La produzione di plastica, il suo rapido consumo e la sua diffusa dispersione nell'ambiente naturale - sia sulla terraferma che in mare - sono aumentati esponenzialmente negli ultimi 70 anni. Così, per verificare l’esistenza di inefficienze lungo la catena del valore di questo materiale, individuare le opportunità di investimento e le misure che contribuiscono a una progettazione, una produzione, un utilizzo, un riutilizzo e un riciclaggio della plastica più efficienti e rispettosi dell'ambiente, la Banca europea per gli investimenti (BEI) ha pubblicato a marzo un nuovo studio intitolato "Cutting plastics pollution - Financial measures for a more circular value chain". Principale conclusione? Mancherebbero almeno 6,7 – 8,6 miliardi di euro di investimenti per raggiungere i target UE di contenuto riciclato entro il 2025.

“Tra le tante crisi che il mondo sta affrontando, una si nasconde in bella vista: la crisi dell'inquinamento da plastica. Le materie plastiche causano un notevole inquinamento ambientale e sono in contrasto con la necessità di limitare le emissioni di carbonio - ha dichiarato il vicepresidente della BEI Ambroise Fayolle commentando il report - l'agenda per l’economia circolare rappresenta un'opportunità fondamentale per affrontare il problema, ma non sarà possibile farlo senza investimenti significativi e misure politiche innovative”.

Plastica sfida globale. Quali sono gli obiettivi europei in termini di circolarità?

Dall'inizio della produzione su larga scala negli anni '50, l'umanità ha prodotto 8.300 milioni di tonnellate di plastica vergine - l'equivalente del peso di oltre 1 miliardo di elefanti - con un aumento della produzione annuale di 190 volte dal 1950. Tuttavia, nonostante la crescente consapevolezza da parte dei consumatori e delle imprese, la plastica continua ad inondare il mercato. Infatti, secondo le stime dell'OCSE, i rifiuti plastici globali sono destinati quasi a triplicare entro il 2060, nonostante gli sforzi per limitarli. Attualmente, la stragrande maggioranza di questi, circa il 60%, può essere ricondotta agli imballaggi.

A livello Ue, la Strategia Europea per la Plastica ha fissato un obiettivo di riciclo degli imballaggi in plastica del 50% entro il 2025, con l'obiettivo di generare 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata in nuovi prodotti, in tutti gli Stati membri, entro lo stesso anno. Inoltre, tutti gli imballaggi in plastica presenti sul mercato europeo dovrebbero essere riutilizzabili o riciclabili entro il 2030, con obiettivi aggiuntivi proposti dal progetto di revisione della legislazione UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio nel novembre 2022.

A livello globale, invece, impegni internazionali come il Trattato globale sulla plastica sotto l'egida del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) o la recente creazione della Business Coalition for a Global Plastics Treaty (guidata dalla Ellen MacArthur Foundation e dal WWF) sono chiari segnali che è giunto il momento di trovare una soluzione duratura al crescente problema dei rifiuti di plastica nel nostro ambiente naturale.

Quali sono le cause dell’inefficienza nella catena del valore?

Partendo dal problema dell'inquinamento da rifiuti plastici, il report individua dieci cause principali - o inefficienze - lungo la catena circolare del valore della plastica. Queste causano la continua dispersione nell'ambiente di materie plastiche di ogni tipo e dimensione. Oltre agli imballaggi, che per volume e impatto ambientale, sono i maggiori responsabili del problema dei rifiuti in plastica, la catena del valore della plastica ha diversi altri punti critici, sia dal punto di vista geografico (la regione Asia-Pacifico è il più grande produttore di plastica e di rifiuti plastici) che industriale (25 aziende sono responsabili della metà della produzione mondiale di plastica).

Tra le inefficienze riscontrate, inoltre, vi sono i requisiti di progettazione dei rivenditori e dei proprietari dei marchi, che influenzano la riciclabilità dei prodotti in plastica; la varietà e l'eterogeneità delle plastiche, che rendono più costoso e complicato lo smistamento e il riciclo; e la mancanza di omogeneità delle plastiche, rafforzata dalla preferenza dei proprietari dei marchi per una specifica varietà di forme, dimensioni e colori, che aumenta le sfide del riciclaggio e della selezione, impattando sulla possibilità dell’economia circolare di competere, in termini di redditività, rispetto al modello lineare.

Le quattro raccomandazioni finanziarie della Banca Europea degli investimenti

Oltre a suggerire misure legislative per affrontare il problema degli imballaggi in plastica difficili da riciclare, restrizioni sugli imballaggi compositi (come quelli che combinano carta e plastica) e l'imposizione di quote di riciclaggio, il rapporto si conclude con quattro raccomandazioni finanziarie che la BEI potrebbe attuare per affrontare il problema dell'inquinamento da rifiuti di plastica sia all'interno che all'esterno dell'Unione europea. Impegno che si lega a doppio filo al mandato della Banca derivante dalla Climate Bank Roadmap ed è in linea con il Circular Economy Action Plan europeo.

La prima raccomandazione riguarda i prestiti per programmi di investimento di grandi dimensioni destinati ai produttori di plastica e i proprietari di marchi nel settore privato. Questi prestiti potrebbero essere messi a disposizione di aziende e società a media capitalizzazione coinvolte nella produzione e nella conversione della plastica, con l'obiettivo esplicito di migliorare la circolarità e la sostenibilità di questi materiali, indirizzando i finanziamenti verso le soluzioni più promettenti e innovative.

Come seconda soluzione la BEI suggerisce prestiti per i comuni o le autorità locali specificamente mirati ad aumentare la capacità di selezione e riciclaggio della plastica nell'Unione Europea, al fine di raggiungere l'obiettivo di avere 10 Mt all'anno di riciclati utilizzati in prodotti di plastica sul mercato europeo entro il 2025, soprattutto in Europa Centrale, Orientale e Sudorientale.
Per la BEI è inoltre fondamentale continuare a sostenere le attività di ricerca, sviluppo e innovazione delle aziende europee che si concentrano sulla dimostrazione di nuovi concetti finalizzati a una maggiore circolarità della plastica e sull'assistenza all'adozione di queste tecnologie emergenti su grande scala.

Infine, al di fuori dell'Unione europea, attraverso BEI Global, la Banca evidenzia la necessità di maggiori prestiti sovrani a enti del settore pubblico, in particolare alle autorità responsabili della raccolta e del trattamento delle acque reflue, destinati alle città costiere (spesso con porti o approdi importanti) dei Paesi in via di sviluppo. L'attenzione iniziale si concentrerebbe sui Paesi a basso reddito dell'Asia e, in misura minore, dell'Africa subsahariana, che sono le principali fonti di rifiuti plastici che si accumulano nei principali corsi d'acqua e oceani del mondo. Allo stesso modo, anche i piccoli Stati insulari dei Caraibi e del Pacifico potrebbero beneficiare di tale sostegno, laddove la loro particolare geografia aggrava il problema dei rifiuti di plastica.

Immagine: Envato Elements