Mentre in Italia si svolgeva il G7 Ambiente, clima ed energia, il 29 aprile 19 capi di Stato africani si sono riuniti a Nairobi (Kenya) per chiedere alla Banca Mondiale un importante round di finanziamenti per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. “Facciamo appello ai nostri partner affinché ci vengano incontro in questo momento storico di solidarietà e rispondano efficacemente aumentando i loro contributi IDA [...] ad almeno 120 miliardi di dollari", ha dichiarato il presidente keniota William Ruto durante il vertice.

Quella di Nairobi è infatti una delle tappe intermedie che porterà a fine 2024 al cosiddetto IDA21, cioè il ventunesimo ciclo di finanziamento dell’International Development Association (Associazione internazionale per lo sviluppo), l’istituzione della Banca Mondiale che offre prestiti a basso costo e sovvenzioni ai Paesi più poveri, i più minacciati dalla crisi climatica.  

Perché rifinanziare IDA21?

Attualmente l'IDA sostiene 75 nazioni, di cui 39 in Africa. Oltre il 70% delle sue risorse è destinato al continente, anche in previsione del raggiungimento dell'obiettivo del Gruppo Banca Mondiale di portare l'elettricità a 250 milioni di africani entro il 2030. Il target è stato annunciato il 17 aprile scorso durante gli Spring Meetings di Washington. In quell’occasione la Banca Mondiale ha lanciato un’alleanza con African Development Bank (AfDB), che a sua volta si occuperò di allacciare alla rete ulteriori 50 milioni di persone

IDA21 si riferisce specificamente alla ventunesima ricostituzione dei fondi dell'IDA, un ciclo di finanziamento che copre un periodo triennale durante il quale i Paesi donatori si impegnano a fornire risorse per supportare le iniziative. Ogni rifinanziamento porta però nuove priorità e adeguamenti alle politiche in risposta alle sfide globali emergenti. Durante il precedente ciclo di rifinanziamento (IDA20) le risorse stanziate erano state di 93 miliardi di dollari, ma oggi “la richiesta di ricostituzione arriva in mezzo a una moltitudine di difficoltà interconnesse: pandemie, cambiamenti climatici, insicurezza alimentare, fragilità e conflitti”, si legge in un comunicato della Banca Mondiale. “Tuttavia, l'Africa è anche ricca di potenziale: vaste risorse naturali, sole abbondante e la popolazione giovanile in più rapida crescita al mondo.” Un messaggio ribadito anche dal premier Ruto. Le economie africane stanno vivendo una "crisi sempre più profonda dello sviluppo e del debito che minaccia la nostra stabilità economica, e urgenti emergenze climatiche che richiedono un'azione immediata e collettiva per la sopravvivenza del nostro pianeta”.

Uno sviluppo socioeconomico guidato dall’Africa

Insieme ai vertici IDA, a Nairobi erano presenti 19 capi di Stato e di Governo africani. Oltre al premier kenyota Ruto, portavoce della richiesta di rifornire l’IDA di 120 miliardi di dollari, la coalizione era composta da leader di Paesi come Uganda, Ghana, Etiopia e Algeria. “La nostra proposta e richiesta comporta una visione di sviluppo socioeconomico guidato dall'Africa, realizzato con trasparenza e inclusione, e le nostre ragioni sono semplici”, ha detto Ruto. “È fondamentale una significativa iniezione di capitale nell'IDA. Il Gruppo di esperti indipendenti del G20 raccomanda di triplicare la capacità di finanziamento dell'IDA, portandola a 279 miliardi di dollari entro il 2030, pur mantenendo l'essenziale natura concessoria dei suoi finanziamenti. Per lo meno, non ignoriamo o scartiamo questo parere degli esperti."

Un messaggio a cui ha fatto eco anche il presidente mauritano Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, attuale presidente dell'Unione Africana (UA), che dal palco ha chiesto “una forte ricostituzione delle risorse IDA”. Un obiettivo che però, per il presidente della Banca Mondiale Ajay Banga, richiederà un “maggiore impegno da parte dell'IDA, del Gruppo Banca Mondiale, dei Governi e del settore privato”.

 

Immagine di copertina: Amani Nation, Unsplash

 

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