Dieci paradossi per raccontare la percezione degli italiani rispetto al valore dell’acqua. Anche quest’anno torna la survey realizzata dall’Osservatorio della Community Valore Acqua del think tank The European House – Ambrosetti, che il 9 febbraio 2023 ha anticipato i dati salienti del Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”. Giunto alla quarta edizione, il volume, che sarà presentato a Roma in forma integrale insieme al Blue Book 2023 di Fondazione Utilitatis il prossimo 22 marzo, nasce per rappresentare la filiera estesa dell’acqua in Italia, mettendo a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano: dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte.

Il valore dell’acqua per gli italiani

Il sondaggio, somministrato dalla Community Valore Acqua per l’Italia durante il mese di settembre 2022 ad un campione di 1000 cittadini italiani, nasce per comprendere la percezione sul valore della risorsa e dell’educazione all’acqua per le nuove generazioni, analizzare le abitudini e i comportamenti relativi al suo uso nella quotidianità, e valutare le variazioni nei comportamenti rispetto alla rilevazione precedente.

“Abbiamo monitorato, aggiornandoli a un anno di distanza, i Paradossi nella percezione dei cittadini italiani sul valore dell’acqua e le abitudini di consumo, per analizzare le variazioni nei loro comportamenti alla luce del contesto di crisi in cui ci troviamo”, ha affermato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House – Ambrosetti. “Solo per citarne uno, il cambiamento climatico è la terza priorità del Paese per i cittadini italiani, ma si conferma un problema ancora lontano dal proprio territorio, anche nell’ ‘annus horribilis’ per il clima italiano”.

I dieci paradossi italiani sull’acqua

Come emerge dall’analisi di The European House - Ambrosetti, nonostante i cittadini siano consapevoli che il 2022 sia stato l’anno più caldo e siccitoso della storia italiana, si dichiarano meno preoccupati rispetto allo scorso anno per i fenomeni metereologici estremi (paradosso della crisi climatica).

Il cambiamento climatico – paradosso “NIMBY” (Not In My Back Yard) - viene percepito dagli italiani solo come il terzo problema più grave che affligge il Paese (37,4% delle risposte) dopo la “sanità” (39,9%) e soprattutto l’“occupazione” e l’“economia” (62,2%) (paradosso del cittadino in crisi). E se si restringe l’osservazione alla propria zona di residenza il cambiamento climatico scivola al 4° posto fra i problemi più gravi, scavalcato anche dalla carenza di infrastrutture e gestione della mobilità.

In tema di acqua pubblica, invece, la conoscenza e percezione degli italiani continuano a essere in contraddizione con i dati fattuali (il paradosso della scarsa sicurezza dell’acqua del rubinetto): l’Italia è il primo tra i grandi Paesi europei per qualità dell’acqua in quanto l’85% della risorsa viene prelevata da fonti sotterranee (quindi protette e di qualità) contro il 69% della Germania, il 67% della Francia o peggio ancora il 32% di Spagna e Regno Unito fino al 23% della Svezia. Nel Nord-est c’è maggior fiducia sulla qualità dell’acqua del rubinetto (87,4% degli intervistati la ritiene di livello alto o medio), mentre al Sud e nelle Isole la fiducia scende di oltre 14 punti percentuali al 72,8%. Quello che non convince nel Nord-Italia è soprattutto il sapore, ma al Centro e al Sud non si sentono sicuri della qualità di quest’acqua o non si fidano dell’igiene delle autoclavi.

Poi, nonostante il 96,3% degli italiani dichiari di adottare sempre o talvolta comportamenti sostenibili, meno del 30% (29,5%) consuma con regolarità acqua del rubinetto (paradosso del consumatore sostenibile). Ma i giovani potrebbero invertire questa tendenza con un 60% di under 30 che già beve senza problemi l’acqua degli erogatori pubblici.

Ci sono poi i paradossi del cittadino irresponsabile e della spesa elevata. Mentre quasi tutti i cittadini si dichiarano attenti a un uso responsabile della risorsa idrica, quasi il 75% sottostima il suo reale consumo. In aggiunta a una sottostima dei propri consumi giornalieri, 9 italiani su 10 sovrastimano la reale spesa in bolletta per l’acqua, nonostante l’Italia sia il quarto Paese con la tariffa meno cara d’Europa.

Nonostante i cittadini non abbiano consapevolezza del loro reale consumo di acqua, gli strumenti di monitoraggio come gli smart meter sono poco conosciuti (anche a causa di una loro limitata diffusione) e, per chi li conosce, ritenuti scorrettamente poco efficaci (paradosso del metering poco efficace)

Pur ritenendo di sostenere elevati costi in bolletta idrica, si registra un basso livello di conoscenza sugli strumenti di agevolazione economica previsti in bolletta idrica, anche se si registra un miglioramento rispetto allo scorso anno (paradosso del bonus quasi sconosciuto).

I cittadini sono infine consapevoli di pagare per alcuni servizi chiave del ciclo dell’acqua, ma non tutti sono consapevoli che le aziende del Servizio Idrico Integrato si occupano a 360° di tutte le fasi da monte a valle della gestione dell’acqua (paradosso del servizio idrico integrato).

Prima survey sulla finanza green: le difficoltà nell’interpretazione delle linee guida europee

Secondo una ricerca specifica che farà parte del Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia 2023” condotta da The European House-Ambrosetti sulle aziende operanti nel Servizio Idrico Integrato (SII) - somministrata quindi alle aziende della Community Valore Acqua e alle associate di Utilitalia, grazie all’accordo di partnership scientifica con Utilitalia e Fondazione Utilitatis, - la maggior parte delle aziende italiane che opera nel settore “acqua” (6 su 10) sta considerando di applicare o sta già applicando i criteri ambientali della Tassonomia EU nella definizione del proprio piano di investimenti.

“È la prima volta che viene svolta una survey sulla percezione degli operatori italiani del Servizio Idrico Integrato sulla tassonomia EU, che avrà un ruolo fondamentale nella transizione verso gli obiettivi EU di neutralità climatica entro il 2050”, ha spiegato Benedetta Brioschi, Associate Partner e Project Leader della Community Valore Acqua per l’Italia, The European House – Ambrosetti. “Dalle risposte degli operatori emerge chiaramente la diffusa difficoltà a districarsi nell’ambito della tassonomia degli investimenti europei in fatto di energia e perdite idriche e la necessità di definire al meglio interventi in grado di conciliare necessità ambientali e mercato”.

Sono forti infatti le difficoltà incontrate nell’interpretazione degli stessi criteri tecnici: l’83% riguarda la possibilità di corretta valutazione dei potenziali risparmi energetici e il 77% la misurazione delle perdite idriche lungo la filiera. Gli ostacoli maggiori vengono individuati nella complessità della raccolta e valutazione dei dati e delle informazioni richieste, nell’impossibilità di applicare alcuni parametri previsti dalla Tassonomia UE e dalla stessa interpretazione della metodologia di valutazione dei risultati.

Image: Imani (Unsplash)