Non si può più parlare di un unico dossier Critical Raw Materials. L’approvvigionamento di materie prime critiche - come litio, rame, terre rare e tutte quelle risorse non alimentari e non energetiche necessarie alla transizione verde e digitale – è un affare complesso, multipolare, che non si limita a smuovere le diplomazie mondiali e affannare la politica interna sull’apertura di nuove miniere. Riguarda da vicino anche grandi realtà industriali e le loro strategie, come ha spiegato il 18 luglio Nicola Lanzetta, direttore Italia di gruppo Enel, durante un’audizione in Parlamento dedicata all’approvvigionamento di materie prime critiche.

Enel, leader globale del settore delle rinnovabili con 59 GW di capacità installata, punta infatti a dimezzare l’indice di utilizzo di materie prime impiegate rispetto all’EBITDA, implementando la circolarità lungo l’intera catena del valore, attraverso il riutilizzo, allungamento della durata di vita e recupero di asset e materiali. Durante l’intervento, Lanzetta ha illustrato i progressi del gruppo nell’estrazione di litio da siti geotermici e ha avanzato ulteriori proposte rispetto all’EU Critical Raw Material Act, come l’inserimento del polisilicio (fondamentale nella produzione di pannelli fotovoltaici) all’interno dell’elenco dei materiali critici strategici.

Enel è stata la prima utility europea ad aderire alla European Raw Material Alliance, un’iniziativa lanciata nel 2020 dall’Unione Europea nell’ambito dell’ Action Plan on Critical Raw Materials per garantire l’approvvigionamento sostenibile e competitivo di tutte le materie prime necessarie per realizzare il Green New Deal Europeo. Enel partecipa inoltre alle attività del Tavolo Nazionale Materie Prime Critiche su tre gruppi di lavoro tematici: analisi e fabbisogni, ecodesign e urban mining.

Analisi materica dei fabbisogni, rischi e identificazione delle materie prime prioritarie

L’audizione di Lanzetta si è tenuta nello stesso giorno in cui UE e Cile, durante il vertice con la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (UE-CELAC), siglavano un memorandum di intesa sull'istituzione di un partenariato per la creazione di catene del valore sostenibili per le materie prime.
"Enel si occupa della questione delle materie prime critiche dal 2020. Abbiamo messo al lavoro 30 esperti che lavorano su tutta la filiera, dalla generazione di energia elettrica alla distribuzione e consegna ai clienti finali. Abbiamo identificato quali sono le materie prime più importanti nel settore energetico” ha riferito Lanzetta.

Le analisi condotte dai 30 esperti hanno permesso di identificare le materie prime prioritarie per Enel in termini di strategicità e volumi. Sono raggruppabili in tre cluster: il primo riguarda il polisilicio, importante nella filiera del fotovoltaico e chip; il secondo è definito come il gruppo dei materiali specialistici, materie prime impiegate principalmente per accumulatori (litio, grafite e fosforo) con livelli di criticità legali al rischio geopolitico, a causa di una supply chain molto concentrata in Cina; terzo il gruppo dei metalli base, materie prime tradizionalmente utilizzate in grandi volumi come rame, acciaio e alluminio, accumunate da rischi ambientali ed economici legati ai loro elevati volumi di utilizzo e alla concorrenza tra differenti settori nell'approvvigionamento.

Per Enel l’approvvigionamento di materie prime critiche è principalmente indiretto, attraverso l’acquisto di prodotti finiti (esclusa la fabbrica 3SUN), mentre la rilevanza delle materie prime critiche non è legata ai volumi in gioco (il rame pesa circa il 2% rispetto alla domanda totale del Gruppo e gli altri materiali critici circa l’1%), ma alla strategicità, in quanto determinanti per l’avanzamento della transizione energetica (disponibilità di beni e tecnologie essenziali per il settore). L'analisi, ha spiegato Lanzetta, ha permesso la definizione di una strategia e di un piano di azione per singola materia prima che tenga conto di tutti gli impatti del ciclo di vita ed agisca su ogni leva possibile per mitigarne i rischi. Obiettivo al 2030: dimezzare, rispetto al 2020 la quantità di risorse consumate rispetto all’EBITDA generato.

Con il litio geotermico Italia meno dipendente dalle importazioni

"Stiamo studiando un modo per ricavare il litio non dalle tradizionali miniere, ma da siti geotermici, di cui abbiamo già una sperimentazione avviata nel Lazio. Questo permetterebbe di evitare l'approvvigionamento da miniere non italiane, ma appunto di sfruttare i nostri siti geotermici" ha spiegato Lanzetta.

Il progetto riguarda in particolare il sito di Cesano, che copre un’area di 11,5 km quadrati alle porte di Roma, oggetto un accordo fra Enel Green Power, società del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo di impianti di energia rinnovabile nel mondo, e Vulcan, società che è titolare della licenza del sito e che ambisce a diventare il primo produttore globale di litio a zero emissioni. Il litio geotermico viene infatti ricavato dalla cosiddetta "salamoia geotermale”, evitando estrazioni convenzionali come miniere e evaporazione in stagni di litio.

Le proposte di ENEL riguardo l’EU Critical Raw Material Act

Con il Critical Raw Material Act, presentato il 16 marzo e attualmente in attesa di negoziazione tra Consiglio e Parlamento, la Commissione UE ha fissato quattro obiettivi per aumentare la quota delle materie prime europee: almeno il 10% del consumo annuo proveniente da estrazioni all'interno dell'UE, almeno il 40% del consumo annuo proveniente da trasformazione entro i confini, almeno il 15% del consumo annuo dell'UE derivante da riciclaggio interno e non più del 65% del consumo annuo dell'Unione di ciascuna materia prima strategica - in qualsiasi fase pertinente della trasformazione - proveniente da un unico paese terzo. Per conseguire tali obiettivi, il regolamento aggiorna e stabilisce un elenco di 34 materie prime critiche, tra cui 16 considerate di importanza strategica. 

Enel, ricorda Lanzetta, condivide gli obiettivi dell’EU Critical Raw Material Act al fine di garantire il giusto equilibrio nel coordinare l’azione degli Stati membri, aumentare la produzione interna ove possibile, e al contempo supportare la produzione in Paesi partner affidabili che detengano risorse minerarie, promuovere filiere europee delle tecnologie della transizione. Enel inoltre ha accolto con favore anche l’EU Net Zero Industry Act, in particolare l’obiettivo di raggiungere il 40% di capacità produttiva di tecnologie strategiche net zero al 2030.

Durante l’audizione la multinazionale dell’energia ha presentato ulteriori proposte, che spaziano dall’implementazione del “passaporto dei materiali”, ovvero la tracciatura digitale dei dati principali di ogni fase di lavorazione, alla creazione delle condizioni per lo sviluppo di una solida catena del valore dei CRM in Europa mediante la dotazione di strumenti finanziari adeguati. Focus anche sull’accelerazione delle procedure e la certezza delle tempistiche autorizzative, in particolare con interventi sugli iter nazionali in fase di recepimento, e l’inserimento del polisilicio all’interno dell’elenco dei materiali critici strategici, sia in quanto indispensabile per chip e fotovoltaico, sia perché la materia prima alla base (il silicio) non è scarsa e quindi esiste la possibilità concreta di riportare la filiera in Europa.

Immagine: via Twitter @Senato Stampa