Dalla gestione dei fondi PNRR all’installazione delle rinnovabili, dallo scontro europeo sull’automotive elettrico alla sfida sugli imballaggi. Sono tanti i fronti sui cui sta lavorando il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica in questi mesi e per capire quali direzioni sta prendendo la transizione ecologica e circolare italiana abbiamo intervistato la Viceministra Vannia Gava.

I fondi del PNRR sono erogati solo se si raggiungono determinati obiettivi. L’Italia sta facendo i compiti a casa?

Sono state conseguite nei tempi tutte le 20 Milestone e i Target UE del 2022. Le procedure e i bandi attivati hanno avuto grande attrattività, tanto da far registrare istanze progettuali per 17 miliardi di euro a fronte di circa 7 miliardi di disponibilità finanziaria complessiva. Ammontano a 6 miliardi di euro i progetti già aggiudicati.
Grande è il lavoro, poi, che abbiamo effettuato sul fronte della semplificazione, introducendo numerose riforme per velocizzare gli iter ed agevolare le imprese. Il tutto avendo ben saldo il principio della sinergia e del confronto costante con gli stakeholder.

Siamo ancora in una fase di riforme (Milestone), poi si dovranno ottenere i risultati concreti attesi da Bruxelles. Il 2025 è vicino. C'è preoccupazione?

Nessuna preoccupazione. Continuiamo a seguire il percorso delle semplificazioni. Sono queste il perno principale attorno al quale tutto ruota. È importante che le imprese siano accompagnate nel percorso di transizione giusta abbattendo tempi e modalità di accesso alle risorse. Ci sono i fondi, bisogna che ci si metta tutti nelle condizioni di spenderli, e in fretta. Come Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica stiamo lavorando tanto su questo fronte, che è cruciale, accorpando gli adempimenti in capo alle imprese.

L'ultimo decreto prevede l'assunzione di funzionari e tecnici per dare supporto agli enti locali. Che ruolo avranno questi funzionari? Esiste un problema di mancanza di competenze nelle Pubbliche Amministrazioni che gestiranno i progetti?

Stiamo creando i presupposti per mettere tutti i soggetti attuatori delle misure PNRR nelle condizioni di raggiungere pienamente gli obiettivi. Per questo è fondamentale il ruolo di supporto tecnico agli enti locali sui vari aspetti di cui consta la messa a terra di una progettualità così complessa e inedita.

Come procedono le installazioni delle fonti rinnovabili?

Nel corso del 2022 sono stati autorizzati oltre 12GW di nuove installazioni di impianti da fonti rinnovabili grazie alle semplificazioni introdotte con i vari decreti. È stata istituita una commissione PNRR-PNIEC che valuta in tempi accelerati i progetti connessi a misure PNRR e ancorati agli obiettivi del Piano nazionale integrato per l’Energia ed il Clima.
Con il decreto semplificazioni PNRR approvato in questi giorni sono state introdotte ulteriori semplificazioni, come la soppressione della valutazione preventiva di interesse archeologico a cui era subordinata l’intera procedura di VIA ed è stato rafforzato l’organico della Commissione VIA. Altre semplificazioni burocratiche riguardano soprattutto impianti fotovoltaici e di produzione di idrogeno.

È prevista un’accelerazione sull’idrogeno “con misure di semplificazione per lo sviluppo dell’idrogeno verde e rinnovabile”. Come giudica la proposta della Commissione che definisce i criteri per stabilire se l'idrogeno è davvero rinnovabile?

L’ok della Commissione europea all’idrogeno verde dal nucleare ci vede assolutamente favorevoli. Così come perfettamente concordi ci aveva visti prima l’inserimento dell’energia nucleare nella tassonomia verde. I tempi sono maturi, oltre che non più procrastinabili, per tornare a parlare di nucleare in Italia. Questo governo ha un obiettivo: costruire l’indipendenza energetica del Paese che, la storia recente ce lo ha insegnato, non può più permettersi di essere dipendente per la quasi totalità delle forniture occorrenti dall’estero. Il nucleare, in questo, rappresenta una componente importante. È tempo di sdoganarlo smontando gli allarmistici fondamentalismi che non ci hanno consentito di crescere al pari degli altri Paesi.

Lo stop alla vendita di auto a motore con combustione interna dal 2035 è stato votato dal Parlamento europeo. Perché il governo italiano è l’unico a non essere allineato con l’Europa?

Parliamo di tempistiche assolutamente non sostenibili, che non consentiranno alla nostra industria di riconvertirsi nei termini previsti, con conseguenti duri contraccolpi su una filiera importante per il nostro Paese. Non si può sostituire la vendita dell’85% del motore termico in poco più di dieci anni. Puntare su biocarburante, idrogeno ed elettrico richiede un passaggio graduale, non si fa dalla sera alla mattina, mentre per il “solo elettrico” è troppo presto. Punti interrogativi sorgono anche in termini di valutazione di impatto ambientale, perché non ci si può limitare al mero calcolo delle emissioni di un’autovettura ma andrebbe analizzato l’inquinamento che provoca l’intero ciclo produttivo. Ad ogni modo, è chiaro che non è un mercato nostro ma di altri Paesi. La transizione verde è un obiettivo pienamente inserito nell’agenda italiana. Ma, come dico sempre, deve essere graduale e giusta.

Passando all'economia circolare, tra le proposte della Commissione non è piaciuto neanche il regolamento sugli imballaggi che privilegia il riuso rispetto al riciclo. Il PNRR destina più di due miliardi a impianti di riciclo. Cambierete qualcosa?

Il nuovo regolamento imballaggi proposto dalla Commissione interviene su sistemi circolari che rappresentano eccellenze a livello UE, come quello italiano che ha raggiunto con 9 anni di anticipo i target europei di riciclo fissati al 2030. Scardinarli attraverso una impostazione che non poggia su alcun fondamento scientifico né su un’analisi di fattibilità tecnico-economica, è un approccio inaccettabile. Non solo si perderebbe una quota vitale di materie prime secondarie, indispensabili per l’economia UE, ma si metterebbero a repentaglio milioni di posti di lavoro e miliardi di euro di investimenti. Comprendo l’enorme preoccupazione che serpeggia in tutti i settori industriali interessati, a livello nazionale ed europeo.

Si continua a parlare dell’eliminazione dei crediti d'imposta del Superbonus come misura che metterà in ginocchio migliaia di imprese. Come risponde il MASE a queste critiche?

Parliamo di una spesa pubblica di 120 miliardi di euro per solo il 3% delle abitazioni italiane. È chiaro che, di fronte a queste cifre, la priorità è tutelare il bilancio dello Stato, che poi sono i soldi di tutti i cittadini, rispetto a una politica fatta di promesse e annunci che ha creato gravi distorsioni del mercato. Siamo al lavoro per riparare il danno, con buonsenso e senza rischi.

Immagine: Zbynek Burival (Unsplash)