Secondo il Circularity Gap Report -The Netherlands, l’economia olandese è circolare per il 24,5%. Strategie mirate, soprattutto nei settori chiave dell’agricoltura, dell’edilizia, dell’energia e della produzione potrebbero triplicare la Circular Metric dei Paesi Bassi portandola fino al 70%.
In effetti, il governo olandese ha obiettivi ambiziosi: dimezzare il consumo di materie prime entro il 2030 e realizzare un'economia che sia completamente circolare entro il 2050.
Un piano molto ambizioso, quello di trovare modi più efficienti di utilizzare le materie prime e di realizzare un'economia sostenibile e senza rifiuti, a cui il governo olandese sta dando concretezza lavorando da anni con l'industria, le organizzazioni della società civile, i centri di ricerca e le università, i sindacati, le istituzioni finanziarie, le associazioni ambientaliste.

Vista l'urgenza della transizione, nell’ottobre 2016, è stato lanciato il programma governativo A Circular Economy in the Netherlands by 2050,  un piano nazionale che delinea una visione a 360 gradi per un'implementazione di successo dell'economia circolare. Tre sono gli obiettivi fissati dal governo per una transizione più rapida possibile: garantire che i processi produttivi utilizzino le materie prime in modo più efficiente così da ridurne il fabbisogno; in caso di necessità di nuove materie prime, utilizzare quelle rinnovabili e ampiamente disponibili prodotte in modo sostenibile; sviluppare nuovi metodi di produzione e progettare nuovi prodotti che siano circolari.

Agende di transizione e programma di attuazione

Alcuni mesi dopo la stesura del programma, nel gennaio 2017, il Governo olandese, insieme ai firmatari del Raw Materials Agreement e ad oltre 400 organizzazioni tra cui aziende, sindacati, organizzazioni ambientali e governi locali, ha firmato una lettera di intenti riguardanti un Accordo nazionale sull'economia circolare da realizzare attraverso lo sviluppo di Agende di transizione in cinque settori prioritari. Gli ambiti individuati dall’accordo, cruciali per l’economia olandese e per l'ampia impronta ambientale ad essi collegata, sono: edilizia e infrastrutture, industria manifatturiera, cibo e biomasse, beni di consumo e plastiche.

Le Agende di transizione affrontano le tematiche più rilevanti per questi settori in ottica circolare, come la responsabilità estesa del produttore, la legislazione e i regolamenti, gli incentivi di mercato, il monitoraggio, la conoscenza e l’innovazione. Guardando più da vicino queste Agende, spiccano senza dubbio le best practices e le numerose iniziative portate avanti nel settore dell’edilizia come la creazione del De Circulaire Bouwcatalogus (cioè il Catalogo degli edifici circolari) che raccoglie esempi stimolanti di prodotti e servizi circolari nel settore delle costruzioni, o lo Smart Crusher, che ha sviluppato una tecnica per recuperare sabbia, ghiaia e cemento dal calcestruzzo.

Successivamente, nel febbraio 2019 è stato lanciato il Programma di attuazione dell'economia circolare 2019-2023 (aggiornato nel 2020, nel 2021 e tuttora in fase di aggiornamento). Nello stesso anno la PBL Planbureau voor de Leefomgeving, agenzia governativa di valutazione ambientale, ha pubblicato Circulaire economie in kaart, report contenente un inventario delle attività circolari in corso e una valutazione dei posti di lavoro coinvolti in tali attività. Secondo il rapporto, l'economia olandese conta circa 85.000 attività circolari che impiegano circa 420.000 persone, corrispondenti al 4% dei i posti di lavoro.

Come afferma Freek van Eijk, direttore di Holland Circular Hotspot (HCH), “L'economia circolare fa parte del nostro DNA. Viviamo in uno dei delta più vulnerabili del mondo. Fin dal Medioevo abbiamo dovuto lavorare per mantenere i nostri territori asciutti. Questo ci ha reso collaborativi e innovativi. Siamo un Paese che non ha risorse, quindi ha molto senso mantenere in circolazione quelle che abbiamo. Abbiamo iniziato a lavorare sulla gestione dei rifiuti nel 1875, prima con una prospettiva igienica, poi con una prospettiva ambientale, poi con una prospettiva di catena del valore integrale. Ora lo facciamo in una prospettiva sistemica”.

Holland Circular Hotspot è una piattaforma pubblico-privata per aziende ed enti locali che favorisce la collaborazione e lo scambio di conoscenze ed esperienze sull'economia circolare olandese con l'obiettivo di stimolare l’imprenditorialità. Le attività governative e quelle di HCH evidenziano quanto il modello olandese si basi sull’importanza della collaborazione, sulla costante pratica di condivisione e diffusione di best practices e sull’approccio sistemico. Anche perché, prosegue van Eijk, “se si considerano indicatori come il tasso di utilizzo dei materiali circolari e le ultime statistiche europee, i Paesi Bassi sono all'avanguardia in Europa. Abbiamo il più alto tasso di utilizzo di materiali circolari, stiamo facendo cose buone, ma ci rendiamo conto che c'è ancora molto lavoro da fare. Lo stesso Circularity Gap dei Paesi Bassi ha il punteggio più alto finora misurato, il 24,5%, ma ciò implica che per il 75,5% non siamo circolari. Abbiamo una sfida enorme davanti, tanto margine di miglioramento, ma è necessario lavorare su tutti i fronti con una strategia nazionale, con le varie roadmap e gli incentivi locali delle singole municipalità, con enti pubblici e privati che collaborano insieme cercando soluzioni comuni e pionieristiche”.

Fiore all’occhiello della strategia olandese verso la circolarità, oltre alla collaborazione, sono la promozione e l'agevolazione di iniziative circolari. Tra di esse figurano anche gli accordi volontari, come il Concrete Agreement Netherlands e il Plastic Pact NL
Con particolare riferimento alla resilienza in ambito idrico, invece, il Programma Delta è il piano nazionale con cui il governo olandese ha avviato collaborazioni innovative con cittadini, imprese, istituti di ricerca e Ong. Nel Programma Delta la resilienza dei Paesi Bassi rispetto alla risorsa idrica ruota attorno a tre pilastri: la gestione del rischio di inondazioni (che significa il costante miglioramento delle dighe, la manutenzione della costa e il maggiore spazio dato ai fiumi), l’approvvigionamento di acqua dolce e l’adattamento del territorio attraverso la riprogettazione del paesaggio per far fronte a eventi meteorologici estremi quali ondate di calore, siccità, ristagno d’acqua, inondazioni che, come risultato dei cambiamenti climatici, dovessero verificarsi in maniera più frequente e più grave in futuro.

I risultati degli sforzi pubblici e privati per il raggiungimento di un’economia circolare sono tangibili. Il Programma di attuazione dell'economia circolare (UPCE) aggiornato cita tra di essi il Denim Deal, per cui i proprietari dei marchi e i rivenditori firmatari del patto si sono impegnati, tra l'altro, a collaborare nella catena del valore per produrre tre milioni di paia di jeans nei prossimi tre anni contenenti almeno il 20% di fibra di cotone riciclata post-consumo.
Altro risultato è la mappatura dei piani di economia circolare provincia per provincia, piani in cui le province olandesi presentano i loro obiettivi per il raggiungimento di un'economia circolare. Consentire ai flussi di materiali e rifiuti di attraversare i confini provinciali e internazionali, infatti, è di importanza fondamentale e richiederà una collaborazione per l'attuazione, la legislazione e l'ulteriore sviluppo della circolarità.

Altro esempio ancora è il programma CIRCO, che incoraggia la progettazione circolare da parte di aziende e progettisti di prodotti e servizi. A metà del 2021, un migliaio di aziende hanno partecipato a un Circular Business Design Track, in cui hanno ricevuto assistenza nello sviluppo di una proposta commerciale circolare per un proprio prodotto, attrezzatura, struttura o servizio.

Necessità di politiche vincolanti e normative europee

I Paesi Bassi riciclano l'80% dei loro rifiuti. Questo dato li colloca nelle prime posizioni in Europa, anche se spesso si tratta di un riciclo di bassa qualità. L'utilizzo di materie prime per il consumo olandese è inferiore di un quinto rispetto alla media UE.

Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi e la maggiore efficienza dell’economia olandese, la quantità totale di risorse naturali utilizzate è rimasta invariata dal 2010. Secondo il primo Rapporto integrale sull'economia circolare (ICER) per i Paesi Bassi redatto dal PBL, una sintesi dell'uso olandese delle materie prime e delle relative pressioni ambientali ed effetti socio-economici, i rischi di approvvigionamento, in particolare per i metalli critici, sono aumentati per l'economia olandese.

Il rapporto ICER, che raccoglie linee guida per la politica governativa nella transizione, descrive le azioni degli stakeholder, le risorse impiegate e le misure di intervento governativo in atto, afferma che per ottenere un’economia completamente circolare entro il 2050 sarà necessario un approccio più vincolante nelle politiche. Queste potrebbero includere la tassazione, la regolamentazione, la standardizzazione e l’inclusione dei danni ambientali - esternalità negative - nei prezzi dei prodotti e dei servizi. Lo sviluppo di legislazione e regolamenti che non svantaggino le iniziative circolari rispetto alle pratiche di produzione esistenti è fondamentale, ma richiede un coinvolgimento a livello europeo.

In effetti, la politica comunitaria è di grande importanza per i Paesi Bassi quando si tratta di compiere ulteriori passi verso un'economia circolare. Norme sulla responsabilità estesa del produttore e sui requisiti per la progettazione e la riparazione dei prodotti sono cruciali in quanto garantiscono una maggiore parità di condizioni tra gli Stati membri.

Naturalmente per far sì che questi cambiamenti avvengano rapidamente, è necessario che si avviino conversazioni e si sviluppino innovazioni a livello europeo e mondiale visto che le catene di approvvigionamento delle materie prime e i flussi dei materiali sono globali e i rifiuti hanno traiettorie internazionali. Con tale obiettivo il governo olandese collabora con altri governi a livello bilaterale, regionale e nell'ambito delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea ed è attivo nell’ambito di piattaforme multistakeholder come la Platform for Accelerating the Circular Economy (PACE) con sede a L’Aia. 

Spirito imprenditoriale

I Paesi Bassi stanno affrontando la transizione circolare con concretezza e decisione, combinando economia e sostenibilità in nuovi modelli di business.
Così alle iniziative politiche fanno sponda le aziende. La stragrande maggioranza delle imprese olandesi con un approccio circolare si concentra su riparazione, riciclo e riuso, ed è stata attiva in questo campo anche prima che esistesse una politica sull'economia circolare. Esempi in tale direzione sono anche i negozi dell'usato. Tuttavia, l’attenzione è crescente per le innovazioni che potrebbero migliorare radicalmente l'uso efficiente delle risorse naturali, per i nuovi modelli di business in cui si paga per l'uso invece che per la proprietà e per le forme di finanziamento o di tariffazione che sosterrebbero tali modelli. Non a caso i Paesi Bassi dispongono di OV-fiets come servizio di bike sharing nazionale e hanno inventato il Pay per Lux o Light as a Service (LAAS), sviluppato da Philips insieme a RAU Architecten, promosso in tutto il mondo come Circular Lighting dalla Philips Lighting, oggi Signify.

Le aziende innovative, le startup, la ricerca scientifica, le sovvenzioni e i progetti olandesi sull'economia circolare hanno per lo più un carattere tecnologico. Le cuffie modulari e durevoli di Repeat Audio, i cicli di lavaggio come servizio di Bundles, le kitchen as a service di Chainable, le tecnologie di programmazione e previsione dei rifiuti di geoFluxus, il sistema certificato di riciclo dell’acqua di Hydraloop, sono tutti esempi dell’imprenditorialità olandese innovativa e circolare.

Anche il settore della moda e del tessile sta facendo notevoli passi in avanti in direzione circolare grazie all’iniziativa pubblica e privata. Ne è un esempio l’esistenza ad Amsterdam del Fashion for Good, un’iniziativa globale ma anche un museo interattivo che, se da un lato racconta l’impatto ambientale della moda, dall’altro fa luce sulle storie che si celano dietro gli abiti indossati e promuove le iniziative e le aziende di abbigliamento che stanno cercando di avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta. Tra queste ultime figurano numerose aziende dei Paesi Bassi come MUD Jeans, marchio di denim certificato che produce e noleggia jeans realizzati con il 40% di contenuto riciclato, la biblioteca di abiti LENA, Waste2Wear che crea prodotti innovativi da plastica riciclata, e Fruitleather, che ha inventato un tessuto simile alla pelle realizzato con scarti di frutta. Per quanto riguarda il riciclo del tessile, non mancano tecnologie innovative come Fibersort, che smista automaticamente grandi volumi di tessuti misti post-consumo in base al tipo di fibra, il cui sviluppo è stato finanziato dal programma Interreg NWE per la promozione della cooperazione transnazionale in Europa nord-occidentale, e guidato da Circle Economy.

Immagine: Redcharlie (Unsplash)

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