Consapevolezza e allarme. È un binomio a cui chi si occupa di temi ambientali ha da tempo fatto il callo. Da un lato c’è una sempre maggiore coscienza, non solo da parte degli scienziati ma della stessa opinione pubblica, circa gli effetti della crisi climatica e ambientale sulle nostre vite; dall’altra si assiste a continue emergenze (e l’alluvione in Emilia-Romagna è solo l’ultimo esempio), frustrati quasi sempre dalla mancanza di preparazione e dall’inefficacia delle soluzioni.

Su questo binomio si incardina da 26 anni il lavoro di CinemAmbiente, il primo e più importante festival italiano di film a tematica ambientale, che torna a Torino dal 5 all’11 giugno 2023.
Nato da un’intuizione del direttore Gaetano Capizzi nel 1998, quando il “cinema ambientale” nemmeno esisteva, il festival torinese ha contribuito a costruire, appunto, una coscienza green, facendo da cassa di risonanza, anche a livello internazionale, per quello che ora è un vero e proprio genere della settima arte. E oggi, che quella coscienza si può dire formata e forte (se non altro nelle nuove generazioni), la creatura di Capizzi si concentra sempre più sul lato dell’allarme, puntando i riflettori su problemi emergenti e dando spazio a chi cerca e propone soluzioni.
Un po’ come facciamo noi di Materia Rinnovabile, felici di essere per il secondo anno mediapartner della manifestazione.

Il giro del mondo in 80 film sull’ambiente

Ogni anno, la settimana di CinemAmbiente non è solo una panoramica a 360° sulle questioni ambientali, ma è un vero e proprio giro intorno al mondo. Per questa edizione sfileranno sotto la Mole ben 82 pellicole fra lungometraggi e cortometraggi, in arrivo da 38 Paesi che rappresentano i cinque continenti. Si viaggerà dalla Siberia all’Africa, dalle foreste del Borneo a quelle della Scandinavia, dalla laguna di Venezia alla giungla d’asfalto di Dacca, da uno zoo austriaco ad uno australiano, dalle montagne peruviane fino alle profondità abissali dell’Oceano Pacifico.
I film sono suddivisi in due concorsi internazionali, per documentari e cortometraggi, e due sezioni non competitive, la vetrina italiana Made in Italy e un Panorama di grandi pellicole da tutto il mondo.

Giustizia climatica, estrattivismo, diseguaglianza

La serata inaugurale di lunedì 5 giugno, in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, sarà aperta, come è ormai tradizione del Festival, da Luca Mercalli, che farà il punto sulla crisi climatica e su quanto finora (non) è stato fatto per affrontarla. Seguirà la proiezione di The Letter: a Message for Our Earth, diretto dal regista inglese Nicolas Brown e ispirato all’enciclica Laudato si’. È la storia di cinque attivisti invitati a Roma dal Papa - un rifugiato climatico senegalese, un leader indio dell’Amazzonia, una ragazza indiana, una coppia di scienziati statunitensi – che introduce uno dei filoni di questa edizione di CinemAmbiente: il tema sociale, declinato nei vari aspetti della giustizia climatica, delle diseguaglianze create dalla cultura dellestrattivismo, e degli impatti iniqui dell’inquinamento e del degrado delle risorse naturali.
Un tema che si svolgerà come un fil rouge lungo tutta la settimana, fino ad arrivare, domenica 11 giugno, alla serata-evento finale, che vedrà sul palco del Cinema Massimo il premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, economista bengalese “padre” del microcredito, a introdurre il film Breaking Social del regista svedese Fredrik Gertten: un mosaico di voci che raccontano le diseguaglianze create dal modello estrattivista e dalla cosiddetta “cleptocrazia globale”.

Deep sea mining, water-grabbing, greenwashing: una panoramica sui problemi emergenti

Sono 8 le pellicole in gara nel concorso principale, quasi tutte focalizzate su fenomeni emergenti e spesso legati alla crisi climatica.

Della corsa ai metalli critici sui fondali oceanici parla ad esempio l’atteso Deep Rising del regista canadese Matthieu Rytz, che già si era fatto notare al Festival nel 2018 con lo splendido Anote’s Ark. Rytz è riuscito a seguire le indagini esplorative della società mineraria The Metals Company (una delle maggiori aziende interessate al deep sea mining), che si prepara a sfruttare le enormi riserve di metalli preziosi per la transizione energetica presenti sui fondali profondi dell’Oceano Pacifico, senza curarsi troppo degli impatti sugli ecosistemi. Al termine della proiezione, Materia Rinnovabile condurrà il dibattito con il regista.

Ad un altro problema di sfruttamento di risorse collegato al clima è dedicato The Grab della regista brasiliana Gabriela Cowperthwaite: un thriller investigativo che fa luce sull’accaparramento, da parte di governi e investitori privati, di terreni fertili e ricchi d’acqua in vista dell’incombente crisi idrica.
Su una delle linee di fronte del cambiamento climatico ci porta Paradise, diretto dal russo Alexander Abaturov, che mostra gli incendi sempre più frequenti in una Siberia che diventa ogni anno più calda.

Sul fronte dell’energia, Nuclear Nomads di Kilian Friedrich e Tizian Stromp affronta la questione del nucleare da un punto di vista decisamente inedito: quello degli addetti alla manutenzione delle centrali francesi, che si spostano da un sito all’altro, risparmiando per il futuro e accumulando radiazioni.
Di greenwashing dell’industria energetica, e in particolare di quella fossile che si dichiara “convertita” al green, parla Le Système Total. Anatomie d’une multinationale de l’énergie di Jean-Robert Viallet, che indaga sulla sbandierata transizione ecologica del colosso francese TotalEnergie. Mentre è un inno all’ambientalismo declinato al femminile il film To the End di Rachel Lears, che segue la parabola di quattro giovani protagoniste della battaglia per un Green New Deal mondiale.

Al punto di vista non umano sono invece dedicati Zoo Lock Down dell’austriaco Andreas Horvath, che segue la quotidianità degli animali dello zoo di Salisburgo durante l’anno della pandemia, e il surreale Lynx Man di Juha Suonpää, definito l’equivalente finlandese del Grizzly Man di Herzog.

Infine, le sezioni Made in Italy e Cortometraggi sono davvero troppo ricche per poterne dar conto qui. Ma vanno almeno segnalate le due pellicole sui grandi fiumi italiani e la crisi che stanno vivendo: Il fiume per noi. La vita che scorre di Elena Comino e Laura Dominici, dedicato al Po, e Io, Tevere di Marco Spinelli. E, ancora a proposito di acqua, Lagunaria di Giovanni Pellegrini è un affresco sul presente e futuro di Venezia.

Ecoeventi: mostre, libri, masterclass

Non di soli film vive CinemAmbiente. Accanto ai già densi programmi di proiezioni, c’è infatti la sezione degli Ecoeventi, che diventa più ricca di anno in anno: convegni, mostre, presentazioni di libri, un premio letterario, masterclass con importanti registi e la mini-rassegna per ragazzi CinemAmbiente Junior (domenica pomeriggio).

L’arte visiva sarà rappresentata dalla mostra One Planet One Future dell’artista multimediale e regista Anne de Carbuccia e dalla scultura Antimatter-Stone di Sebastiano Pelli, creata appositamente per il Festival in collaborazione con il Castello di Rivoli e con CIAL – il Consorzio italiano Alluminio.
Si segnala poi la presentazione del volume Ecovisioni di Marco Gisotti (Edizioni Ambiente), che ricostruisce la storia dei film a tematica ambientale, dai fratelli Lumiere all’acclamato Siccità di Virzì.
E infine, imperdibili sono le due masterclass: una con il documentarista russo Victor Kossakovsky, che tra l’altro presenta nella sezione Panorama il suo ultimo lungometraggio, Gunda; l’altro con il regista cileno Pablo Larraín, diventato famoso nel 2008 con il film Tony Manero.

Tutti i film e gli eventi del Festival sono ad accesso gratuito. A partire dal giorno successivo alla proiezione in sala, una selezione di film sarà visibile online tramite il sito del Festival, www.festivalcinemambiente.it, fino al 18 giugno, sulla piattaforma OpenDDB, che avrà una capienza di 500 accessi per ciascun titolo.
Il programma completo è consultabile sul sito del Festival.

Immagine: "Earth Protectors" di Anne de Carbuccia (sezione Panorama)