I dati non mentono. In linea con i principi del nuovo Piano d’azione per l’economia circolare del Green Deal europeo, il modello italiano di gestione degli imballaggi e dei rifiuti da imballaggi in alluminio rappresenta un’eccellenza nel panorama europeo. Un risultato di cui Giuseppina Carnimeo, direttrice generale di CIAL - Consorzio Nazionale Imballaggi Alluminio va particolarmente fiera: il Consorzio ha infatti avviato a riciclo nel 2022 il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 60.200 tonnellate), percentuale che, includendo anche il recupero energetico, si avvicina al 78%. Numeri importanti che hanno consentito di evitare emissioni di gas serra pari a 423.000 tonnellate di CO2 e di risparmiare energia per oltre 185.000 tonnellate equivalenti di petrolio.

Risultati importanti che posizionano CIAL tra le migliori filiere della materia prima seconda.

Il riciclo riveste un’importanza strategica per l’intero comparto industriale grazie all’enorme risparmio di materia prima e di energia che garantisce. Basti pensare che oltre il 75% dell’alluminio prodotto negli ultimi cento anni è tutt’ora in circolo. Va inoltre sottolineato che in Italia il 100% della produzione di alluminio si basa sul riciclo e, in termini quantitativi, il nostro Paese è tra i primi al mondo. Tali risultati sono possibili per le eccezionali caratteristiche e performance del materiale, che può essere riciclato facilmente, completamente e per cicli infiniti, fornendo un materiale durevole, permanente, sempre pronto e disponibile per nuovi e diversi impieghi.

Quali sono le ragioni della forza di questa filiera del packaging?

La scelta dei criteri di gestione della filiera del packaging in alluminio garantisce un rapporto costo-risultato tra i più efficienti d’Europa, realizzando un eccellente modello di sostenibilità sociale, economica e ambientale accanto a una relazione estremamente costruttiva con il territorio, grazie all’azione combinata di istituzioni, imprese, operatori, cittadini e Comuni.

Il sistema Italia si caratterizza per una forte simbiosi industriale sostenuta da una grande evoluzione tecnologica della rete impiantistica nazionale. Abbiamo impianti all’avanguardia ed estremamente efficienti che permettono di recuperare l’alluminio in ogni fase del trattamento del rifiuto. Siamo in grado di massimizzare il recupero e minimizzare gli scarti che necessariamente si creano durante il trattamento dei rifiuti. Vari impianti su tutto il territorio italiano si stanno dotando di ulteriori tecnologie per andare a operare nel cosiddetto sotto-vaglio, ovvero nelle frazioni più piccole della fase di selezione del materiale che spesso vanno perdute. Solo grazie a questo modello possiamo contenere il più possibile il contributo ambientale a carico delle imprese, che – va ricordato - oggi è il più basso d’Europa.

A livello nazionale i dati di raccolta e riciclo sono già oltre gli obiettivi comunitari: siete al 73,6% mentre gli obiettivi di riciclo UE al 2025 sono del 50% e quelli al 2030 del 60%. Quali sono quindi le prossime sfide per CIAL?

La nuova sfida, oggi, più che quantitativa è qualitativa e riguarda la necessità di disporre di un atteggiamento e di un approccio nuovo e innovativo anche dal punto di vista culturale per agevolare la transizione dall’economia lineare a quella circolare. Focalizzarsi ulteriormente sul supporto alla raccolta differenziata e allo sviluppo di nuove e integrative modalità di recupero per una crescita costante e continuativa del riciclo è l’obiettivo principale delle strategie e delle iniziative che il Consorzio sta pianificando per il prossimo triennio. In particolare, lavoreremo in quelle aree del Paese che ancora oggi risultano in ritardo. Siamo inoltre consapevoli che il processo di sviluppo è ormai irreversibile e che, seppur a macchia di leopardo, le principali regioni del sud Italia dimostrano interessanti e crescenti performance in grado di ridurre il gap con le aree più avanzate in tempi relativamente brevi.

L’impegno di CIAL inoltre prevede ormai da anni un supporto personalizzato, su tutto il territorio nazionale, che non si limita alla semplice erogazione di corrispettivi economici a fronte del materiale raccolto e conferito ma, piuttosto, a garantire l’individuazione delle migliori opzioni possibili per massimizzare il recupero dell’alluminio nei diversi contesti territoriali. Attraverso una continua analisi e monitoraggio valutiamo, inoltre, possibili forme premianti e incentivanti in funzione di crescenti livelli di quantità e qualità raccolta pro-capite; offriamo supporto nell’adozione di nuove tecnologie e soluzioni integrative della stessa raccolta differenziata per garantire la captazione di frazioni di materiale erroneamente conferite nel rifiuto indifferenziato; rafforziamo il recupero della frazione alluminio dal sotto-vaglio degli impianti di selezione dei rifiuti da raccolta differenziata, per minimizzare lo smaltimento degli scarti e massimizzare quindi il recupero di questa componente, senza dimenticare il recupero dell’alluminio dal trattamento delle scorie post-combustione dopo il processo di termovalorizzazione.

Le strategie circular del Green Deal europeo richiedono non solo che gli imballaggi siano tutti riciclabili entro il 2030, ma che vengano anche progettati per questo scopo, cercando di prevenire la formazione di rifiuto.

Sottolineo quanto l’alluminio sia il materiale ideale per la produzione di imballaggi (lattine per bevande, scatolette per alimenti, bombolette aerosol, tubetti, vaschette, foglio sottile in rotoli e per involucri, tappi, chiusure e capsule per il caffè) perché è leggero, malleabile, resistente agli urti e alla corrosione ed è in grado di garantire un effetto barriera che protegge dalla luce, dall’aria, dall’umidità e dai batteri. In linea, quindi, con gli altissimi standard richiesti nei settori food e beverage per una lunga e sicura conservazione, a tutela della salute umana e con un contributo imprescindibile alla prevenzione della formazione del rifiuto organico e alla riduzione dello spreco alimentare e degli scarti.

Come sta cambiando il design del packaging in alluminio?

L’alleggerimento è una strategia fondamentale di riduzione del consumo di materiale. Grazie alla ricerca e allo sviluppo tecnologico, il peso di una lattina per bevande da 33 cl è passato negli ultimi 20 anni dai 14 grammi ai 12,2 grammi attuali, con un calo del 12%, quello delle bombolette si è ridotto del 13,2%, mentre lo spessore medio del foglio sottile di alluminio si è ridotto del 27,5% e quello delle vaschette del 15%. Per la tutela dell’ambiente, sono grammi “pesantissimi” che, moltiplicati per i miliardi di pezzi realizzati ogni anno, si trasformano in tonnellate risparmiate in fase di produzione. Se si sommano i risultati ottenuti per le diverse tipologie di imballaggi in alluminio, si arriva a un risparmio totale di circa 107.000 tonnellate, con 5350 tonnellate risparmiate mediamente ogni anno. Ovviamente tutto questo non influisce solo sull’approvvigionamento di alluminio, sia esso proveniente da materia prima o da rottame, ma, a cascata, su tanti costi di produzione e sul risparmio energetico. Facendo un esempio numerico il risparmio di alluminio medio annuo avuto negli ultimi 20 anni equivale ad oltre 51.000 carrozzerie per auto, mentre il risparmio totale di 107.000 tonnellate di alluminio si traduce in mancate emissioni serra pari a 936.000 tonnellate di CO2 equivalenti.

Immagine: CIAL

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