Per essere definita sostenibile, la filiera del caffè deve prima ricalibrare e azzerare i suoi impatti su ambiente, comunità e territorio. Lo sa bene Lavazza, tra i protagonisti del mercato globale del caffè e con un fatturato record di oltre 2,7 miliardi di euro, che da ormai 20 anni cerca di coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica alla sua strategia d’impresa.
Dalla riduzione dei consumi idrici alle strategie di riforestazione, fino alla valorizzazione e alla tutela del lavoro delle comunità locali produttrici dei chicchi. La strada da fare è ancora lunga, ma l’azienda torinese ha già ottenuto importanti risultati con l’esperienza intrapresa a Cuba nel 2018, e che oggi si presenta come un case study di successo dal quale prendere esempio.
Ma andiamo per passi. Perché ne parliamo adesso e cosa ci insegna il programma di sviluppo sostenibile di Lavazza a Cuba?

Dai campi del Roland Garros alle piantagioni di Cuba

Partner ufficiale del celebre torneo di tennis parigino, il Roland Garros, Lavazza ha scelto la cornice della manifestazione conclusa proprio qualche giorno fa per presentare le novità più significative del Gruppo. Fra queste anche l’annuale Bilancio di sostenibilità, con notevoli risultati sul fronte sociale e ambientale.
Secondo il documento, infatti, quasi tutto il caffè del Gruppo (il 98%) è prodotto grazie all’impiego di energia rinnovabile. Gli investimenti dedicati al packaging sostenibile fino al 2022 ammontano a 25 milioni di euro, mentre il 66% degli attuali packaging utilizzati per l’intero portfolio di prodotti è già riciclabile. Più dell’89% dei rifiuti generati dagli stabilimenti produttivi viene recuperato e riciclato, così come il 97% degli scarti vegetali derivanti dalla lavorazione del caffè negli stabilimenti italiani viene trasformato in fertilizzante.

Che la presentazione di questi dati sia avvenuta in questi giorni proprio a Parigi non è un caso, considerata l’efficace strategia di internazionalizzazione degli ultimi anni che vede proprio in Francia nuove acquisizioni. Un strategia che, dichiara Giuseppe Lavazza, neo presidente del Gruppo, “in poco più di un decennio ha visto raddoppiare il fatturato dell’azienda, che oggi vede il 70% dei ricavi provenienti dall’estero. Sempre con una speciale attenzione rivolta al tema della sostenibilità, economica, sociale e ambientale”.
Fra i progetti più rilevati avviati da Lavazza risalta il programma di sviluppo sostenibile portato avanti a Cuba, dal quale l’azienda ha ricavato e commercializzato le miscele di una gamma apposita, detta Tierra. Fra queste, una miscela prodotta da una cooperativa di 170 contadini, la cui filiera è interamente tracciabile, dalla piantagione alla tazzina.

Il caffè verde cubano: storia di una tradizione ripristinata

Era il 2018 quando la Fondazione Lavazza scelse di avviare a Cuba un programma di sviluppo in collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura di Cuba, GAF (Grupo Empresarial Agroforestal) e AICEC Torino (Agenzia di Interscambio Culturale ed Economico con Cuba).
Due gli obiettivi: ripristinare la coltivazione del caffè nel Paese – negli ultimi due secoli drasticamente ridotta a causa dello sfruttamento del suolo e della deforestazione – e riportare la qualità del caffè verde cubano ai livelli di eccellenza per i quali è diventato celebre in tutto il mondo. Il tutto in un’ottica di valore condiviso per l’intera filiera, dall’innalzamento della qualità del prodotto fino al miglioramento delle condizioni socio-economiche delle comunità che lo produce. Con particolare attenzione alla valorizzazione e alla tutela del lavoro di donne e giovani, categorie di lavoratori troppo spesso sfruttati e sottopagati.

“Questo è uno dei progetti più importanti che la Fondazione Lavazza ha sviluppato dalla sua nascita nel 2004”, è la dichiarazione di Giuseppe Lavazza. “Grazie a uno straordinario sforzo e all’impegno collettivo di tanti attori, è riuscita a rilanciare da zero una produzione di caffè tra le più antiche e di qualità. Con questa iniziativa abbiamo voluto far ripartire la produzione a Cuba, scomparsa da molti anni ma rimasta utopica e leggendaria per chi l'aveva conosciuta, come noi azienda nel mondo del caffè da oltre 125 anni”.
Il programma ha portato anche alla nascita di una Associazione Economica, un ente cubano per sostenere in maniera sistemica il percorso di potenziamento della filiera, valorizzando il potenziale di produzione locale rimasto inespresso. O meglio penalizzato da un precedente sistema di sfruttamento delle risorse.

La sinergia fra l’azienda torinese e gli enti locali ha riportato, oltre che a buone pratiche agricole e a una maggiore qualità dei chicchi, anche a un lento ma efficace processo di riforestazione e al miglioramento della qualità della vita per le comunità produttrici.
Ultima, ma non meno importante, va segnalata anche l’introduzione di nuove tecnologie per aiutare i contadini a fronteggiare l’impatto del cambiamento climatico su una coltura vulnerabile come quella del caffè. Supporti tecnologici per monitorare le condizioni delle piantagioni, dalla temperatura dell’aria agli accumuli di pioggia, dalla velocità e direzione del vento fino all’umidità del suolo: informazioni necessarie per adottare in tempi rapidi eventuali pratiche per salvaguardia della produzione.

Immagine: Lavazza