L’attuale sistema di produzione e consumo di cibo sta minacciando la vita sul nostro pianeta. È una delle cause principali della perdita globale di biodiversità, dei cambiamenti climatici e della povertà. Da un punto di vista economico, questi danni sono dei costi, ma non sono (ancora) inclusi nel prezzo che paghiamo per il nostro cibo. I costi non pagati oggi sono trasferiti alle future generazioni. Non è una situazione future proof, ma le iniziative che riflettono il costo reale del nostro cibo si diffondono.

Prezzi scontati e costi nascosti

Più di tre miliardi di persone non possono permettersi una dieta sana a causa dei prezzi elevati degli alimenti. Allo stesso tempo, i costi nascosti del cibo sono più del doppio di quelli attuali. Per ottenere la sicurezza alimentare per le generazioni attuali e future, è necessario affrontare un problema fondamentale: i prezzi attuali non tengono conto del vero valore del nostro cibo.

Qual è il vero prezzo di un prodotto, compresi tutti i suoi costi ambientali e sociali? Cosa succederebbe se il prezzo di vendita di un cibo, un capo di abbigliamento o un dispositivo elettronico includesse i costi degli impatti delle fasi di produzione come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua o l’emissione di gas a effetto serra così come di quelli prodotti durante la fase di utilizzo – gli impatti, per esempio, sulla salute come l’obesità o le malattie cardiovascolari? Se queste esternalità non sono considerate nella determinazione dei costi, è tuttavia cruciale prendere consapevolezza che escludere questi costi dai prezzi dei beni presenta a consumatori, governi e imprese informazioni distorte sul mondo, sulla natura, sull’economia.

La situazione è aggravata anche dai costanti prezzi scontati dei supermercati che hanno fatto “sfumare la percezione del giusto valore di un prodotto alimentare” (Ciconte F., Liberti S., Il grande carrello. Chi decide cosa mangiamo, Editori Laterza). Si tratta di un’errata percezione, un’illusione tra di noi e nei confronti delle generazioni future a cui alcuni recenti progetti e ricerche stanno cercando di porre fine.

Una soluzione può essere il True Pricing proposto dallImpact Institute di Amsterdam,  che vede nell’implementazione del “prezzo vero” la chiave per una transizione sostenibile verso la rigenerazione. Il vero prezzo di un prodotto include i costi ambientali e sociali e il diritto all’accesso al cibo e alla salute. Con questo approccio si potrebbero rendere più accessibili gli alimenti sani e sostenibili e più costosi quelli non sostenibili e non salutari. In tal modo si potrebbe garantire che il cibo sano e sostenibile diventi redditizio per le aziende e accessibile per le persone.

Il primo supermercato con “prezzi veri”

“Benvenuti nel primo supermercato al mondo con prezzi veri”, afferma dal 2020 De Aanzet,  un negozio di alimentari nel centro di Amsterdam. Al suo interno sono affissi due tipi di prezzi per i diversi alimenti. Il prezzo “normale” dei pomodori è di 3,75 euro al chilo, mentre il prezzo “vero” è di 3,97 euro. La differenza di 0,22 euro rappresenta i costi nascosti della coltivazione e del trasporto dei pomodori, in termini di emissioni di CO2, lavoratori sottopagati, utilizzo dell’acqua e del suolo.
De Aanzet non è l’unico supermercato olandese a presentare ai clienti i prezzi veri accanto a quelli normali. Nel maggio 2022, Biowinkelvereniging, associazione olandese per la vendita al dettaglio di prodotti biologici, ha avviato test in altri sette supermercati dei Paesi Bassi.

Collaborando con diverse aziende produttrici, True Price calcola i prezzi reali dei vari beni. Il sistema di prezzi comparati offre ai clienti alcune informazioni e una scelta. Lo stesso cibo può avere prezzi normali e veri molto diversi tra loro: se una marca di mele ha un divario di prezzo reale di 5 centesimi e un’altra ha un divario di 30 centesimi, ciò implica che la prima mela proviene da un produttore più responsabile dal punto di vista ambientale e sociale. I due fondatori Michel Scholte e Adrian de Groot Ruiz, conosciutisi quando erano ancora studenti, hanno lanciato True Price nel 2012, con l’obiettivo di fornire ad aziende e consumatori una chiara percezione di quanto costano davvero i prodotti quale punto di partenza per poi cambiare il modo di spendere, vendere e produrre.
Come afferma Scholte: “Innanzitutto, valutiamo l’intera catena di approvvigionamento di un prodotto. Poi identifichiamo eventuali violazioni dei diritti umani, della sostenibilità e del lavoro all’interno della filiera e, infine, calcoliamo il costo per rimediare a queste violazioni, sommando le attività di ripristino, compensazione, prevenzione ed eventualmente ammenda delle violazioni stesse”. Il calcolo coinvolge parametri ambientali e sociali: cambiamenti climatici, uso dell’acqua, uso del suolo, inquinamento atmosferico, inquinamento idrico, uso di materiali scarsi, lavoro minorile e povertà.

L’applicazione del true price ai prodotti alimentari consente di raccogliere premiums che l’Impact Institute e True Price – di cui il primo è uno spin-off – possono utilizzare per diverse cause. La visione dell’Impact Institute è quella di usare una vera e propria tariffazione per compensare gli attori e le parti danneggiate. Sebbene l’Impact Institute non restituisca i premiums direttamente alle aziende agricole da cui provengono alcuni cibi a cui vengono applicati i “prezzi reali”, esso utilizza i fondi per progetti di ripristino delle risorse naturali, di compensazione delle emissioni di anidride carbonica, di riforestazione e per finanziare agricoltori con salari bassi.

Per Maarten Rijninks, proprietario di De Aanzet, il True Price è un modo per invertire uno status quo distruttivo dato per scontato perché “l’economicità di un prodotto al supermercato è soltanto un’illusione: è possibile solo se si ignorano i costi reali delle merci”.
Il sistema sviluppato è in evoluzione: i dati di True Price presentano delle imperfezioni: a volte vengono utilizzate delle medie regionali, che non colgono le condizioni esatte che circondano un particolare alimento; gli schemi di risanamento di De Aanzet, allo stesso modo, sono, a volte, imprecisi e, quindi, un cliente che paga il prezzo vero per una banana potrebbe finire per finanziare i lavori di irrigazione di un’azienda produttrice di spinaci.

Il costo di una tazzina di caffè e di una tavoletta di cioccolato

Nel febbraio 2022 la società di consulenza Deloitte ha lanciato il True Price Coffee Bar per rendere evidenti i costi ambientali e sociali della tazzina di caffè. True Price ha calcolato il prezzo reale dei quattro tipi di caffè più popolari – e del tè alla menta – che vengono serviti nell’ufficio The Edge di Deloitte ad Amsterdam. Ai dipendenti di Deloitte e ai loro visitatori che ordinano una di queste bevande al bar viene chiesto se sono disposti a pagare i costi aggiuntivi. Il costo varia da un paio di centesimi a quasi un euro per bevanda. Il ricavato del “prezzo vero” è devoluto al FairClimateFund per finanziare e realizzare progetti climatici che comportino una riduzione delle emissioni di CO2, la tutela degli alberi e il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.

Secondo Dieuwertje Ewalts, responsabile Sostenibilità per Deloitte Consulting NL, “I consumatori sono disposti a fare la cosa giusta, ma non sanno come. Il primo passo è la consapevolezza e l’avvio di discussioni costruttive; il passo successivo, più impegnativo, sarà auspicabilmente il cambiamento comportamentale e un’industria alimentare più sostenibile”.

Se presso i supermercati e il True Price Coffe Bar, i consumatori vedono da sé i prezzi veri, altrove le aziende li hanno utilizzati per analisi interne. Tony’s Chocolonely  ha chiesto a True Price di calcolare i costi reali del cacao proveniente da Ghana e da Costa d’Avorio, esaminando otto esternalità ambientali e sei sociali, tra cui l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, i cambiamenti climatici, il reddito insufficiente e il lavoro minorile, che, in questa filiera, continua a prevalere nonostante i ripetuti impegni delle aziende di porre fine al problema.

Nel 2013, il costo medio reale del cacao per chilogrammo era di 14,17 euro. La maggior parte di questo costo – 12,07 euro – rifletteva le esternalità sociali. Tony’s Chocolonely, che ha fatto del contrasto alla schiavitù e al lavoro minorile nella filiera del cacao la sua ragione d’esistere, aveva già migliorato il proprio approvvigionamento. Il prezzo vero dell’azienda olandese per chilogrammo di cacao era parecchio più basso rispetto alla media: 7,93 euro, di cui 5,99 euro erano costi sociali fino a scendere, nel 2017, a 4,52 euro, di cui 2,93 euro riflettevano le esternalità. Tony’s Chocolonely ha utilizzato i prezzi veri per fissare gli obiettivi e valutare i progressi delle proprie iniziative. L’azienda paga prezzi più alti della media per le fave di cacao, incoraggia tecniche agricole più efficienti e sostenibili, gestisce un’iniziativa di tracciabilità della catena di approvvigionamento e un sistema di monitoraggio del lavoro minorile oltre a spendere l’1% del proprio fatturato annuale in investimenti in infrastrutture comunitarie e in attività di lobbying per migliorare la legislazione sulle catene di approvvigionamento.

I prezzi veri sono naturalmente una stima. True Price deve decidere quali costi calcolare e, in base a una serie di ipotesi, assegnare cifre specifiche a esternalità negative come il lavoro minorile e l’erosione del suolo. L’approccio ai prezzi reali basato sui diritti attribuisce grande importanza ai costi per la salute. Ciò implica che la produzione di un “bene non sano” non è solo responsabilità del produttore, ma anche dell’acquirente.

Come sostiene Pietro Galgani, R&D Manager della True Price Foundation e dell’Impact Institute, “Lentamente sempre più consumatori chiedono trasparenza e vogliono sapere di cosa sono fatti i prodotti che consumano. Fare in modo che i consumatori possano pagare per le esternalità senza dover modificare l’intera catena del valore intermedio è una possibilità interessante. Non si può inquinare l’acqua, è necessario mettere più filtri, bisogna cambiare le tecnologie. In questo modo, si internalizzano i costi. E allora i prodotti possono diventare più sostenibili così come la loro produzione”.

Ulteriori ricerche in corso

Sulla scia di True Price altri ricercatori si sono impegnati in direzioni simili. Uno studio italiano si è concentrato sul vero prezzo della carne, stimando che i costi nascosti per chilogrammo di carne bovina, compresi gli effetti sulla salute umana e sull’ambiente, ammontano a circa 19 euro al chilogrammo. Secondo lo studio, il costo annuale nascosto del consumo di carne bovina soltanto in Italia è di circa 36,6 miliardi di euro.

Nel Regno Unito i ricercatori del Sustainable Food Trust hanno calcolato che il sistema alimentare inglese genera costi nascosti per oltre 116 miliardi di sterline ogni anno. Secondo The Hidden Cost of UK Food, per ogni sterlina che i consumatori britannici spendono in cibo, vi è un costo nascosto aggiuntivo di 97 centesimi. 

Un report del 2021 della Rockefeller Foundation, basato sulle ricerche di True Price e di accademici di Oxford, Harvard, Cornell e Tufts, ha rilevato che, una volta calcolati i costi sociali e ambientali nascosti, il vero costo del sistema alimentare statunitense nel suo complesso è di almeno 3200 miliardi di dollari all’anno, quasi tre volte la spesa alimentare degli Usa, pari a 1100 miliardi di dollari.

Se pagare il triplo del prezzo attuale per gli alimenti non è probabilmente una strategia praticabile per consumatori, aziende e governi, i prezzi veri possono essere utili nel promuovere riforme o dar una direzione diversa alle politiche. Per esempio, i sussidi destinati all’agricoltura e all’allevamento potrebbero essere subordinati o legati in qualche modo alla riduzione dei costi reali, in modo da incentivare i produttori a ridurre o eliminare alcune pratiche distruttive o poco etiche.
Discutere di prezzi veri è, in ogni caso, un primo passo utile dal momento che essi sollevano questioni oggettive e morali, assumendo, a priori, che i diritti umani e il mondo naturale non dovrebbero essere violati per la produzione di beni a basso costo.

Immagine: Envato Elements

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