La risposta alla richiesta di fertilizzanti naturali e a basso costo si troverebbe nei nostri WC. Lo sostiene una ricerca tedesca pubblicata sulla rivista Frontiers in Environmental Science, secondo la quale le deiezioni umane – opportunamente trattate – rappresenterebbero una risorsa eccellente e sicura per le coltivazioni. Determinante la presenza di elementi essenziali come azoto e potassio, ma anche boro, zinco, fosforo, calcio e magnesio, capaci di nutrire il suolo.

Ne è convinta Franziska Häfner, giovane ricercatrice dell’Università di Hohenheim, in Germania e co-autrice della ricerca. I prodotti derivati dal riciclo dei nostri “scarti”, spiega in una nota diffusa dalla stessa Frontiers, “sono fertilizzanti validi e sicuri”, che non comporterebbero “alcun rischio di trasmissione di agenti patogeni o di farmaci”.

Fertilizzanti da feci e urine umane

Operando sulle colture di cavolo in un sito sperimentale caratterizzato da tre diversi tipi di suolo (sabbioso, argilloso e limoso) presso il Leibniz Institute of Vegetable and Ornamental Crops di Großbeeren, vicino a Berlino, gli autori hanno applicato tre diversi fertilizzanti di riciclo: “Due con urina nitrificata (NUF) e uno costituito da un compost fecale sono stati usati da soli o in combinazione tra loro e confrontati con un fertilizzante organico commerciale a base di vinassa”.

Le due sostanze contenenti nitrati, si legge nello studio, “hanno portato a rese commerciabili simili a quelle della vinassa in tutti i tipi di terreno. La combinazione di compost fecale con un NUF ha determinato a un aumento del rendimento del terreno rispetto al solo compost. La resa più alta è stata registrata nei suoli sabbiosi, dove i trattamenti hanno portato a rese comparabili a quelli previsti nei sistemi di produzione biologica”. In conclusione, rilevano ancora gli autori, “il composto nitrificato sembra essere un promettente sostituto nella produzione agricola”.

I test sulla presenza di farmaci e patogeni

Nel corso dell’indagine, gli scienziati hanno testato inoltre la sicurezza dei prodotti. Tra i cosiddetti “fertilizzanti a base di urina nitrificata” (NUF), in particolare, sono stati esaminati l’Aurin, un prodotto recentemente approvato per l’utilizzo in agricoltura in Svizzera, Liechtenstein e Austria, e il CROP (Combined Regenerative Organic Food Production), sviluppato dall’Istituto di Medicina del Centro Aerospaziale Tedesco per riciclare le acque reflue sulle basi lunari.

La produzione di Aurin implica il filtraggio e l’eliminazione delle tracce della maggior parte dei farmaci e degli agenti patogeni presenti nelle urine umane. Il sistema di purificazione usato per produrre il CROP, precisano gli autori, è ancora in fase di sviluppo. Per questo motivo, durante l’esperimento, ne è stata utilizzata una la versione speciale derivata da urina sintetica sterile.

L’analisi del compost fecale ha rivelato una presenza minima di alcuni farmaci. Due di questi, l’ibuprofene, un antidolorifico, e la carbamazepina, uno stabilizzante dell’umore, erano rilevabili nelle parti commestibili dei cavoli ma con concentrazioni decisamente basse, comprese tra 1,05 e 2,8 microgrammi per kg. Ciò significa che per accumulare una dose equivalente a una pillola di psicofarmaco “bisognerebbe mangiare più di mezzo milione di cime di cavoli”, spiegano gli scienziati.

Una soluzione circolare (ma servono nuovi studi)

Secondo gli autori lo sviluppo di questo genere di fertilizzanti rappresenterebbe una tipica soluzione fondata sulla circolarità. “Il riciclo delle sostanze è essenziale per chiudere i cicli dei nutrienti all’interno di un’economia circolare“, si legge nella ricerca. “L’utilizzo di risorse disponibili a livello locale, come gli escrementi umani, per produrre composti di riciclo a base biologica può sostituire i fertilizzanti minerali promuovendo quindi una produzione alimentare rispettosa dell’ambiente”.
Secondo Ariane Krause, una delle autrici dello studio, la provata efficacia di questi prodotti potrebbe ispirare una forte crescita del loro uso in futuro. “Se preparati correttamente e sottoposti a controlli di qualità, i fertilizzanti di riciclo potrebbero sostituire fino al 25% dei concimi minerali sintetici convenzionali utilizzati in Germania”, ha spiegato nella nota diffusa da Frontiers.

In ogni caso, ammettono gli autori, nuove ricerche si rendono ora necessarie. Il rischio per la salute umana, come detto, sembrerebbe basso. Ma l’impatto sul suolo delle tracce di farmaci presenti nei fertilizzanti, sebbene in misura ridotta, deve ancora essere approfondito. “Le conseguenze dell’applicazione a lungo termine di compost fecale richiedono ulteriori indagini, in particolare relativamente alla conservazione della multifunzionalità del suolo”, conclude lo studio.

Immagine: Envato Elements

Questo articolo è stato pubblicato su resoilfoundation.org