L’Italia, si sa, è un Paese di contraddizioni. Un Paese dove “chi organizza un rave illegale commette un delitto e rischia fino a sei anni di reclusione, mentre le attività illecite delle agromafie sono fuori dal Codice penale”, come ricorda Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
Esordisce così l’edizione 2023 del Rapporto Ecomafia, da poco uscito per Edizioni Ambiente, che racconta i numeri e le storie della criminalità ambientale in Italia. Un lavoro di ricerca e analisi che l’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente conduce dal 1994, in collaborazione con le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto, e che ha fotografato la graduale evoluzione del fenomeno.

I numeri della criminalità ambientale in Italia

Rispetto al 2021, il numero di reati registrati è in lieve crescita. Nel 2022 sono stati 30.686, che corrispondono ad una media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Sul podio regionale per il maggior numero di reati troviamo la Campania, con poco più del 13% del totale nazionale, seguita da Puglia, Sicilia, Lazio, Calabria e Lombardia, mentre a livello provinciale troviamo in testa alla classifica Roma.

Il cemento sul podio delle attività illegali

Come per l’anno precedente, a guidare la classifica delle filiere illegali c’è il ciclo del cemento. Un segnale d’allarme che, come dice il rapporto, si dipana lungo tutta la filiera “dalle cave ai reati urbanistici, dalla produzione di calcestruzzo alle imprese di costruzione”. Un podio amaro, raggiunto con una crescita dei reati del 28,7% rispetto all’anno precedente: precisamente 12.216, che corrispondono a quasi il 40% del totale dei reati ambientali registrati nella penisola.

Dal bracconaggio alla pesca illegale: i reati contro la fauna

Subito dopo il cemento illegale, il settore con il maggior numero di reati - 6481 illeciti penali, una crescita del 4,3% rispetto all’anno precedente – è quello dei reati contro la fauna. Si parla tra gli altri di bracconaggio, pesca illegale e corse clandestine di cavalli, passando per i traffici di specie protette e animali da compagnia, fino ad arrivare ai reati che coinvolgono gli allevamenti. Per rimarcare l’impatto negativo che tutte queste azioni hanno sul delicato equilibrio degli ecosistemi, tra i numerosi esempi che il Rapporto Ecomafia porta, c’è l’inchiesta condotta dalla Capitaneria di Porto e dalla Guardia di Finanza di Palermo nel marzo 2022, relativa alla pesca illegale di ricci di mare e oloturie da parte di un’organizzazione a delinquere. Come riporta la nuova edizione di Ecomafia, oltre al danno alla popolazione delle due specie, è stato accertato “un significativo squilibrio dell’ecosistema marino associato e della biodiversità correlata ai fondali della Sicilia Sud Occidentale.”

Il traffico illegale dei rifiuti

Al terzo posto troviamo il ciclo illegale dei rifiuti. Una delle caratteristiche principali del mercato illegale dei rifiuti è che non si limita alla nostra penisola, ma raggiunge anche una dimensione transnazionale, con due rotte principali. La prima, quella africana, riguarda i rifiuti pericolosi in genere e i Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee). La seconda, che si spinge verso l’Est Europa e i Balcani, riguarda la plastica e i rifiuti pericolosi in genere. Da segnalare, grazie al contributo della Direzione antifrode dell’Agenzia delle dogane, un aumento delle esportazioni illegali di Raee, dei metalli e della gomma dei pneumatici.
Il traffico illegale di rifiuti non risparmia nemmeno il territorio nazionale, dove sono finiti sotto sequestro 60 milioni di tonnellate di rifiuti. La maggior parte dei sequestri ha riguardato rifiuti speciali e pericolosi, soprattutto rottami e metalli di origine industriale e fanghi di depurazione contaminati. Nel rapporto di Legambiente di quest'anno, viene evidenziato ancora una volta il problema degli oli esausti, i quali sono diventati una risorsa preziosa sul mercato dei rifiuti e un ambito di attività per gli ecocriminali. In risposta a questa situazione, il Conoe (Consorzio nazionale raccolta e trattamento oli e grassi vegetali esausti) ha preso un'iniziativa importante istituendo uno Sportello per la legalità: un numero verde dedicato a raccogliere segnalazioni e denunce.

Incendi e roghi dolosi: un 2022 positivo

Infine, al quarto posto della classifica di Ecomafia ci sono i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici. Dopo un terribile 2021 segnato da numerosi incendi boschivi, il 2022 si presenta come un anno decisamente più positivo. La superficie colpita dagli incendi si è ridotta del 57%, mentre allo stesso tempo sono cresciuti in modo significativo i controlli. Le regioni più colpite rimangono Calabria e Sicilia, seguite da Lazio, Toscana e Lombardia.

La tutela dell’ambiente è lotta contro la criminalità organizzata

Il lavoro di Legambiente va ben oltre i settori sopra menzionati, dove gli ecoreati sono più diffusi. Nel rapporto viene dedicato un intero capitolo alle filiere illecite dell'agroalimentare, affrontando temi cruciali come il caporalato, lo sfruttamento minorile e il disboscamento per scopi agricoli. L'organizzazione analizza anche l'infiltrazione mafiosa nei Comuni italiani, l'utilizzo di shopper fuorilegge e il fenomeno delle archeomafie, ovvero il saccheggio delle nostre ricchezze archeologiche, storiche e artistiche.

Come dichiara Stefano Ciafani, questo è il momento storico più importante per scovare inquinatori ed ecomafiosi. “Bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia”.

Quest'anno, il rapporto è dedicato a Giovanni Falcone, il magistrato italiano che ha dedicato la sua intera vita alla lotta contro la mafia. Sin dalla sua prima pubblicazione nel 1994, questo rapporto ha sottolineato come la tutela dell'ambiente sia strettamente legata alla lotta contro la criminalità organizzata. Infatti, tutelare e preservare l’ambiente diventa un mezzo per contrastare l'influenza mafiosa, poiché l'ambiente è parte del nostro futuro. Un futuro che ci sta venendo sottratto.

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