Ormai sembra cosa fatta. L’olandese Wopke Hoekstra, fino a ieri ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, si avvia a diventare il nuovo commissario UE per il clima, posto lasciato vacante insieme a quello di vicepresidente esecutivo per il Green Deal, dopo le dimissioni di Frans Timmermans.

Alla nomina proposta dalla presidente Ursula von der Leyen a inizio settimana si è aggiunta, nei giorni seguenti, anche la “benedizione” a mezzo stampa (su Politico) del commissario all’ambiente Sinkevičius. E infine, nella giornata di venerdì 1 settembre, sono arrivate le dimissioni di Hoekstra dal suo ministero, inoltrate ufficialmente a Re Guglielmo Alessandro e poi immancabilmente postate su Twitter, o meglio su X, come si chiama ora nell’era Musk.
La scelta del nuovo commissario solleva tuttavia forti dubbi, e non solo nell’ala progressista del Parlamento, tanto da aver dato origine a una petizione per chiedere a von der Leyen di ripensarci.

Chi è Wopke Hoekstra

Classe 1975, Wopke Hoekstra fa parte del Partito Popolare Europeo, la principale formazione di centrodestra in Europa che, come noto, ha posizioni piuttosto critiche sulle politiche climatiche dell’Unione e su alcune norme del Green Deal.
Dal gennaio 2022 Hoekstra è il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, ma nella sua carriera ha ricoperto numerosi ruoli, tra cui quelli di vice premier e di ministro delle Finanze, oltre ad essere stato il leader del partito conservatore Appello Cristiano Democratico.
Tra le cose per cui si è fatto notare a Bruxelles c’è il suo discorso, nel 2020, contro gli aiuti economici per Spagna e Italia, i Paesi allora più colpiti dalla pandemia. Posizione che gli valse la durissima risposta del primo ministro portoghese Antonio Costa: “Un discorso disgustoso, di una follia assoluta e una meschinità totale”.

Polemiche a parte, è un fatto che Hoekstra non abbia praticamente alcuna esperienza in politiche climatiche e per la sostenibilità. Anzi, come hanno ricordato gli esponenti olandesi di Greenpeace, in uno dei suoi primi impieghi è stato dipendente della compagnia petrolifera Shell e vanta inoltre una lunga collaborazione con McKinsey, la società di consulenza di fiducia di moltissime multinazionali non proprio note per la loro sostenibilità.

L’appoggio delle istituzioni UE e i dubbi della società civile

Insomma, sulla carta Hoekstra non parrebbe proprio una scelta azzeccata. Soprattutto se si considera che la COP28 è alle porte e il nuovo commissario non avrà molto tempo per guadagnare esperienza in materia di politiche climatiche, prima di ritrovarsi a guidare la delegazione UE durante i negoziati di Dubai.

Eppure la sua candidatura ha il sostegno dei rappresentanti delle istituzioni europee.
Il 29 agosto la presidente della Commissione UE von der Leyen, dopo il colloquio con il candidato, ha rilasciato la sua dichiarazione ufficiale sulla questione. “Durante il colloquio – ha fatto sapere von der Leyen - Hoekstra ha sottolineato il suo impegno a portare avanti un'ambiziosa politica climatica e a mantenere l'equilibrio sociale in tutti gli sforzi congiunti necessari sulla strada verso la neutralità climatica”. E ancora: “La sua esperienza governativa sarà una risorsa importante in particolare per la diplomazia climatica dell'Europa nel periodo precedente alla COP28 e per la finanza climatica, nonché per l'attuazione degli strumenti legislativi legati al clima”.

Un paio di giorni dopo, intervistato da Politico, anche il commissario all’Ambiente Virginius Sinkevičius si è espresso positivamente, dichiarando che Hoekstra è “sicuramente” adatto a guidare il lavoro della Commissione europea sull’azione per il clima e che non ha “alcun dubbio sulla scelta del presidente”. Mentre, rispondendo a chi di dubbi ne solleva molti, aggiunge che il candidato olandese "merita una possibilità e […] poi potremo giudicare il suo lavoro alla fine".

In tanti però, sia nelle file più a sinistra del Parlamento che fra le ong ambientaliste, la possibilità preferirebbero non dargliela. E nel suo stesso Paese, una petizione lanciata dall’associazione DeGoedeZaak al motto di “Nessun sostenitore delle fossili come commissario UE” ha già superato le 36.000 firme.

Chissà se a questo punto la discussione sulla nomina in Parlamento, che avverrà nelle prossime settimane e dovrebbe essere solo una formalità, non possa invece riservare qualche colpo di scena.

Immagine: European People's Party official (flickr)