Conclusa l’intensa fase di ascolto di tutti gli stakeholder (imprese, comuni e cittadini), ad aprile 2018 il governo francese ha licenziato la roadmap che guiderà la transizione del paese verso l’economia circolare (Feuille de route pour l’économie circulaire). Con una dichiarata ambizione: dopo quella per la difesa del clima, conquistare la leadership mondiale anche per la promozione dell’economia circolare, posizionando le imprese francesi tra le eccellenze “circolari” europee grazie all’aumento di competitività che si pensa otterranno dalla “chiusura del cerchio” nell’uso delle risorse. “Oggi occorre adottare una visione globale dell’uso delle risorse che vada oltre la lotta agli sprechi, per promuovere una trasformazione complessiva della società nel segno di una maggiore resilienza e del massimo disaccoppiamento tra incremento del benessere e impatti ambientali”, sostiene Christophe Debien, direttore generale dell’Institut national de l’économie circulaire. In altre parole, si deve creare più benessere con minori prelievi di risorse e minore produzione di rifiuti. Presidiando “la coerenza dell’azione di governo tramite l’istituzione di un delegato interministeriale all’economia circolare”, suggerisce. Ce la farà il sistema-paese a raccogliere la sfida e le connesse opportunità lanciate dal governo?

Nel percorso di affermazione dell’approccio circolare, Debien colloca in Francia al primo posto “le amministrazioni locali, seguite dalla grande industria, in particolare del settore del riciclo, mentre i consumatori e le piccole imprese risultano più in difficoltà: i primi perché mancano delle necessarie informazioni sulla natura stessa dell’economia circolare e sui comportamenti da adottare, le seconde perché faticano a modificare in senso circolare il modello di business”. Tra i settori produttivi, “i più arretrati sono la filiera delle plastiche, il comparto edile, l’industria tessile e dell’abbigliamento. Con quest’ultima, però – puntualizza – sono già aperti canali di confronto per ridurne gli impatti”.

Del resto che il paese abbia ampi margini di miglioramento lo sottolinea senza remore anche il documento citato. 22 milioni di tonnellate di rifiuti organici finiscono ogni anno nelle pattumiere dei francesi senza essere recuperati. Con 247 milioni di tonnellate l’anno il settore delle costruzioni e demolizioni è responsabile di oltre i due terzi dei rifiuti prodotti in Francia. La percentuale di recupero dei rifiuti solidi urbani (domestici e assimilati) nel 2014 era del 39%, con il restante 61% costituito per la metà dai rifiuti organici che finiva negli inceneritori o in discariche, “generando problemi ai territori circostanti e uno spreco energetico incompatibile con gli obiettivi del Plan Climat”. Mentre la percentuale di imballaggi in plastica riciclati era ferma al 20%, contro la media europea del 30% (ibid), con la raccolta delle bottiglie di plastica, in particolare, al 55%. Una situazione definita “mediocre” che ha spinto il governo a intervenire “sia per costruire una cornice economica che promuova il recupero dei rifiuti al posto della loro distruzione, sia per creare le condizioni per raggiungere quasi il 100% di raccolta differenziata da avviare a riciclo”. 

Le coordinate che inquadrano la strategia circolare francese si possono così sintetizzare: drastica riduzione del consumo di materie prime; aumento delle imposte sull’uso delle discariche e degli inceneritori e, al contrario, abbassamento dell’Iva su attività di prevenzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata, selezione e valorizzazione; riciclo completo della plastica; aumento, nell’industria, dell’impiego di materie da riciclo; aumento dell’uso di prodotti riciclati nell’amministrazione pubblica, dalla carta (almeno il 50%), ai pneumatici e ai telefoni cellulari ricondizionati. Un set di obiettivi che spinge esplicitamente a favore di una minor dipendenza del paese dall’import di materie prime e dall’instabilità dei relativi mercati mondiali. 

Zoomando su percentuali, quantitativi e tempistica, emerge che al 2030 il governo punta a ridurre del 30%, rispetto ai livelli del 2010, il consumo di risorse in rapporto al pil; che vuole dimezzare, al 2025 rispetto al 2010, la quantità dei rifiuti non pericolosi conferiti in discarica; raggiungere il 100% di plastica riciclata al 2025, abbattendo 8 milioni di tonnellate di emissioni climalteranti all’anno, considerato che “produrre una bottiglia da plastica riciclata consente di ridurre del 70% le emissioni di gas serra rispetto a una ottenuta da plastica vergine”; raccogliere, al 2025, il 100% dei rifiuti riciclabili. “A partire dal 2021 le tasse sullo smaltimento in discarica e sull’incenerimento aumenteranno, rispettivamente, di 12 e 5 euro a tonnellata, per poi raggiungere, nel 2025, 65 e 25 euro la tonnellata, 15 euro a tonnellata nel caso ci sia un recupero energetico uguale o superiore al 65%”, ha annunciato a novembre 2018 Brune Poirson, sottosegretaria del Ministero della transizione ecologica e solidale (Ministère de la Transition écologique et solidaire) con delega all’economia circolare. Last but not least, con le misure si prevede di spianare la strada alla creazione di 300.000 green job stabili, non delocalizzabili, in gran parte da formare rispetto alle nuove mansioni che emergeranno e legati alla cosiddetta “economia della funzionalità”, ovvero al mercato dei servizi in condivisione sostitutivi del possesso individuale dei beni, soluzione, questa, che ne consente un uso intensivo riducendo la quantità di prodotti da immettere sul mercato. 

 

Identikit dell’Institut national de l’économie circulaire

Fondato nel 2013 dal deputato François-Michel Lambert, già promotore del gruppo parlamentare interpartitico per l’economia circolare, l’istituto nazionale francese per l’economia circolare conta oltre 200 soci pubblici e privati – imprese, associazioni di categoria, università, ong, associazioni – che con le quote associative ne garantiscono autonomia e autofinanziamento. La sua mission comprende attività di studio, ricerca e formazione, diffusione di buone pratiche, organizzazione di eventi. Ha partecipato intensamente alla definizione della roadmap per l’economia circolare, sia contribuendo alla individuazione delle misure, sia coinvolgendo i propri iscritti nei gruppi di lavoro, in particolare in quello dedicato alla riflessione sugli impegni volontari delle imprese nell’impiego di plastica da riciclo. Una collaborazione che continuerà anche dopo l’approvazione della legge sull’economia circolare prevista ad aprile 2019.

 

Il percorso che delinea la Feuille de route pour l’économie circulaire è scandito in cinquanta misure puntuali che fissano tempi, strumenti e filosofia della transizione circolare. Un processo che per il governo transalpino si iscrive a pieno titolo nella transizione ecologica e solidale, nel Plan Climat (il Piano energetico nazionale) e negli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Objectifs de développement durable – ODD) dell’Agenda 2030 per la Francia. In questa scalata alla circolarità, un ruolo cruciale è assegnato sia allo sviluppo dell’ecodesign, sia al processo di digitalizzazione, che permetterà, tra l’altro, di creare piattaforme per fare incontrare domanda e offerta di materiali da riciclo, per pubblicizzare i servizi di riparazione disponibili e per diffondere buone pratiche domestiche.

Quattro i gruppi tematici sotto i quali sono accorpate le cinquanta misure: migliorare la produzione; migliorare i consumi; migliorare la gestione dei rifiuti; sensibilizzare e mobilitare tutti gli attori coinvolti: industrie, enti locali, consumatori.

Per allungare la vita dei prodotti e combattere l’obsolescenza programmata (che dal 2016 in Francia, primo paese a compiere questo passo, è un reato punibile con due anni di arresto e fino a 300.000 euro di sanzione) dal primo gennaio 2020 su elettrodomestici, apparecchi elettronici ed elettrici dovrà essere apposta un’etichetta che riporta l’indice di riparabilità del prodotto e la disponibilità dei pezzi di ricambio, con l’obbligo di segnalare, al contrario, l’eventuale indisponibilità. Una misura che la Francia vuole fare armonizzare a livello Ue e che ha ampie possibilità di incidere: stando a un sondaggio commissionato dal ministero francese per la Transizione ecologica e solidale, appena il 38% dei francesi fa riparare apparecchi elettrici ed elettronici, ma ben l’88% dichiara che conoscere la durata di vita di un prodotto influenzerebbe le scelte d’acquisto. Il governo francese intende inoltre portare all’attenzione della Ue il tema dell’estensione della durata della garanzia legale di conformità, oggi di soli due anni. 

All’industria automobilistica, degli imballaggi, delle costruzioni e degli apparecchi elettrici ed elettronici in primis, la roadmap chiede di incrementare, su base volontaria, i target di impiego dei materiali da riciclo, in particolare delle plastiche. Per sostenere la transizione verso l’utilizzo delle materie prime seconde il governo attiverà strumenti finanziari pubblici e privati, come obbligazioni verdi. Duemila imprese saranno assistite nel percorso di riduzione del consumo di materiali e della produzione di rifiuti. Un supporto che all’80% delle imprese che ne hanno già beneficiato ha fatto risparmiare oltre 180 euro per dipendente l’anno. 

Per quanto riguarda la responsabilità estesa dei produttori (Rep), in applicazione del principio “chi inquina paghi”, alle 15 filiere Rep esistenti che rispondono della gestione post-consumer di altrettante tipologie di rifiuti (imballaggi, carta, Raee, mobili, biancheria e scarpe, batterie usate, vernici per uso domestico, pneumatici, veicoli da rottamare, imbarcazioni da diporto, rifiuti sanitari infetti, farmaci non utilizzati, bombole a gas, oli esausti, rifiuti del mondo agricolo), se ne affiancheranno altre dedicate ai rifiuti di bar/alberghi/ristoranti, giocattoli, articoli sportivi e per il tempo libero, bricolage, giardinaggio, sigarette. Per le filiere Rep saranno fissati obiettivi di riuso, riparazione e riciclo dei prodotti recuperati, una parte dei quali sarà donata ai soggetti che rientrano nel perimetro dell’economia sociale e solidale. Entro il 2019 verrà inoltre introdotto un incentivo economico per promuovere raccolta e riuso dei vecchi telefoni portatili. Altre misure specifiche riguarderanno raccolta e riciclo dei materiali da costruzione risultanti dalle demolizioni.

 

Una roadmap circolare e partecipata

Il processo di consultazione degli stakeholder dell’economia circolare francese è partito a fine ottobre 2017 e si è chiuso a marzo 2018 coinvolgendo più di 200 soggetti. Quattro i gruppi di lavoro istituiti dal governo – dedicati a territori, plastica, consumo/produzione sostenibili, strumenti economici – che si sono riuniti cinque volte. In parallelo, attraverso una piattaforma online, da novembre a dicembre sono stati raccolti oltre 1.800 contributi dei cittadini. Dopo la presentazione di una prima sintesi delle proposte formulate dai gruppi di lavoro, a gennaio è partita una seconda serie di workshop per lo scambio di vedute tra enti locali, imprese, associazioni e ong e per definire gli strumenti di attuazione degli obiettivi. A inizio febbraio è stata diffusa la bozza della roadmap e riaperta la consultazione online (chiusa il 25 febbraio) che ha raccolto oltre 3.000 contributi e quasi 30.000 voti dei cittadini. Ad aprile, infine, il governo ha approvato la roadmap, che l’anno prossimo diventerà legge.

 

In cinque settori-pilota (mobili, tessili, hotel, prodotti elettronici e alimentari) verrà sperimentata, su base volontaria, l’etichetta ambientale per informare i consumatori, per esempio, su imballaggi e loro destinazione finale, riciclabilità dei prodotti, impatti sull’ambiente, al fine di promuovere il mercato di beni e servizi ambientalmente sostenibili. 

A vantaggio dei cittadini si delinea una radicale semplificazione della raccolta differenziata dei rifiuti domestici, che entro il 2022 sarà omogeneizzata su tutto il territorio francese uniformando i colori dei cassonetti. “Dove è in vigore la raccolta porta-porta, tutti gli imballaggi potranno essere conferiti nel sacco giallo” sottolinea Debien. “Inoltre, per incentivare la raccolta delle bottiglie di plastica e delle lattine fino a raggiungere il 100%, sarà introdotto un deposito cauzionale che verrà restituito al consumatore tramite la cosiddetta ‘consegna solidale’. Seguendo l’esempio svedese – precisa – ai cittadini che conferiranno bottiglie e lattine, per esempio nei centri di raccolta o utilizzando le macchine automatiche presenti nei supermercati, verrà rilasciato un bonus convertibile in denaro o acquisti”, che potrà essere donato a favore di progetti ambientali, sanitari o di interesse sociale. Nelle città che grazie a questo meccanismo hanno raggiunto quasi il 100% di raccolta, ne ha giovato anche il decoro ambientale: se hanno valore, bottiglie e lattine non vengono più abbandonate per strada. Infine, l’adozione da parte dei Comuni della tariffa puntuale per il servizio di raccolta dei rifiuti domestici, notoriamente finalizzata a ridurre i quantitativi degli indifferenziati, sarà incentivata per i primi tre anni tramite una sensibile riduzione delle tasse di competenza statale. 

Lo spreco alimentare verrà affrontato seguendo le linee guida elaborate nell’ambito degli Stati generali dell’alimentazione (Feuille de route 2018-2022 politique de l’alimentation. États généraux de l’alimentation), per esempio con percorsi educativi rivolti ai più giovani e ai consumatori, e imponendo ai gestori della ristorazione collettiva l’obbligo di fare accordi per donazioni di cibo ad associazioni caritatevoli, obbligo che è già in vigore per supermercati di oltre 400 metri quadrati di superficie. Analogamente, l’industria tessile sarà sollecitata a seguire i principi della lotta allo spreco alimentare per impedire che l’abbigliamento invenduto finisca tra i rifiuti.

Per riempire il gap informativo e sensibilizzare i consumatori, su incarico del governo l’Institut de l’économie circulaire produrrà un programma televisivo che andrà in onda nel prime time: “Si tratta di spot di un minuto ciascuno – spiega Debien – una sorta di pillole di ecologia e ‘circolarità’ domestica, che riguarderanno la gestione dei rifiuti, la mobilità e i consumi energetici tra le quattro pareti di casa”. 

Definita la Feuille de route pur l’économie circulaire, i provvedimenti che la tradurranno in legge approderanno in Consiglio dei Ministri a febbraio 2019, per essere poi sottoposti ad aprile al voto dell’Assemblée nationale (la Camera dei Deputati). 

Quattro i pilastri della legge che sorreggeranno le varie misure, secondo Debien: “Recepimento delle direttive europee sui rifiuti; riforma e ampliamento delle filiere Rep; misure per la gestione delle plastiche; misure per il marketing” orientate a promuovere presso i consumatori sostenibilità, riparabilità e durata dei prodotti.

Una volta approvata la legge, partirà formalmente la sfida della Francia a diventare la “prima della classe” in economia circolare. Con un’incognita: che la rivolta dei gilet gialli – ancora in corso al momento di andare in stampa – non mandi all’aria i piani del governo. 

 

 

Feuille de route pour l’économie circulairewww.ecologique-solidaire.gouv.fr/sites/default/files/Feuille-de-route-Economie-circulaire-50-mesures-pour-economie-100-circulaire.pdf

Institut national de l’économie circulaire, https://institut-economie-circulaire.fr