia una base scientifica solida dall’altra in ottica di Better Regulation sarà fondamentale il coinvolgimento degli attori nella catena del valore nel cosiddetto Forum Ecodesign.

C’è stata infatti da poco l'apertura della consultazione, proprio per capire a quali categorie di prodotti dare priorità. Quanto è importante questa fase?

La fase di consultazione per noi è fondamentale. Ci permette di capire la predisposizione di determinati settori a essere regolamentati. E questo è un elemento chiave nel poter fare un una selezione ulteriore, perché noi presentiamo circa una ventina di prodotti finali, di prodotti intermedi più un set di misure orizzontali che potrebbe essere applicati a diversi prodotti. Ricevere riscontri ci permetterà di avere degli elementi ulteriori per poi selezionare quei gruppi di prodotti che potranno essere fatti nei primi tre anni.

Rispetto alle tempistiche, quando si concluderà l’iter legislativo?
Sono molto fiducioso che si riesca a finalizzare il processo legislativo del Regolamento entro questo ciclo politico, ossia entro l’estate 2024. Per gli atti delegati si parla già di una trentina di prodotti coperti entro il 2030. Però nulla si fa con nulla, ci vogliono risorse importanti. C’è poi un elemento strategico, perché con un nuovo Parlamento e una nuova Commissione, alcune delle priorità potrebbero cambiare. Credo tuttavia che la linea politica del Green Deal resterà, non solo perché tutte le istituzioni europee hanno investito tantissima energia in questo processo, ma perché in fondo ha tanti vantaggi a livello ambientale ed economico, non solo per le industrie ma anche per i cittadini.

Immagine: Envato Elements

* Le opinioni espresse sono quelle personali dell’intervistato e non costituiscono una presa di posizione ufficiale della Commissione Europea, né sono per essa vincolanti.