Lunedì 5.000 trattori e più di 10.000 agricoltori hanno occupato le strade di Berlino per una protesta che coinvolge tutta Germania dall’8 gennaio. Dopo aver paralizzato il traffico di diverse città, gli agricoltori tedeschi sono giunti nella capitale per convincere il Governo del Cancelliere Olaf Scholz a ripensare il taglio ai sussidi sul carburante per i veicoli agricoli, un aiuto statale che esiste da quasi 70 anni.

Più che a un’opera di persuasione, i toni della protesta somigliano a un malcelato ricatto. “Se la proposta non viene eliminata, siamo pronti a paralizzare il Paese”, ha dichiarato il presidente dell’associazione degli agricoltori bavaresi Günther Felßner al giornale Bild. Ma il taglio dei sussidi è solo l'ultima goccia che ha fatto traboccare il malumore dell’industria agroalimentare tedesca.

I motivi della protesta dei trattori in Germania

A dicembre, dopo settimane di negoziati interni, il Governo tedesco aveva deciso di colmare un gap di 17 miliardi di euro nel bilancio per il 2024 tagliando qua e là alcuni sussidi considerati sacrificabili. Toccare il settore agricolo in questa delicata manovra è diventata una scelta così impopolare che le manifestazioni iniziate l’8 gennaio hanno costretto il Governo a revisionare il pacchetto di misure e togliere fondi alla protezione degli ecosistemi marini e al settore ittico.

Tuttavia, nonostante un parziale dietrofront con l’esenzione della tassa sui veicoli agricoli a motore, le principali associazioni agricole non sono soddisfatte: non ne vogliono sapere di rinunciare ai sussidi sull'agro-diesel. E hanno quindi rifiutato la proposta di eliminazione graduale spalmata su tre anni presentata dal ministro tedesco dell'Agricoltura Cem Özdemir. 

A creare ulteriore malumore ci ha pensato anche il rialzo sul prezzo della CO₂ (45 euro per tonnellata) nei settori dei trasporti e del riscaldamento. Un onere che ricadrebbe sproporzionatamente sul settore agricolo. Tuttavia, tra le misure per fare cassa e rientrare del gap di spesa, il ministero della finanza ha ridotto alcuni incentivi green previsti per l'industria solare. Inoltre verrà eliminato gradualmente un bonus per l'acquisto di auto elettriche.

La questione dei sussidi agli agricoltori

Secondo il Ministero dell’Agricoltura (BMEL), in media un’azienda agricola tedesca riceve circa 2.900 euro all’anno, misura che complessivamente costa allo Stato circa 440 milioni. Tagliare questi sussidi comporterebbe un onere medio aggiuntivo per le aziende di 5.000 euro.

I sussidi ambientalmente dannosi, secondo i calcoli dell’agenzia per l’ambiente tedesca UBA, ammontano a un totale di 65 miliardi di euro, dei quali gli sgravi fiscali sul diesel costituiscono la fetta più grande. “Vista l’alta volatilità dei prezzi del mercato e le incertezze climatiche che impattano alcuni settori agricoli, gli agricoltori più piccoli hanno bisogno di questi sussidi. Non hanno la possibilità di comprare trattori elettrici”, spiega a Materia Rinnovabile Reinhild Benning, policy expert della ONG tedesca Environmental Action Germany, che sabato 20 gennaio arriverà a Berlino per protestare con il suo trattore.

I problemi con la grande distribuzione

Ma Benning va anche oltre. Pensa infatti che sia giusto eliminare i sussidi fossili nel lungo periodo ma che gli agricoltori vadano aiutati imponendo leggi che permettano di ottenere condizioni contrattuali più giuste. “Per esempio non abbiamo una legge che impone ai caseifici di stabilire un prezzo adeguato sul latte a priori e non esiste una copertura di costi per il produttore ‒ aggiunge Benning ‒ Inoltre i tempi di consegna, i pagamenti e la qualità dovrebbero essere definiti nei contratti.” Della stessa idea sono alcuni esponenti del Partito dei Verdi tedesco che hanno rilanciato le accuse alle catene di supermercati, sostenendo che costringerebbero gli agricoltori ad accettare prezzi bassi così da renderli troppo dipendenti dai sussidi.

"Il 75% del mercato è in mano a sole cinque aziende: ciò porta a una compressione dei prezzi e a una riduzione della concorrenza", ha dichiarato a Euractive l’europarlamentare dei Verdi Anna Cavazzini, sottolineando come condizioni contrattuali ingiuste o modifiche contrattuali retroattive penalizzano i produttori. Un gioco al ribasso che gonfia il portafoglio di pochi (in genere i big della grande distribuzione) e condanna i piccoli imprenditori a imprevedibili periodi di volatilità.

Ma, secondo Benning, non tutte le associazioni spingono per maggiori tutele, e una buona fetta di protesta è condotta da grandi corporazioni che non hanno nessun interesse nel difendere i diritti dei piccoli agricoltori. “Puntano a spostare l’attenzione sui sussidi agli agro-diesel per tenere a bada gli agricoltori. In questo modo possono continuare a fare profitto con le attuali condizioni contrattuali.” A tale proposito, Materia Rinnovabile ha chiesto un commento a Copa-Cogeca, l’associazione che rappresenta 22 milioni di agricoltori e cooperative agricole, che però non ha risposto. 

Le proteste nel resto d’Europa

Il reclamo di sussidi fossili in Germania offre un ottimo assist ai detrattori di alcune politiche climatiche europee. Per Arnaud Rousseau, presidente del sindacato francese Fédération nationale des syndicats d’exploitants agricoles (FNSEA), le proteste degli ultimi anni hanno tutte la stessa radice: “Il crescente divario tra la realtà delle pratiche agricole e le decisioni amministrative centralizzate a Bruxelles e recepite a livello nazionale”.

In Francia, infatti, dalla fine di ottobre il sindacato FNSA ha espresso il proprio dissenso verso le politiche agricole del Governo Macron capovolgendo i cartelli stradali di centinaia di Comuni. Lo slogan della protesta era “On marche sur la tête” (“camminiamo a testa in giù”). Un’espressione francese usata per indicare un’azione assurda che secondo gli agricoltori ben rappresenta la richiesta di ridurre l’uso di pesticidi, aumentando allo stesso tempo la resa dei raccolti. 

A marzo 2023, invece, sono stati oltre 10.000 gli agricoltori nederlandesi che hanno occupato le strade de L'Aja per manifestare contro i piani del Governo per limitare le emissioni di azoto. In Polonia e Romania le proteste sono scoppiate a causa dell’afflusso di prodotti ucraini più economici sui mercati nazionali. 

Ci vorranno probabilmente alcuni giorni per capire che tipo di compromesso riuscirà a trovare il Bundestag (parlamento tedesco). Intanto sono stati pianificati altri blocchi stradali per una protesta che divide anche i manifestanti.

 

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Immagine: Markus Spiske, Unsplash

 

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