La gestione dei rifiuti tessili entra in una fase decisiva per l’Italia e per l’Europa. A metà ottobre, con l’entrata in vigore della Direttiva Quadro sui Rifiuti rivista da parte del Parlamento Europeo, l’Unione europea ha introdotto un sistema obbligatorio di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per abbigliamento, calzature e articoli tessili. Una riforma cruciale che ridefinisce la gestione del fine vita dei prodotti, imponendo a tutti gli Stati membri la creazione di sistemi nazionali di raccolta, cernita, riuso e riciclo pienamente operativi entro i prossimi trenta mesi.
Nell'ambito di tali sistemi, i produttori di prodotti tessili e calzature pagheranno una tassa per ogni prodotto immesso sul mercato, tassa che finanzierà i sistemi di raccolta e la gestione dei prodotti tessili raccolti, provvedendo al loro riutilizzo, alla preparazione per il riuso, al riciclo e allo smaltimento.
Nuove tariffe EPR
In un quadro più rigoroso per la gestione dei tessili a livello continentale, le tariffe EPR saranno adeguate in base a criteri di sostenibilità, come quelli sviluppati nell'ambito del regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR), tenendo conto di fattori quali la durata e la riciclabilità. Questo approccio, noto come eco-modulazione, collega il costo che i produttori pagano per l'EPR alla sostenibilità dei loro prodotti tessili, incoraggiandoli così a progettare prodotti più circolari e rispettosi dell'ambiente.
Le tariffe EPR saranno inoltre utilizzate per informare i consumatori su prodotti tessili e calzature sostenibili e per finanziare ricerca e sviluppo che migliorino la progettazione dei prodotti, la prevenzione dei rifiuti e le operazioni di gestione degli stessi.
Il settore tessile ha un impatto ambientale notevole: solo nel 2019 nell’Unione Europea sono state generate 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti, e appena un quinto è stato raccolto separatamente. La direttiva punta a invertire questa tendenza, promuovendo pratiche più sostenibili e favorendo modelli industriali basati sul riutilizzo e sulla produzione di materia prima seconda.
L’industria tessile è, al tempo stesso, un pilastro economico dell’UE con un fatturato di 170 miliardi di euro nel 2023 e che impiega 1,3 milioni di persone in quasi duecento mila aziende.
La ricezione della direttiva EPR in Italia
Nel nostro Paese solo il 12% di ciò che viene immesso al consumo viene raccolto. Per l’Italia, storicamente leader nel riciclo meccanico e nella trasformazione delle fibre, la nuova disciplina rappresenta un’opportunità industriale, non solo una leva competitiva strategica per l’approvvigionamento di materie prime, la riduzione delle emissioni e della dipendenza da importazioni e la creazione di nuovi posti di lavoro verdi.
Se i Paesi membri hanno 30 mesi per attivare sistemi nazionali pienamente operativi, l’EPR tessile dovrebbe entrare in vigore in Italia nel primo trimestre del 2026. La data è stata annunciata da Laura D’Aprile, direttrice del Dipartimento per la Transizione Ecologica del Ministero dell’Ambiente, durante il Venice Sustainable Fashion Forum 2025, svoltosi il 23 e 24 ottobre scorsi. Come spiegato da D’Aprile, “lo schema di regolamento è già stato sottoposto alle associazioni di settore e concertato col ministero delle Imprese ed è nella fase di ultima revisione da parte degli uffici legislativi”.
Sei consorzi nati in Italia dopo l’introduzione della raccolta differenziata obbligatoria dei tessili nel 2022 hanno accolto con favore l’impegno del Governo a far entrare in vigore il regime della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) tessile entro il primo trimestre del 2026. Gli stessi, tuttavia, hanno pubblicato una nota congiunta per esprimere la necessità urgente della pubblicazione del decreto. I Consorzi, si legge nella nota, “sono pronti a fare la loro parte anche in termini di nuovi investimenti e sottolineano come un quadro normativo stabile, coerente e pienamente operativo sia fondamentale per garantire una gestione efficiente dei rifiuti tessili e consolidare la leadership nella sostenibilità della filiera nazionale, a patto che tale cornice regolatoria venga celermente definita”.
Consorzio Ecotessili, Cobat Tessile, ERP Italia Tessile, RE.CREA, ReDress e Retex.green hanno evidenziato quanto la mancanza di regole definite abbia finora rallentato la creazione dei nuovi sistemi di raccolta e riciclo, con ripercussioni sulla competitività delle imprese italiane rispetto ai Paesi già attivi sul fronte EPR. La pubblicazione del decreto è, infatti, essenziale per pianificare investimenti, innovare i processi, adottare le migliori best practice in termini di tracciabilità e trasparenza della gestione dei rifiuti, ma soprattutto per allinearsi agli obiettivi di economia circolare delle strategie dell’Unione europea.
“Quello del tessile è un settore molto importante, ma anche complicato, a causa dei numerosi materiali utilizzati da questa filiera”, ha dichiarato Michele Priori, direttore generale di Consorzi Cobat. “Pertanto la sfida sarà nel futuro rendere tutto tracciabile e più gestibile”.
La nascita del CORIT
La necessità di regole chiare è la richiesta anche di Erion Textiles. Come afferma Luca Campadello, Strategic Development & Innovation Manager di Erion “quello che serve è sedersi al tavolo e definire regole condivise su come il modello di raccolta dovrà avvenire, quali saranno le responsabilità dei consorzi, qual è la responsabilità del Comune e poi bisogna chiarire soprattutto quali sono i prodotti inclusi”.
Il tema dell’EPR nel settore tessile ha trovato spazio anche nell’edizione 2025 di Ecomondo, svoltasi agli inizi di novembre a Rimini. A tal proposito è stato organizzato l’incontro “Rifiuti tessili urbani. Arriva l’EPR: chi sono i Consorzi dei produttori e qual è la loro visione per lo sviluppo del sistema”, che ha visto riuniti i diversi consorzi del tessile. Durante l’incontro, il direttore generale di Consorzio Ecotessili, Giancarlo Dezio, ha sottolineato l’importanza della collaborazione in questo momento cruciale per la competitività del sistema. “L’avvio del regime EPR nel settore tessile è una sfida che nessuno può affrontare da solo”, ha affermato Desio. “Il Centro di Coordinamento dovrà permettere a ciascun consorzio di operare al meglio per il raggiungimento comune dei target; al contempo, ciascun consorzio dovrà dare il proprio contributo all’intero sistema tessile”.
Si prefigura in tale percorso, infatti, l’istituzione di un Centro di Coordinamento per il Riciclo dei Tessili (CORIT), un nuovo ente, novità assoluta nella governance della filiera tessile, che può attingere dall’esperienza maturata in altri ambiti, come quella del Centro di coordinamento nel settore dei RAEE, nell’ottica di fungere da elemento centrale del sistema tessile secondo le indicazioni europee.
