La raccolta differenziata è un po’ come una partita di calcio. Nel primo tempo si produce il bene, lo si consuma e poi, se possibile, lo si invia alla raccolta differenziata. Nel secondo tempo avvengono la selezione dei materiali adatti per il riciclo, il riciclo stesso e la ricollocazione sul mercato. In Italia, però, tendiamo a guardare il risultato già alla fine del primo tempo e ci interessiamo meno a quello che accade nel secondo. Ovvero, puntiamo l’attenzione sulla percentuale di raccolta differenziata, mentre è solo quando si riesce a ricollocare sul mercato il bene o la materia prima seconda che si decide se si è vinto il match. 

Revet Recycling è in campo per far vincere il riciclo nel settore critico del plasmix, le plastiche miste post-consumo come vasetti dello yogurt, piatti e bicchieri usa e getta, vaschette, film, retine, shopper (55% del totale delle plastiche usate) che sono le più difficili da riciclare. Si evita in tal modo che il plasmix prenda la strada del recupero energetico, come avviene quasi sempre in Italia e all’estero. “C’è una fortissima domanda dei nostri prodotti, perché i motori dell’economia mondiale, prima fra tutti la Cina, ne richiedono elevati quantitativi” spiega Alessandro Canovai, presidente di Revet Recycling. “Il mercato è quindi in forte espansione e la domanda è ben maggiore della nostra capacità di produzione, che raggiunge le 15.000 tonnellate annue. Al momento lavoriamo unicamente imballaggi che provengono da questa regione – prosegue Canovai – e tengo a sottolineare come la nostra sia un’esperienza dall’alto valore tecnologico per lo sviluppo del territorio toscano. Oggi c’è uno sforzo importante da parte dei gestori del ciclo dei rifiuti della Toscana e soci di Revet, per portare il livello complessivo dell’Lca del sistema di riciclo a valori di eccellenza e di piena sostenibilità industriale: da parte nostra, siamo fortemente impegnati per un migliore sviluppo delle potenzialità di mercato dei nostri prodotti”.

 

La selezione dei materiali 

Nel 2013 a Pontedera (Pisa) Revet Recycling ha inaugurato un nuovo sito produttivo. Qui vengono realizzati granuli e, in base alle richieste di mercato, un densificato che è un sottoprodotto del processo di lavorazione. In questo sito, che è costato poco più di 5 milioni di euro, arrivano le plastiche selezionate da Revet Spa, azienda che raccoglie l’80% dei rifiuti toscani e che insieme a Refri Srl è uno dei due azionisti di Revet Recycling. 

Nella selezione iniziale vengono suddivise le plastiche per tipo di polimero e talvolta anche per colore in modo di avviarle ai rispettivi canali di riciclo attraverso il sistema Conai. Le plastiche miste, invece, sono destinate a Revet Recycling, che opera un’ulteriore selezione individuando i polimeri a base poliolefinica (polietilene e polipropilene). 

“Non è possibile realizzare un impianto dove accogliere qualsiasi tipo di polimero, perché ciascuno di essi ha temperature di fusione e parametri di processabilità diversi” spiega Emanuele Rappa, amministratore delegato di Revet Recycling. “La selezione del materiale è duplice: la prima a secco, per mezzo di selettori ottici, è fatta da Revet; la seconda, la nostra, viene fatta nelle vasche di pre-lavaggio, dove il materiale più pesante va a fondo e viene espulso dal ciclo produttivo, mentre quello più leggero, che galleggia, può essere riciclato. Il processo di riciclo è tarato su polimeri a base di polietilene e polipropilene e la composizione chimico-fisica del prodotto finale ha un grado di tolleranza molto stringente. Pensiamo al nostro granulo Refill14, che è composto mediamente per un 10% da polipropilene con una tolleranza del 5% e per il 55% di polietilene a bassa densità, con la medesima tolleranza del 5%. Una forchetta del 5% per questo tipo di prodotti, provenienti dal riciclo di plastiche miste, è un intervallo di confidenza di tutto rispetto. Uno dei risultati più importanti che l’azienda ha ottenuto in questi due anni di lavoro è stato proprio quello della standardizzazione del prodotto immesso sul mercato: il cliente che compra i granuli Revet sa che da un mese all’altro non si troverà di fronte a variazioni di rilievo.”

 

Compostiere sostenibili tre volte: permettono di ridurre i rifiuti da gestire e di produrre compost da utilizzare in orti e giardini e per realizzarle non sono stati utilizzati polimeri vergini

 

Il processo produttivo

Da quando il plasmix entra nel processo produttivo all’uscita del granulo finito passano circa 45 minuti, un tempo che varia leggermente in funzione dalle caratteristiche del materiale di partenza. La linea produttiva ha uno sviluppo lineare di circa 120 metri ed è in grado di trattare da 1.500-2.000 chili l’ora di plasmix, per un totale di circa 15.000 tonnellate l’anno. In sintesi, il processo di produzione dei granuli può essere suddiviso in quattro fasi: triturazione, lavaggio, riscaldamento e trafilatura. 

Nella prima fase (triturazione) la plastica è caricata su nastri e viene lavorata da due trituratori gemelli che la sminuzzano in una pezzatura inferiore ai due centimetri. Successivamente, il materiale viene messo in una prima vasca di prelavaggio, grazie a cui si espelle la porzione più pesante (detriti e poliestere) mentre la frazione galleggiante viene inviata a due centrifughe che separano il materiale dall’acqua di lavaggio e da inquinanti solidi per poi passarlo in una vasca di lavaggio vera e propria che serve per la depurazione. La fase di riscaldamento viene effettuata per mezzo di due essiccatori centrifughi e di due torchi, che strizzano ulteriormente il materiale. Da qui, la plastica entra in un densificatore, dove si raggiunge la temperatura di fusione di circa 200 °C arrivando a produrre una sorta di pasta dentifricia. Infine, dopo un ulteriore filtro che serve a togliere le ultime impurità, il fuso viene trafilato in spaghetti, che vengono poi tagliati da una lama rotante. 

“Il processo è tutt’altro che banale e necessita di una serie di impianti secondari a servizio di quello primario” spiega Emanuele Rappa. “In particolare, è attivo un depuratore dell’acqua, che in parte viene riutilizzata nel ciclo produttivo e in parte espulsa. Ma l’elemento più innovativo del nostro processo industriale non è rappresentato tanto dai macchinari quanto dal know-how che abbiamo sviluppato e acquisito per giungere al prodotto finale. Mi riferisco soprattutto alle tipologie di materiali che usiamo per alimentare l’impianto e ai rapporti per realizzare le mescole. I macchinari sono comunque di ultima generazione: proprio pochi mesi fa abbiamo rinnovato l’estrusore – il cuore del ciclo produttivo – comprandone uno nuovo da un produttore della provincia di Reggio Emilia, leader del settore. Nella meccanica applicata al riciclo dei materiali l’Italia detiene, infatti, il primato delle eccellenze mondiali.” 

 

Dieci volte meno gas serra

Prima di realizzare l’impianto produttivo di granuli provenienti dal plasmix, Revet aveva commissionato a un’azienda terza (E-cube) il calcolo dell’impronta ecologica dei due processi a cui può andare incontro la plastica mista: il riciclo delle plastiche miste (come avviene nel sito di Revet Recycling) e l’avvio delle plastiche al recupero energetico. La stima ha evidenziato che l’attività di riciclo ha delle emissioni climalteranti quasi dieci volte inferiori rispetto al recupero energetico. Considerando anche la fase di combustione, le emissioni totali legate allo scenario “Preparazione al recupero energetico” (produzione del combustibile da rifiuti, Cdr) sono infatti pari a 37.358,8 tCO2e/anno (2.400 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato), mentre nello scenario “Recupero di materia” (produzione di granulo e profilati), le emissioni totali sono pari a 4.585,6 tCO2e/anno (290 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato). Esattamente il 12,3% rispetto a quelle prodotte dal recupero energetico. 

 

I prodotti finali

Revet Recycling non produce un granulo generico ma realizza varie mescole, definite in base alle necessità dei clienti con cui collabora. Il prezzo del prodotto finale è molto variabile perché dipende dalla tipologia di prodotto, se è colorato o meno, e dalle quantità acquistate. “Una prima esperienza che mi piace ricordare è con l’azienda toscana Roofy, che con i nostri granuli realizza prodotti per l’edilizia, come le coperture leggere adatte alla realizzazione o ristrutturazione di ogni tipo di tetto, ma anche dei giardini, con le piastrelle per camminamenti e rivestimenti di aree esterne Roofy Floor” afferma Rappa. “Abbiamo sviluppato un prodotto in grado di rispondere ai bisogni delle applicazioni edilizie: non deve scolorire al sole e deve essere resistente a caldo e freddo estremi. Il fatto che questi prodotti si possano trovare anche nella grande distribuzione, presso i punti vendita di Leroy Merlin, è un segnale dell’interesse dei consumatori finali per beni da riciclo. 

Un secondo progetto di rilievo è stato quello con Piaggio. In questo caso il nostro polimero è stato usato, insieme ad altri, per realizzare alcune parti (interne e a vista) di uno scooter ibrido: portasella, controscudo, portafiltro, portatarga, bauletto, pedaliere. Si è trattato di una collaborazione importante, anche se adesso è conclusa, grazie alla quale abbiamo dimostrato che partendo dalle plastiche miste opportunamente lavorate riusciamo a ottenere una mescola in grado di soddisfare anche gli standard tecnologici più elevati.” 

Da alcuni mesi Revet Recycling sta collaborando con Sei Toscana, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nella Toscana del Sud (province di Arezzo, Grosseto e Siena), per la realizzazione di veicoli elettrici usati nella raccolta nei centri storici delle città. “Con questo progetto chiudiamo il cerchio: i cittadini vedono concretamente come sono utilizzate le plastiche che in passato avevano raccolto.” 

Oltre al granulo, su richiesta Revet Recycling può produrre un materiale densificato che è un sottoprodotto del processo di lavorazione. È il materiale che fuoriesce dal processo produttivo prima della granulazione: viene impiegato per realizzare profili di varie forme e dimensioni, che vengono utilizzati in sostituzione del legno per creare arredi urbani. Questo ambito produttivo aveva riscosso un certo interesse alcuni anni fa quando la precedente giunta della Regione Toscana aveva emesso due bandi per finanziare l’acquisto di arredi per esterni in plastica riciclata. “Ci auguriamo che anche la nuova giunta regionale prosegua in questa attività” spiega Rappa. “Gli enti locali della Toscana sono più attenti di altri relativamente agli acquisti verdi della pubblica amministrazione, ma non ancora abbastanza. L’interesse dei Comuni toscani è a macchia di leopardo e ritengo sia importante che gli enti locali abbiano questo tipo di attenzione perché sono i principali responsabili della raccolta differenziata nei confronti dei cittadini e dovrebbero quindi essere i primi ad acquistare prodotti realizzati in materiali da riciclo. A livello normativo sarebbe necessario intervenire proprio su quelle materie, come il plasmix, più difficili da riciclare. Se il Pet è un materiale che viene riciclato da decenni e non necessita di incentivi, il riciclo del plasmix invece avrebbe bisogno di essere incentivato, esattamente come avvenuto con le energie rinnovabili. Il riciclo delle plastiche miste soffre in Italia di alcune distorsioni che vanno in direzione opposta a quanto indica anche la gerarchia europea, che privilegia il recupero di materia rispetto al recupero di energia.”

 

Parchi pubblici toscani, sostenibili e a filiera corta: gli arredi sono realizzati con le plastiche miste raccolte in modo differenziato in Toscana e riciclate da Revet Recycling

 

L’apertura verso l’estero

Oggi metà della produzione di Revet Recycling è venduta in Italia e l’altra metà viene esportata, soprattutto in Estremo Oriente ed Europa. 

“Abbiamo un importante cliente in Cina, una grande azienda con una produzione assai diversificata in ambito industriale” prosegue Rappa. “Spesso si pensa, erroneamente, che le aziende cinesi siano poco attente alla qualità. Invece, il nostro cliente cinese ci ha scelto anche per tutta una serie di analisi chimo-fisiche con cui corrediamo le nostre forniture e tutti i mesi realizza approfondite contro-analisi sui nostri prodotti.” 

“Attualmente – spiega Alessandro Canovai – siamo attivi a livello internazionale per cercare di raggiungere a livello commerciale mercati che hanno una forte domanda per il nostro granulo e che quindi hanno anche prezzi d’acquisto migliori. Questo ci ha portato a condurre numerosi scouting commerciali. Quella di estendere la propria esperienza anche su altri territori, italiani ed esteri, è un’ambizione di Revet Recycling, ma prima dobbiamo consolidare alcuni elementi nel nostro percorso: lo stabilimento di produzione di granuli ha due anni e i numeri industriali vanno misurati sul lungo periodo. Fondamentale per noi proseguire negli investimenti in Ricerca&Sviluppo” conclude Canovai. “La fase di ricerca, finanziata in parte anche dalla Regione Toscana, che si è concretizzata nella realizzazione dell’impianto produttivo di Pontedera aveva preso avvio nel 2010 ma sta proseguendo tuttora, anche grazie alle collaborazioni con le Università di Pisa e Firenze.”

 

Info

www.revet-recycling.com