Minneapolis è una citta progressista, che sorge sulle morbide sponde del fiume Mississippi, nello stato settentrionale del Minnesota. Per molti anni la città è stata famosa per le skyway, i collegamenti tra grattacieli per camminare anche durante i rigidissimi inverni del nord, e per il Mall of America, a oggi il più grande centro commerciale del continente. Lo scorso giugno, però, dal 18 al 20, la città ha trovato un posto sulla mappa dell’innovazione globale ospitando la prima, grande convention sull’economia circolare americana, Circularity 19, organizzata da GreenBiz, un noto organizzatore di eventi e editor americano, conosciuto per Verge, un mega evento sulla sostenibilità che si tiene ogni anno a Oakland. Materia Rinnovabile, partner dell’evento, è stata nella città nordamericana per seguire i lavori di Circularity 19.

“L’economia circolare, che fino a qualche anno fa era sconosciuta negli Stati Uniti, sta acquistando forza”, spiega dal coreografico palco, Joel Makower, Ceo e Executive Editor di GreenBiz Group davanti ai numerosissimi partecipanti. “Sono tempi complessi [un riferimento velato all’ostilità del presidente Usa, Donald Trump, ai temi ambientali], ma io sono ottimista. E le persone qua presenti lo dimostrano”.

Secondo Lauren Phipps, una delle organizzatrici di Circularity 19 e manager di GreenBiz, “la partecipazione a questo evento è stata eccezionale. Ci sono stati più di 850 partecipanti da 16 paesi, abbiamo fatto sold-out settimane prima dell’evento. Un successo che supera anche le nostre aspettative. È un segnale importante”. L’atmosfera che si respira nel foyer dell’hotel Marriott è frizzante e tutti i workshop – su marketing, PaaS, circular fashion, circular economy + logistics – sono straripanti all’inverosimile. L’anagrafica dei partecipanti racconta una storia interessante. Il 42% appartiene a corporation con oltre un miliardo di dollari di profitto, il 78% viene dal settore privato, il 12% da Ong come The Natural Resources Defense Council, mentre solo un misero 2% dal settore pubblico. “L’America si sta aprendo all’economia circolare e il potenziale in questo paese è immenso”, spiega Shannon Bouton, Global Executive Director Sustainable Communities di McKinsey.org. 

 

 

Alla conquista del West

Il potenziale, dunque, è elevato e assisteremo sicuramente a un crescente dibattito a livello di corporation, che si aprirà anche al mondo della politica (partendo dal tema dei rifiuti, rinviato per anni negli Usa, patria delle discariche, e ora tornato al centro dell’agenda grazie alla “crisi della plastica”). E anche a quello culturale, degli accademici, del design, dell’architettura, come sottolineato da un altro evento del quale Materia Rinnovabile è stata partner, la New York Circular Economy Week, che dopo il grande successo della prima edizione 2019, replicherà anche nel 2020. Basta fermarsi a bere un caffè durante il coffee break per capire chi sono le aziende presenti: Target, Dell, Apple, Lockheed Martin, Amazon, Google, Unilever, Walmart, Waste Management, Terracycle. Non si finisce di rimanere sopresi dagli incontri casuali, con una app efficiente per il networking e una serie di opportunità dedicate per interagire, a tavola o durante i workshop.

3M (conosciuta precedentemente come Minnesota Mining and Manufacturing Company), azienda multinazionale statunitense con sede a Minneapolis che produce adesivi, abrasivi, pellicole rifrangenti, protezioni antincendio, prodotti dentali, materiali elettrici e circuiti elettronici, ha annunciato durante l’evento l’ingresso nel CE100 Network, la rete della Ellen MacArthur Foundation delle leading company della circular economy. 

Sarah Chandler, senior director of operations and environmental initiatives di Apple ha spiegato le soluzioni per ridurre sempre più l’estrazione di minerali e quelle più innovative per la riparazione e la rigenerazione degli apparecchi Apple. Best Buy, colosso del retail dell’elettronica ha mostrato il suo programma interno di raccolta di oltre 5 milioni di apparecchiature elettroniche e di gestione RAEE e la sua rete “Geek Squad” di oltre 20.000 esperti nella riparazione per allungare la vita dei prodotti. “Vogliamo davvero che gli apparecchi elettronici rimangano in uso il più a lungo possibile, e questo è reso possibile grazie alla nostra divisione riparazione”, ha affermato Alexis Ludwig-Vogen, direttore di Best Buy per la responsabilità aziendale e la sostenibilità. 

Non poteva mancare la circular economy vista dalla Silicon Valley con Google in prima fila. “Google vuole incarnare questa visione all’interno della sua strategia”, spiega Kate Brandt, Google Sustainability Officer, parlando del progetto Circular Google, che punta a eliminare componenti tossiche dai prodotti commercializzati. Ma non solo: i big data sono la chiave per rendere obsoleto il concetto di rifiuto. “Il rifiuto è un problema di dati. Noi vogliamo che Google diventi circolare in un sistema che deve essere interamente riconfigurato, dove ogni scarto è risorsa e dove con i dati possiamo massimizzare il riuso di risorse finite. L’Intelligenza artificiale avrà un ruolo fondamentale nella transizione per la circular economy”, spiega la Brandt.

Sarebbe curioso sapere qual è l’impronta ecologica complessiva di tutte le corporation presenti. Indubbiamente la dimensione di queste mega-aziende gioca a favore per una rapida transizione di scala. Prendiamo per esempio Las Vegas, fino a ieri esempio di spreco assoluto, regno dei buffet all-you-can eat, dove giocatori e turisti s’ingozzavano abbandonando montagne di piatti. “Oggi Las Vegas è diventato uno dei centri virtuosi della gestione del food waste americano”, spiega Yalmaz Siddiqui, Vice President, Corporate Sustainability del gruppo Mgm Resorts International, colosso dei casinò ed hotel, che nella città del Nevada gestisce circa 40.000 camere e 400 ristoranti. “Ogni rifiuto è upclycled e inviato nella corretta destinazione; abbiamo eliminato le cannucce e molte plastiche monouso, abbiamo ridotto gli sprechi con una gestione ottimizzata dei buffet, riducendo le dimensioni dei piatti e tante altre iniziative”. A livello aziendale dal 2007 al 2018, Mgm Resorts International ha ridestinato oltre 150.000 tonnellate di rifiuti alimentari a food-bank, alla produzione di biocarburanti, compost e agli allevamenti, dove viene utilizzato come mangime. Nel 2018, il Bellagio Hotel e Casinò ha impiegato 2.210 tonnellate di rifiuti alimentari negli allevamenti di suini, un aumento del 455% rispetto al 2015. Se sei grande puoi avere grandi impatti è il mantra americano.

 

 

Il giusto framework

Come possiamo creare le condizioni culturali che consentiranno un sistema circolare in America? Lauren Yarmuth, direttrice dei programmi di economia circolare del colosso del design, Ideo sostiene che oggi “abbiamo l’opportunità di re-immaginare, di ricostruire. Si è creato il giusto contesto. L’economia circolare riguarda il comprendere il potenziale delle cose, il potenziale di un rifiuto, il potenziale di un nutriente di rimanere in circolo il più a lungo possibile. E il nostro potenziale di contribuire in modo significativo al mondo che ci circonda”. Per tanti Csr e sustainability manager la sfida in America rimane: come educare la gente all’economia circolare, essendo il concetto ancora estremamente di nicchia e come implementarla in modo che non sia greenwashing ma una pratica strategica industriale, con un ritorno sugli investimenti misurabile? Ma la risposta la offrono loro stessi: i nostri brand, l’economia deve dare queste risposte. Le imprese che non decarbonizzano, che non investono in nuovi modelli di business, nel lungo periodo rischiano di perdere fatturato e immagine. La crisi ambientale è un tema di sicurezza e sopravvivenza ben chiaro ai tanti professionisti che affollano il Marriott di Minneapolis.

Non si parla però solo di profitto e pianeta. Nella sessione tenuta sul palco principale “Power, Privilege and Bias in a Circular Economy” Tawanna Black, Ceo del Center for Economic Inclusion di Minneapolis e Carrie Freeman, managing partner di SecondMuse, una consultancy firm, hanno parlato della necessità un’economia “socialmente” circolare, made in Usa. Una domanda importante, che difficilmente si sente discutere nei forum nazionali europei, sicuramente assente in quelli in Germania e Italia. “In che modo le organizzazioni che lavorano per creare un’economia circolare si assicurano che tutte le persone siano coinvolte, evitando di perpetuare sistemi attuali che escludono ed emarginano?” chiede la Black. “Dobbiamo entrare in questa nuova realtà con un grande livello di umiltà. Non sappiamo cosa sta realmente accadendo, sia per la novità, sia per il fatto che si tratta di azioni volontarie. Ma sappiamo che deve essere un’economia inclusiva”, ha detto Carrie Freeman.

 

 

Wastin’ in the Usa

Certo sappiamo bene che l’economia è molto di più che flussi di materia in loop sempre più localizzati. Tuttavia in Usa la questione rifiuti rimane centrale. A livello politico, la campagna globale contro le plastiche monouso ha riacceso l’interesse anche in America sul tema rifiuti, rigenerazione, riuso. Il 21 giugno 2019, a ridosso di Circularity 19, la Camera dei Rappresentati del Congresso americano ha passato un emendamento al disegno legge 3055 – un decreto di stanziamenti finanziari per molteplici dipartimenti – chiedendo al Congresso e al governo federale di disegnare una strategia nazionale per il riciclo delle risorse. Attualmente i rifiuti, gestiti spesso da società private, sono legati a legislazioni statali e spesso a livello di contea, rendendo riciclo ed end-of-waste estremamente complessi in tutti i 50 stati dell’Unione.

L’emendamento sottolinea l’interesse dei rappresentanti a lavorare con l’Epa, l’agenzia americana per l’ambiente, a sviluppare una strategia di riciclaggio che “garantirà la stabilità a lungo termine per i programmi locali”. “Dopo aver appreso dei costi crescenti e delle sfide legate al mantenimento dei programmi di riciclaggio locali nel Michigan sudorientale, ho lavorato per attirare l’attenzione sulla crisi del riciclaggio che si sta verificando nelle comunità di tutto il paese”, ha dichiarato alla stampa la deputata democratica del Michigan, Haley Maria Stevens. 

“La National recycling strategy è una priorità assoluta al fine di rafforzare il riciclaggio nelle comunità di tutta l’America”, ha dichiarato Betty McCollum, presidente della sottocommissione per gli stanziamenti per gli affari interni, l’ambiente e le agenzie correlate. “È una follia ambientale ed economica riempire le discariche e gli inceneritori di materiali riciclabili a causa della confusione nel bidone: ogni famiglia, azienda, scuola e istituzione dovrebbe utilizzare un sistema standardizzato per eliminare la contaminazione e aumentare il riciclaggio efficace.”

 

 

Un rapporto allegato alla proposta legislativa chiede all’Epa di escogitare raccomandazioni per azioni volontarie che potrebbero “rafforzare e sostenere l’attuale sistema”, compresa l’implementazione di etichette standardizzate per il riciclaggio in tutto il paese. Il modello da adottare sarebbe quello della non profit Recycle Across America (Raa), conosciuto per lo sforzo di ridurre la contaminazione del riciclaggio. Secondo il sito web dell’organizzazione, le etichette Raa – che sono state adottate da vari marchi, scuole K-12 e dallo stato del Rhode Island – hanno dimostrato di contribuire ad aumentare i livelli di riciclaggio del 50-100% riducendo “significativamente” la quantità di rifiuti gettati erroneamente nei cassonetti.

Se le imprese iniziano a brillare la pubblica amministrazione tentenna, ma mostra segni di cambiamento. Dopo l’interessante conferenza del 15 agosto 2019 della Chamber Of Commerce Foundation, tenutosi a Washington, il prossimo grande appuntamento per tastare il polso dell’economia circolare americana sarà Circularity 20, ad Atlanta, Georgia, dal 18 al 20 maggio 2020. C’è da chiedersi se ci sarà più spazio al settore pubblico, oppure gli attori del cambiamento circolare saranno solo le imprese. Noi sicuramente ci saremo per raccontarvelo. 

 

Circularity 19, www.greenbiz.com/events/circularity/minneapolis/2019

Recycle Across America (Raa), www.recycleacrossamerica.org

Greenbiz Group – Circularity 19