Nel tentativo di risolvere la crisi del riciclo della plastica finora il governo italiano ha organizzato tavoli ministeriali e approvato incentivi che stimolano la domanda di plastica riciclata. Tuttavia, l’emergenza che ha obbligato Assorimap, l’associazione nazionale riciclatori, a fermare gli impianti di riciclo lo scorso 11 novembre ha contorni ben più profondi e critici che necessitano riforme più strutturali. Salvare la filiera del riciclo meccanico è essenziale per la transizione ecologica e l’autonomia strategica del paese, ma finora il governo italiano non sembra aver risolto molto, nonostante gli allarmi lanciati per mesi dagli operatori.
Anche secondo Barbara Barbarisi, direttore Innovazione e Sostenibilità di Montello, società leader nel recupero e riciclo di rifiuti organici (FORSU) e di imballaggi in plastica post-consumo, non sarà sufficiente il credito d’imposta sull’acquisto di prodotti e imballaggi attivo dal primo dicembre a risollevare il comparto. Maggiore competitività e riconoscimento dei benefici ambientali del riciclo sono gli ingredienti base per ritrovare una sostenibilità economica che manca ormai da qualche anno.
Come sta vivendo questa crisi Montello? Ci può dare qualche numero?
“Stiamo affrontando la contrazione attuale nell’utilizzo delle Materie Prime Seconde (MPS) sul mercato europeo valorizzando i mercati di sbocco nei paesi extra UE, dove Montello vanta una presenza consolidata da tempo. A livello generale l’Europa è entrata in una crisi strutturale. Secondo il report annuale di Plastic Recyclers Europe, nel periodo 2022-2024 si è assistito alla chiusura di circa 1 milione di tonnellate di capacità produttiva di riciclo di rifiuti plastici in Europa e 300.000 tonnellate nel solo 2024, più del doppio rispetto alle 135.000 tonnellate stimate nel 2023. Questo dato rappresenta circa il 10% della capacità totale installata a livello europeo. Senza un intervento normativo e incentivi economici, per il periodo 2025-2027 si rischia una ulteriore perdita di capacità produttiva di circa 500.000-700.000 tonnellate/anno”.
Quali sono le cause principali di questa crisi?
“La crisi del riciclo delle plastiche, non solo in Italia ma anche in Europa, è il risultato di una combinazione di fattori. In primis i prezzi bassi dei polimeri vergini, legati alla sovracapacità produttiva globale, rendono più conveniente l’acquisto di materia primaria rispetto all’acquisto di materiali riciclati. Le importazioni a basso prezzo di plastica riciclata da paesi extra-UE, dall’Asia soprattutto, spesso di qualità inferiore e priva di certificazioni, hanno ridotto la domanda interna. Infine, i costi energetici elevati e l’inflazione erodono i margini dei riciclatori, che oltretutto devono fare i conti anche con una normativa frammentata e con la burocrazia”.
Come ridurre il gap di competitività con i polimeri vergini?
“È essenziale sostenere il riciclo e incentivare la domanda di prodotti realizzati con MPS da riciclo. Va ricordato che il riciclo degli imballaggi in plastica post-consumo ha generato benefici ambientali ed economici, tra cui il risparmio di centinaia di milioni di euro sulla EU Plastic Tax. Senza interventi di sostegno a beneficio del comparto del riciclo, il rischio è un aumento significativo dei costi, tenuto anche conto dell’incremento previsto della tassa a 1.000 €/ton. Inoltre, il riciclo riduce il contenuto fossile dei rifiuti destinati a recupero energetico, limitando le quote di CO₂ da acquistare con l’EU ETS2, che incideranno pesantemente sulle tariffe di trattamento e sulla TARI, a carico dei cittadini. Altri paesi, come la Francia, hanno già introdotto incentivi fino a 1.000 €/ton per l’uso di plastica riciclata”.
Quali soluzioni propone Montello?
“Riteniamo necessaria l’istituzione di un Fondo di emergenza per sostenere il riciclo degli imballaggi plastici da raccolta differenziata, con risorse distribuite in base alle quantità di materia prima seconda immessa sul mercato. Sarebbe importante un’armonizzazione dei criteri di fine rifiuto (End of Waste - EoW) a livello europeo e il mutuo riconoscimento tra Paesi UE dei decreti EoW nazionali già vigenti, al fine di stimolare la domanda di materiali riciclati. Infine, servono più controlli doganali sull’importazione di plastica riciclata, in modo da consentire l’importazione in UE solo di plastica riciclata conforme agli standard ambientali, sociali e qualitativi europei. Il “finto riciclato” va contrastato”.
Dal 1° dicembre sarà possibile presentare le istanze per il credito d’imposta sull’acquisto di prodotti e imballaggi realizzati con materiali di recupero. Questa misura è sufficiente per aumentare la domanda di materia riciclata?
“Il credito d’imposta del 36% è un segnale positivo, ma non sufficiente a stimolare in modo significativo la domanda di materia riciclata, perché prevede un limite di spesa fino a 20.000 euro per impresa, con un plafond complessivo di 5 milioni di euro. L’impatto previsto è marginale rispetto alle necessità del mercato. Inoltre, incentiva l’acquisto di prodotti e imballaggi riciclati, ma non affronta il problema strutturale del gap di prezzo delle materie prime seconde rispetto ai polimeri vergini. Si tratta di una misura una tantum, senza garanzie di continuità, che quindi non crea stabilità per investimenti a lungo termine. Per noi la salvaguardia e la promozione della filiera del riciclo devono essere considerate priorità strategiche nell’ottica di una transizione ecologica autentica e duratura”.
Cosa vi aspettate dal Circular Economy Act?
“L’obiettivo primario della riforma è rimuovere le barriere alla circolarità e creare un mercato unico UE per rifiuti e prodotti circolari, aumentando offerta e domanda a prezzi competitivi. La richiesta di noi operatori del riciclo è quella di rafforzare la domanda interna, prevedendo il riconoscimento ai riciclatori dei “certificati di riciclo” o “crediti di carbonio”, per valorizzare i risparmi di CO₂ della plastica riciclata rispetto a quella prodotta da fonti fossili. Chiediamo l’introduzione di misure che favoriscano l’impiego di plastiche riciclate anche nei beni di consumo, analogamente a quanto già previsto per gli imballaggi, riconoscendo incentivi proporzionati alla complessità di riciclo e di impiego. Per trainare la domanda di prodotti circolari è necessario estendere a ulteriori categorie di prodotto dei Criteri Ambientali Minimi nell’ambito degli appalti pubblici verdi”.
Che impatto hanno avuto i dazi imposti dagli Stati Uniti sul mercato delle plastiche?
“I dazi imposti dagli Stati Uniti sul mercato delle plastiche hanno ridotto la competitività delle esportazioni verso gli Usa, generando tensioni commerciali e riducendo i volumi di scambio. Parte delle esportazioni destinate agli Usa è stata dirottata verso altri mercati, creando sovracapacità in Europa e pressione sui prezzi”.
