Negli ultimi mesi l'Unione Europea ha fatto un passo significativo verso la trasparenza e la comparabilità dei dati in materia di sostenibilità. In particolare, in ottica di uniformazione per l’uso delle risorse ed economia circolare, il panorama è stato segnato dall'introduzione dello standard ESRS E5. Questo strumento fa parte degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), un insieme di standard di rendicontazione creati per assistere le imprese nella comunicazione e nella gestione più efficiente delle loro prestazioni di sostenibilità, facilitando al contempo un migliore accesso ai finanziamenti.

Elaborati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) su impulso della Commissione UE, gli ESRS erano necessari in vista dell’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Una direttiva che ha reso obbligatoria a partire dall’esercizio 2024 la rendicontazione societaria di sostenibilità per tutte le aziende dell'UE con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore ai 20 milioni di euro e un bilancio annuo di almeno 40 milioni di euro. Obbligo di reporting che nei prossimi anni si estenderà progressivamente fino a comprendere la platea delle piccole e medie imprese.

Quali sono gli standard ESRS

Il Regolamento Delegato contenente gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 dicembre 2023. EFRAG ha previsto due standard trasversali – dedicati a prescrizioni e informazioni generali ‒ e dieci standard tematici, rispettivamente suddivisi in 5 ambientali (E), 4 sociali (S) e 1 di governance (G). In particolare, quelli ambientali riguardano cambiamenti climatici (ESRS E1), inquinamento (ESRS E2), acque e risorse marine (ESRS E3), biodiversità ed ecosistemi (ESRS E4) e uso delle risorse ed economia circolare (ESRS E5).

L’introduzione dello standard ESRS E5 ha lo scopo di orientare le imprese verso un approccio più responsabile e sostenibile riguardo l'utilizzo delle risorse e l'adozione di principi di economia circolare. È però importante sottolineare che, sebbene il Regolamento Delegato sia vincolante in tutti i suoi aspetti e direttamente applicabile negli Stati membri, l'adozione dello standard ESRS E5 è richiesta solo nel caso in cui l'organizzazione consideri la circolarità un fattore significativo per la propria attività.

Cosa prevede lo standard ESRS E5 per l’uso delle risorse ed economia circolare

“Ci sono degli aspetti particolarmente importanti in questo standard”, spiega a Materia Rinnovabile Alessandra Borghini, Manager Business Unit Economia Circolare presso Ergo Srl, spin off della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. “Innanzitutto, si fa riferimento alla value chain, cioè tutta la filiera, da monte a valle. Questo, sia nell'ottica in generale della sostenibilità sia dell'economia circolare, è significativo perché guardare sempre e soltanto il perimetro della propria organizzazione non è più sufficiente.”

L’ESRS E5 richiede infatti alle aziende di fornire una panoramica dettagliata che copra l'analisi degli impatti, i rischi e le opportunità, insieme ai criteri adottati per la gestione, le iniziative intraprese, gli obiettivi di sostenibilità e informazioni specifiche sui flussi di materiali in entrata e in uscita, inclusa la gestione dei rifiuti.

L’utilità dello standard ESRS E5

L'intento è quello di stimolare un modello economico incentrato sulla massimizzazione del valore delle risorse nel tempo, promuovendo pratiche di rinnovabilità, riutilizzo, rigenerazione e riciclo, e sottolineando al contempo l'importanza degli impatti finanziari collegati. Una rilevanza che è derivante dal principio di doppia materialità introdotto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive. Mentre la singola materialità richiede che le aziende rendicontino come i fattori ESG influenzano operazioni e performance finanziarie (direzione outside-in), la doppia materialità richiede infatti anche una valutazione di impatto su ambiente e società (direzione inside-out).

“Questo standard introduce il tema di valutazione degli impatti, ma soprattutto il tema dei rischi-opportunità, punto che nasce dal concetto di dipendenza”, continua Borghini. “Concetto sul quale dobbiamo basare la consapevolezza della sostenibilità. I sistemi economici e sociali, in questo caso particolare soprattutto sul lato economico, dipendono cioè dal capitale naturale. Comprometterlo significa mettere a rischio la propria business continuity”.

Secondo Borghini, l'utilità vera di questi standard risiede nella possibilità di utilizzarli come strumento di supporto per indirizzare le proprie strategie. “Ciò permette di ragionare finalmente in termini di impatti positivi e non soltanto di impatti negativi, evidenziando le opportunità che derivano dalla rigenerazione del capitale naturale."

 

Questo articolo è disponibile anche in inglese / This article is also available in English

 

Immagine: Danist Soh, Unsplash

 

© riproduzione riservata