Per rimediare alle conseguenze dovute all’approvvigionamento di tali risorse, ovvero prezzi elevati e volatilità, una possibilità è costituita dall’economia circolare, la cui adozione e pratica può disaccoppiare la crescita dalle esigenze in termini di risorse. Per esempio, rigenerare i prodotti, reinserire componenti funzionali e materiali riciclati nelle catene di valore appropriate, utilizzare efficientemente i cicli biologici, sono alcune delle azioni che potrebbero far diminuire in modo netto la fame di risorse non sfruttate, sostenendo al contempo la crescita economica, non solo in Cina ma in tutto il mondo. 

Il governo cinese ha accolto alcuni di questi concetti formalizzando già nel 2009 la prima legge per la promozione dell’economia circolare. Tra le prime nazioni al mondo ad agire in questo senso, la Cina ha abbracciato l’economia circolare e ha conseguito una serie di grandi successi su molti fronti. Tra i vari esempi le eco-città, gli eco-parchi e i cluster di fabbriche che praticano la simbiosi industriale avanzata. L’economia circolare però impone una collaborazione a livello globale tra i diversi componenti della catena di fornitura. La Cina deve comprendere qual è il suo ruolo in questa catena e capire come collaborare con gli altri attori della scena internazionale per far sì che i cambiamenti portino a una circolarità effettiva.

 

Per la Cina, il modello innovativo della crescita circolare può rappresentare un ottimo percorso di transizione per passare da un’economia basata sulla produttività a un’economia più incentrata sui servizi. Sebbene l’economia cinese sia nota principalmente per la produzione manifatturiera intensiva e non come solido motore economico fondato sui servizi, i servizi e le esigenze dell’economia circolare giocano a favore di alcuni dei punti di forza della Cina. Le aziende cinesi possono per esempio sfruttare la grande abilità manifatturiera e l’efficace ecosistema di fornitura locale per conquistare una posizione di leadership nel settore della rigenerazione e rimessa a nuovo. Ciò potrebbe a sua volta innescare cicli di pianificazione legati alla manutenzione e generare una domanda di servizi di logistica inversa efficaci. In secondo luogo, i prodotti concepiti per la circolarità implicano un’interazione più frequente con i clienti, maggiori possibilità di upselling e più opportunità di far sì che la manutenzione divenga il principale flusso di reddito derivante dai prodotti.

Considerata la posizione produttiva predominante a livello globale e la ricchezza di risorse naturali del paese, le aziende cinesi potrebbero stabilire gli standard di riciclo e impostare le future catene di fornitura globali con materiali riciclati e ricambi rigenerati. Con un successivo scatto di maturità, l’economia cinese potrebbe infine prendere le distanze da un sistema basato sulla produzione manifatturiera e sviluppare in modo ancora più solido l’economia dei servizi, trasformandola in uno dei principali promotori della crescita. L’economia circolare può agire come testa di ponte verso il mondo dei servizi. Poiché in realtà la richiesta di maggiori competenze da parte di questi servizi rispetto alla produzione manifatturiera tradizionale è solo marginale, la Cina potrebbe effettuare questo grande salto senza neanche impegnarsi massicciamente nella formazione: potrebbe essere sufficiente adattare in modo efficace l’infrastruttura e la forza lavoro esistenti ai nuovi obiettivi. 

Non sarebbe solo la Cina in quanto “fabbrica del mondo” a passare all’economia circolare, ma anche la Cina che dobbiamo considerare come “il più grande mercato del futuro”. Per esempio, i consumi in costante crescita (si stima che la quota di consumi privati del Pil passi da meno di un terzo del 2012 a oltre la metà nel 2030) potrebbero essere soddisfatti condividendo i beni o migliorando le prestazioni dei modelli di proprietà. Esistono alcuni esempi riusciti in questo senso, a livello globale, tra cui l’iniziativa Zipcar, con la quale i proprietari prestano le proprie vetture nei periodi di non utilizzo; il progetto prevede che gli utenti con richieste a breve termine possano pagare una piccola quota per il tempo di utilizzo necessario invece di dover gestire la proprietà del bene nel lungo periodo. Mentre le richieste dei consumatori crescono e si trasformano, c’è spazio per formare le preferenze e i tassi di adozione dei nuovi modelli di business, che possono essere molto più elevati che in altre economie. La molteplicità e variabilità dei livelli di reddito in tutta la Cina può agevolare la vendita di livelli diversi di prodotto, anche su mercati secondari. In questo senso, i prodotti rigenerati possono essere venduti parallelamente ai nuovi senza che la cannibalizzazione sia evidente, e potrebbero perfino contrastare l’estendersi del mercato della contraffazione nel paese.

Il contesto perfetto per una rapida transizione a un’economia circolare è dato anche dalla forte tendenza all’urbanizzazione e alla proliferazione delle città. Se adeguatamente progettate, queste città di nuova concezione potranno essere indicate come testimonianze concrete dei concetti chiave dell’economia circolare, perché offrono grandi vantaggi economici e sociali. La lunga storia che la Cina ha alle spalle ne dimostra l’indiscussa capacità di applicare decisioni politiche e infrastrutturali. Ecco perché questa nazione può essere il luogo ideale per quella rivoluzione delle risorse che ha inizio dall’economia circolare.