“La natura e il suo design sono un’infinita fonte d’ispirazione per la scienza e per i designer.” Così parlava nel 2006 Janine Benyus fondatrice del Biomimicry Institute, il primo istituto di ricerca sulla biomimesi. Un design che imiti la natura e allo stesso tempo ne sia rispettoso, attento a usare materiali che ne imitino le funzioni e che riproducano la complessa interrelazione tra materia e ambiente. Un design che come ogni elemento naturale sia sempre in costante trasformazione circolare. Così “funzionano” gli elementi chimici alla base della vita: non cessano di vivere ma si trasformano in nuova vita. Dalla culla alla culla.

 

Michael Schoner, The A3 Animals

 

Questi sono gli assiomi di un design compiutamente contemporaneo. Una visione del lavoro progettuale che trova tra le sue radici il concetto di cradle-to-cradle (dalla culla alla culla) elaborato da William McDonough e Michael Braungart. Lo dimostra uno degli eventi design italiani più hip di quest’anno “GoodDesign - The Natural Circle”. L’evento, organizzato dal collettivo per l’abitare sostenibile Best-Up si è tenuto dal 14 aprile al 3 maggio a Milano, nel quadro della Design Week. Arrivato alla sesta edizione presso la Cascina Cuccagna, GoodDesign quest’anno si è concentrato proprio sul tema del circular design o cradle to cradle design. “Abbiamo creato questo evento per dare spazio al design per il sociale”, spiega Giuliana Zoppis, una delle organizzatrici, “un design dove al centro del prodotto deve esistere una riflessione sul ciclo di vita del prodotto per ridurne gli impatti ambientali”. 

 

Bernotat&Co - Credit: Marleen Sleeuwits

 

Un’edizione che sottolinea due temi forti e centrali con cui il design oggi si deve confrontare. Da un lato la centralità dell’economia circolare, affermata anche dalle normative Ue passate durante il semestre italiano, dove ci sia una riduzione dei rifiuti e ci sia una seconda vita del prodotto. Dall’altro la messa in atto di un ciclo di vita cradle to cradle, dove si producono cose utili e durevoli. “Siamo passati dall’Lca al Life cycle design (Lcd) fino ad arrivare alla visione più completa, ovvero dalla culla alla culla, sia nel ciclo biologico sia nelle tecnologie di re-immissione nel ciclo produttivo dei componenti”, continua Giuliana Zoppis. Una visione in cui tutto si trasforma, riusa, ripensa.

L’esposizione è stata caratterizzata dal tentativo di ricreare un’atmosfera naturale, con scenari dove l’ambiente è protagonista e ne suggerisce le forme. Lo dimostrano il bosco di alberi a luci led di Foscarini o le decorazioni certosine di Giulia Berra. 

 

Soojin Kang, Seating, 2012-2013

 

Lo stato di salute del “design circolare” appare dunque più che positivo. In Italia come in Europa, grazie anche alla presenza nutrita di progettisti olandesi. “Il design italiano è cresciuto più di quanto comunemente si pensi”, spiega Zoppis. “Il mondo dei distretti dei prodotti italiani di eccellenza si è sempre sforzato di risparmiare materiali ed energie, di fare pezzi che possano essere smembrati o smontati facilmente. Chi produce è legato al suo terreno, lo rispetta. E quindi esiste una vocazione innata nel prodotto italiano a questa filosofia.” Chi ancora non ha sposato questa visione lo dovrà fare per ragioni economiche: il mercato lo richiede sempre di più. “Il buon progetto da sempre prevede il dis-assemblamento per permettere la manutenzione e la sostituzione con i pezzi di ricambio. Molte aziende lo fanno come tradizione ma non lo vestono del contenuto. Non dicono: ‘Siamo ecocompatibili’”, continua ancora la responsabile di GoodDesign. “Va detto: la parte più carente del design italiano è comunicare i valori e saperli vendere insieme al prodotto.” Per il resto: good design is here!

 

Seletti, Woodland - Credits: Antonio di Canito

 

Info

www.goodesignevent.it

www.bestup.it

 

Biomimicry Institute, biomimicry.org

 


Un viaggio nel progetto

 

The Mycelium Project

Può la stampa 3D, informatica e digitale per definizione, essere “naturale”? Una sfida che ha da sempre intrigato il designer Eric Klarenbeek. Che dopo anni di tentativi, con Mycelium Project ha messo a punto un modo innovativo di applicare la tecnologia della stampa 3D sfruttando il micelio (ossia l’apparato vegetativo dei funghi) al posto dei classici polimeri sintetici. Il micelio viene combinato insieme a materie prime diverse e disponibili in un dato luogo per dar vita a oggetti con un “impatto ambientale negativo”. Parliamo di scarti, che triturati e mescolati con il micelio, possono essere prodotti ovunque per diventare “inchiostro” 3D. Pronto per essere usato per stampare oggetti di arredamento. “Ho cercato di realizzare mobili poetici e interessanti, poiché vivi, fatti di materia organica quindi anche interamente compostabili”, spiega Klarenbeek. “I funghi che fanno capolino hanno una doppia funzione estetica e dimostrativo-concettuale, che sottolinea la struttura profonda che unisce il progetto.” 

Un elemento interessante del progetto è il suo essere assolutamente local: si può stampare ovunque, usando materia prima locale. Sia per piccoli oggetti sia per oggetti di grande scala, annuncia Klarenbeek, che sta già lavorando sul prototipo di una nuova stampante 3D.

Info

www.ericklarenbeek.com

Eric Klarenbeek, Mycelium Chair

 

Il cerchio della vita

Artista e creatrice di grandi installazioni e sculture eco-compatibili, Giulia Berra realizza le sue opere “assemblando” insetti e altre parti animali, come penne o piume. Niente violenza naturalmente: tutti i piccoli animali sono stati raccolti da Giulia a fine vita da terra, dai parabrezza delle automobili o sono stati forniti da strutture che li allevano (inclusa l’oasi delle farfalle di Milano che le ha messo a disposizione lepidotteri e crisalidi). Ne risulta un lavoro ispirato alla tassidermia, ma squisitamente leggero ed etereo, oggetti poetici da ammirare e maneggiare con cura perché estremamente delicati. Un esempio puramente concettuale del concetto di end of life della materia.

Info

giuliaberra.blogspot.it

 

Giulia Berra, Città di crisalidi

 

Celltable Collection

Florian Hauswirth è un grande amante della sofisticazione della forma. Lo dimostrano opere come la sua sedia a tre gambe con schienale regolabile del 2010 o la curiosa scacchiera a pezzi combinabili presentata a Milano nel 2011. Meno si sa della sua passione per i materiali, nata dal lavoro come modellista e ricercatore materiali per Vitra e per lo studio design di Barber Osgerby. Fondatore del collettivo svizzero Postfossil (2007) negli ultimi anni ha lavorato sempre di più sulla sostenibilità come dimostra l’ultima serie Celltable Collection, una serie di tavoli realizzati con tubi di cartone, MDF e assemblati con colla a base d’acqua. Il dettaglio più importante è la loro irregolarità: il piano d’appoggio non perfettamente rotondo, un omaggio alla perfetta imperfezione della natura.

Info

www.florianhauswirth.ch

 

Florian Hauswirth, Celltables - Credit: Stefan Hofmann

 

De+Craft “Dare alla materia una seconda vita”

La fusione di design e artigianato. Il nome del collettivo, composto da architetti e artigiani con sede a Roma e Milano, definisce l’anima del progetto, a metà strada tra design – De – e artigianalità – Craft, appunto. Un progetto che nasce all’interno dei cantieri edili, dove per costruire nuovi edifici, spesso, si scarta una quantità di materiali rilevante. Piantane, cemento, attrezzature, impalcature. La lista è lunga. De+Craft riutilizza e recupera la materia del luogo-cantiere per creare oggetti originali, installazioni e pezzi d’arredo unici. “Esistono numerosi materiali di fascino da ripensare in modo creativo”, spiega la curatrice della mostra GoodDesign. “Lamiere arrugginite, pezzi di ferro, attrezzi da lavoro. Tutto può essere rigenerato e convertito in qualcosa di funzionale con una nuova forma, un’identità estetica... una seconda vita. Al punto da creare una collezione di pezzi unici e di grande pregio.”

Info

www.decraft.it

 

De+craft

 

Moca “Architetture semplici, eppur geniali”

In Africa (e non solo) è ancora così: le case si fanno tutte con materiali disponibili in loco. Fango, terra, paglia, acqua. Similmente il gruppo Moca studia e sperimenta la realizzazione di un kit per l’assemblaggio di case a basso costo realizzate con materiali locali. Si tratta di abitazioni semplici ed ecologiche, che ognuno può costruire con le proprie mani. La struttura è semplice ed essenziale, il costo è contenuto, e la qualità del risultato e la sua efficienza energetica sono di tutto rispetto. Il progetto è concepito per sostenere le zone più povere del Sud del Mondo, ma è anche un appello fattivo in favore del “diritto alla casa”. Il gruppo Moca è composto da Raffaele Bettoni, Matteo Tommasini, Massimo Fioretta, Carlotta Fabbri, Michele Buizza.

Info

www.mocagroup.com

Moca Group

 

Uovodesign, Superorganism

Uovodesign Superorganism

“Guardando le materie organiche con gli occhi del designer emergono potenzialità inedite rispetto agli ordinari sistemi di produzione dell’industria.” Per questo Simone Benvenuto di Uovodesign realizza oggetti utilizzando ogni tipo di materia organica disponibile in natura. Come egli stesso afferma “Un modello progettuale tiene conto di ogni fase della vita organica: i sistemi di crescita, il ph, le temperature, il peso specifico, le stesse diversità degli stati della materia possono rappresentare un’occasione progettuale. L’approccio tradizionale del design prenderebbe in considerazione il solo stato solido. Tralasciando altri stati, altrettanto importanti.”

Nel caso di Superorganism, Benvenuto ha lasciato che fossero le api stesse – considerate un superorganismo in virtù delle loro modalità di vita all’interno dell’alveare – a creare degli oggetti di design. La loro operosità (miele, cera, propoli) è stata sfruttata per creare cucchiai e ampolle di miele sigillate. “Create e sigillate dalle api stesse, in equilibrio tra esigenze pratiche ed estetica del lavoro di questi straordinari insetti”, spiega Benvenuto.

Info

www.uovodesign.com