Le tecnologie digitali giocano un ruolo cruciale nella transizione verso un’economia circolare. In particolare, l’Internet of Things (IoT) e i prodotti smart connessi sono un cruciale fattore abilitante dell'economia circolare pur con potenziali effetti di rimbalzo. L’IoT risulta un abilitatore soprattutto per quanto concerne la riprogettazione dei prodotti, l’innovazione dei modelli di business e la riformulazione delle catene di approvvigionamento dei materiali.

IoT come fattore abilitante dell’economia circolare

Un recente articolo scientifico del RISE Research and Innovation for Smart Entreprises di Brescia analizza il ruolo abilitante della digitalizzazione, soprattutto nell'ambito della blockchain, della stampa 3D, della realtà aumentata e virtuale nella filiera delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. In particolare tali strumenti sarebbero cruciali nel riciclo dei RAEE, dal quale si potrebbero ricavare soltanto in Europa 2 miliardi di euro.

Secondo Bressanelli e altri autori l’IoT sarebbe fondamentale in molte fasi del ciclo di vita dei prodotti per estenderne la durata, per aumentarne l’efficienza energetica e per chiudere il cerchio.
Ad inizio vita del prodotto le tecnologie digitali permetterebbero di trasformare dati relativi ai prodotti in uso in informazioni preziose per migliorare la progettazione dei prodotti per la circolarità. Durante la fase d’utilizzo, l’IoT servirebbe per il monitoraggio delle attività del prodotto per prevenire comportamenti errati da parte degli utenti nell'uso del prodotto stesso, che possono portare a un'usura più rapida, consentirebbe la fornitura di manutenzione predittiva e un’ottimizzazione dell'utilizzo del prodotto con minore consumo di risorse oltre che il suo aggiornamento digitale. A fine vita, infine, l’Internet of Things potrebbe essere cruciale nel tracciamento dei prodotti per aumentare i tassi di raccolta e permettere un migliore processo decisionale rispetto alle attività di riutilizzo, riparazione e riciclo.

Tra riciclo dei rifiuti, automotive e moda

Tra le aziende ad aver sfruttato sensori e intelligenza artificiale per prime, compare la danese Nordsense. Nata a Copenaghen, oggi presente negli USA, in Spagna, Norvegia e Paesi Bassi, l’azienda danese offre una soluzione semplice e completa che ottimizza i processi di raccolta dei rifiuti monitorando con l’IoT il livello della spazzatura presente nel bidone. Attraverso un’analisi avanzata di dati, Nordsense suggerisce agli operatori ecologici un percorso di guida ottimizzato e la raccolta efficiente dei rifiuti. In tal modo Nordsense riduce il numero dei veicoli in strada, il loro consumo di carburante e, al contempo, evita la presenza di bidoni traboccanti e insalubri.

Il mondo dei rifiuti e del riciclo, tuttavia, non è il solo ad aver visto nell’IoT degli interessanti sviluppi futuri. Nel settore dell’automotive, Toyota da diversi anni ha puntato su Big Data e Internet of Things. L’azienda giapponese, impegnata a creare soluzioni per la mobilità del futuro, ha dato vita da diversi anni a Toyota Connected, nata come uno spin-off con sede a Londra. Oggi, grazie al lavoro di ingegneri e sviluppatori di software, Toyota Connected sfrutta la piattaforma Mobility Services (MSPF) di Toyota, un ecosistema digitale basato su cloud che fornisce gli strumenti necessari per portare sul mercato servizi di mobilità tra cui il ride sharing, il car sharing e il remote delivery. Oltre a ciò, la piattaforma in futuro punta a una mobilità urbana fatta su misura, dove a gestire auto, velivoli o altro, tutti rigorosamente senza pilota, sarà un’intelligenza artificiale.
Sempre nel settore automotive, sviluppato da Goodyear, è Oxygene, l’innovativo pneumatico che integra un sistema di comunicazione LiFi (luce visibile) con una connettività mobile che viaggia alla velocità della luce, che gli consente di collegarsi all’Internet of Things (IoT), rendendo possibile lo scambio di dati da veicolo a veicolo e tra il veicolo e l’infrastruttura che è fondamentale per i sistemi intelligenti di gestione della mobilità sostenibile e condivisa.
In generale, l’”Internet delle cose” consente di tracciare meglio i materiali e i componenti automobilistici durante il loro ciclo di vita, in modo da poterli recuperare e riciclare o rigenerare più facilmente.

Una cosa simile si può dire per il settore della moda. Anche qui diverse aziende stanno cercando di sfruttare le tecnologie digitali per renderlo più trasparente e sostenibile. È il caso di MCQ, etichetta di moda lanciata da Alexander McQueen che sfrutta blockchain e IoT per dimostrare i propri impegni di sostenibilità e unire i clienti intorno moda di lusso sostenibile, autenticità e re-commerce. MCQ ha progettato MYMCQ, una piattaforma tecnologica alimentata da blockchain implementata da Everledger, che consente a designer e a consumatori di registrare e scambiare in modo sicuro i capi di abbigliamento creati da designer selezionati attraverso la creazione di un record digitale sicuro e permanente di ogni articolo di abbigliamento.

Prodotto come servizio: le lavatrici intelligenti

L’innovazione abilitata dall’IoT può avere, inoltre, ricadute dirette sulla fornitura di modelli di business circolari e di prodotti come servizio, in particolare per la riparazione, il pay-per-use e la condivisione.

L'IoT consente, ad esempio, ai produttori di lavatrici di fornire nuovi servizi, per una migliore esperienza del cliente facilitando nuovi modelli di business basati sull’uso, vale a dire sui cicli di lavaggio, e sul consumo per nuovi flussi di reddito. I fornitori di lavatrici commerciali stanno utilizzando l'Industrial IoT (IIoT) per espandere le loro attività. Stanno sfruttando i dati generati dalle macchine sul campo per fare dei servizi un flusso di entrate significativo. I nuovi servizi a valore aggiunto, come il monitoraggio in tempo reale, la risoluzione dei problemi da remoto e la manutenzione predittiva, aiutano i produttori di apparecchiature a distinguersi dalla concorrenza e a generare ricavi ricorrenti che proteggono la loro attività da periodi di incertezza economica.

Samsung è stata tra le prime ad inserirsi nel settore lanciando, già nel 2021, una lavatrice bi-lingue abilitata all'intelligenza artificiale con interfaccia utente in inglese e hindi. Questa nuova linea di lavatrici a carica frontale completamente automatiche presenta un nuovo design ed è dotata delle tecnologie proprietarie Samsung EcoBubble e QuickDrive che, a detta dell'azienda, aiutano a risparmiare tempo ed energia e garantiscono il 45% in più di cura dei tessuti. Tali lavatrici offrono un processo di lavaggio personalizzabile, mentre l’intelligenza artificiale è in grado di apprendere e ricordare le abitudini di lavaggio dei clienti, di suggerire il ciclo di lavaggio più frequentemente utilizzato e altro ancora.

Bosch ed Electrolux in diverse nazioni portano avanti progetti di product-as-a-service nel settore degli elettrodomestici. Se Bosch ha dato via nel settore al progetto BlueMovement nei Paesi Bassi, Electrolux ha realizzato un progetto pilota a Gotland, in Svezia, dove per cinquanta famiglie una normale lavatrice è stata sostituita da un sistema di prodotto come servizio: un servizio pay-per-wash. La misurazione del numero di cicli di lavaggio è stata resa possibile grazie a una lavatrice digitale ad alta efficienza energetica, a un database centrale e all'installazione di dispositivi intelligenti per la gestione dell’energia. Ovviamente c’è un rovescio della medaglia: se aiutare i clienti a ridurre il consumo di energia, acqua e detersivi è un'iniziativa degna di nota, dall'altro disporre di dati sulle abitudini degli utenti crea alcuni problemi di privacy che dovranno essere affrontati nei prossimi anni.

Immagine: Envato Elements